L’Università di Harvard ha pubblicato un libro intitolato “La fabbrica mondiale del futuro. Come gli investimenti cinesi stanno cambiando l’Africa”.
Cioè i cinesi, dopo aver trasformato il proprio Paese negli ultimi 20 anni nella fabbrica del mondo, stanno trasferendo con successo l’esperienza da loro accumulata all’intero continente africano. Stanno cambiando il volto del mondo attuale. E in modo del tutto inaspettato. Dovremmo cominciare a pensare a come apparirà il mondo tra mezzo secolo tenendo in considerazione la conquista cinese dell’Africa.
Primeggia anche nel campo degli investimenti e dei prestiti. In particolare secondo i dati relativi al 2017 ha concesso ai Paesi africani 100 miliardi superando di 50 volte i valori del 2010.
È evidente che solo una persona dotata di fervida immaginazione penserebbe che tali somme vengano prestate senza speranza di essere riscosse. In generale i cinesi non sborsano nemmeno uno yuan senza sperare in un guadagno (il che è buona cosa per partner come la Russia). E tutte le aziende africane di Pechino producono molto e generano profitto.
Sono in fase di costruzione o già funzionanti (più del 40%) 100 zone industriali. Entro la fine del 2016 sono stati costruiti 5756 km di ferrovie, 4335 km di autostrade, 9 porti, 14 aeroporti, 34 centrali elettriche, 10 grandi e circa 1000 piccole centrali idroelettriche. Si tratta di progetti profittevoli.
In particolare il libro di Harvard parla proprio del futuro di questo processo e della sua direzione. Del fatto che l’Africa domani potrebbe diventare ciò che è stata la Cina fino a poco tempo fa, ovvero il luogo in cui si produce tutto il possibile per tutto il mondo.

Infine vi è anche la questione ideologica. I media cinesi scrivono dell’Africa più di qualsiasi altro luogo al mondo e ricordano continuamente il principio di non ingerenza cinese negli affari interni degli altri Stati. Stiamo parlando di Paesi in cui le tribù si eliminano l’una con l’altra, in cui al potere vi sono colonnelli insigniti di ordini di dubbia autenticità. La Cina non insegna agli altri come vivere e lavora con qualsiasi autorità. Corruzione? I cinesi sanno come comportarsi in questi Paesi. E in tutto il mondo.
Il crollo del colonialismo è una lunga storia nella quale si sono fuse una semplice logica economica (quella dell’ingordigia e del saccheggio) e l’ideologia lasciata ai colonizzatori dello “sviluppo dei selvaggi” che presupponeva il materialismo.
Le società africane non divennero occidentali, non cominciarono a svilupparsi come ci si aspettava che facessero. Il sistema occidentale fu incapace in questo e fallì a livello globale non solo in Africa.
L’URSS ha fatto qualcosa di simile nel continente: tentò di crearvi una società “contrapposta”, una democrazia nazionale o un socialismo. Ma con il medesimo risultato. La Cina, invece, non sta tentando di mutare l’essenza delle persone ma accetta gli africani per come sono.
Ma se l’Africa cominciasse a fabbricare prodotti complessi e formasse ingegneri ed esperti, medici e studiosi (e questo grazie alla Cina), chi primeggerà a livello morale e non solo nel mondo di domani? Cosa ci resta da fare: invidiare e basta?
Fonte: https://it.sputniknews.com
***