L’Africa sarà l’officina del mondo. Grazie ai cinesi - www.altreinfo.org

L’Africa sarà l’officina del mondo. Grazie ai cinesi

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L’Università di Harvard ha pubblicato un libro intitolato “La fabbrica mondiale del futuro. Come gli investimenti cinesi stanno cambiando l’Africa”.

Cioè i cinesi, dopo aver trasformato il proprio Paese negli ultimi 20 anni nella fabbrica del mondo, stanno trasferendo con successo l’esperienza da loro accumulata all’intero continente africano. Stanno cambiando il volto del mondo attuale. E in modo del tutto inaspettato. Dovremmo cominciare a pensare a come apparirà il mondo tra mezzo secolo tenendo in considerazione la conquista cinese dell’Africa.

Partiamo dai fatti. Secondo una ricerca pubblicata sul sito del Consiglio russo per gli affari internazionali dal 2009 la Cina è il principale partner commerciale dei Paesi africani. Il fatturato nel 2014 ha raggiunto i 220 miliardi di dollari, è sceso negli anni successivi alla crisi a 180 miliardi ma la Cina mantiene comunque il suo primato in Africa.

Primeggia anche nel campo degli investimenti e dei prestiti. In particolare secondo i dati relativi al 2017 ha concesso ai Paesi africani 100 miliardi superando di 50 volte i valori del 2010.

È evidente che solo una persona dotata di fervida immaginazione penserebbe che tali somme vengano prestate senza speranza di essere riscosse. In generale i cinesi non sborsano nemmeno uno yuan senza sperare in un guadagno (il che è buona cosa per partner come la Russia). E tutte le aziende africane di Pechino producono molto e generano profitto.

Vediamo le cifre della produzione (in vari Paesi africani): solo nell’ambito del progetto Fondo di sviluppo Cina-Africa nel 2017 sono stati prodotti 11000 camion, 300000 condizionatori, 540000 frigoriferi, 390000 televisori e 1,6 milioni di tonnellate di cemento per il mercato locale, cinese e di Paesi terzi.

Sono in fase di costruzione o già funzionanti (più del 40%) 100 zone industriali. Entro la fine del 2016 sono stati costruiti 5756 km di ferrovie, 4335 km di autostrade, 9 porti, 14 aeroporti, 34 centrali elettriche, 10 grandi e circa 1000 piccole centrali idroelettriche. Si tratta di progetti profittevoli.

Si ritiene che la Cina abbia superato anche gli USA per quota di aiuti forniti all’Africa (75 miliardi di dollari dall’inizio del millennio). Ma è forse beneficienza la creazione di intere strutture mediche e farmaceutiche e la formazione nei prossimi anni di 200000 esperti in loco e di 40000 in Cina? È un investimento necessario per la fusione della nuova e industriale Africa con l’economia cinese. Fino al trasferimento in Africa di una buona parte delle aziende cinesi nell’interezza o parzialità del loro ciclo produttivo.

In particolare il libro di Harvard parla proprio del futuro di questo processo e della sua direzione. Del fatto che l’Africa domani potrebbe diventare ciò che è stata la Cina fino a poco tempo fa, ovvero il luogo in cui si produce tutto il possibile per tutto il mondo.

Minatori in Sud Africa
Come ci sono riusciti? Il processo ha preso l’avvio negli anni ’60. La Cina al tempo era scossa dalla “rivoluzione culturale”, mentre l’Africa viveva ancora una prima fase di sperimentazione. Solo adesso i semi hanno dato i loro frutti. Poi è cominciata la conquista dell’Africa da parte del “capitalismo di stato”. Ma la Cina, secondo gli autori del libro, ha cambiato l’intero sistema diventando una società interamente capitalistica con un ruolo leader a livello imprenditoriale. Il segreto del successo in Africa è stato l’unione degli interessi privati al sostegno statale.

Infine vi è anche la questione ideologica. I media cinesi scrivono dell’Africa più di qualsiasi altro luogo al mondo e ricordano continuamente il principio di non ingerenza cinese negli affari interni degli altri Stati. Stiamo parlando di Paesi in cui le tribù si eliminano l’una con l’altra, in cui al potere vi sono colonnelli insigniti di ordini di dubbia autenticità. La Cina non insegna agli altri come vivere e lavora con qualsiasi autorità. Corruzione? I cinesi sanno come comportarsi in questi Paesi. E in tutto il mondo.

Ricordiamo com’era l’Africa solamente cent’anni fa. Il Belgio, il Portogallo, l’Inghilterra e la Francia hanno conquistato enormi porzioni del Continente nero. Oggi sono rimaste solo le loro lingue e per il resto il loro ricordo è sostituito dalla presenza dei cinesi.

Il crollo del colonialismo è una lunga storia nella quale si sono fuse una semplice logica economica (quella dell’ingordigia e del saccheggio) e l’ideologia lasciata ai colonizzatori dello “sviluppo dei selvaggi” che presupponeva il materialismo.

Le società africane non divennero occidentali, non cominciarono a svilupparsi come ci si aspettava che facessero. Il sistema occidentale fu incapace in questo e fallì a livello globale non solo in Africa.

L’URSS ha fatto qualcosa di simile nel continente: tentò di crearvi una società “contrapposta”, una democrazia nazionale o un socialismo. Ma con il medesimo risultato. La Cina, invece, non sta tentando di mutare l’essenza delle persone ma accetta gli africani per come sono.

Quindi come potrebbe apparire il mondo fra 50 o 100 anni? Oggi lo scontro tra civiltà si infiamma soprattutto sulla violenta ideologia jihadista che ha contaminato il Medio Oriente e non solo. E i problemi non sono che all’inizio. Ma i pessimisti poco tempo fa solevano dire: quello che succede in Medio Oriente è niente, aspettate il momento in cui si risveglierà l’Africa. Povertà estrema, persone incattivite e ben armate, malattie spaventose: per fortuna che tutto ciò è limitato al continente per ora.

Ma se l’Africa cominciasse a fabbricare prodotti complessi e formasse ingegneri ed esperti, medici e studiosi (e questo grazie alla Cina), chi primeggerà a livello morale e non solo nel mondo di domani? Cosa ci resta da fare: invidiare e basta?

 

Fonte: https://it.sputniknews.com

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