Ma la Turchia, cosa vuole avere dalla Siria?
La Turchia entra a pieno titolo in questa disputa per il controllo della Siria o di una parte del suo territorio. Il suo rapporto con l’ISIS è ben definito: acquista il petrolio prodotto nei pozzi controllati dall’ISIS, offre aiuti militari, recluta combattenti, cura i feriti, addestra i jihadisti. Erdogan non potrebbe essere più chiaro di così. Tutti sanno da che parte sta.
Una crisi di nervi
Da quando i russi sono intervenuti fermamente a sostegno di Assad, i turchi hanno dato segni di contrarietà e impazienza. Hanno accusato i russi di violare il loro spazio aereo, hanno rafforzato i contingenti militari al confine con la Siria, hanno fatto alzare in volo i propri aerei nel mentre i russi erano in missione. Insomma, hanno alzato la voce, cercando il confronto e rischiando lo scontro. Il gioco dei turchi è apparso un po’ pericoloso e nevrotico. La posta in palio sembra molto importante e avranno quindi dei buoni motivi per comportarsi in questo modo, ma quali?
L’impero ottomano
Innanzitutto dobbiamo ricordare che i turchi furono a capo di un grande impero, durato più di 500 anni, smembrato dopo la prima guerra mondiale. Al suo apogeo, sotto il regno di Solimano il Magnifico, era uno dei più potenti Stati del mondo, un impero multietnico, multiculturale e plurilingue. Il nazionalismo turco e le ambizioni regionali dei turchi sono sempre stati ben presenti nella politica e nel sentire comune della popolazione. I territori siriani sono appartenuti per secoli ai turchi e loro li sentono, a torto o a ragione, ancora propri.
Il fabbisogno energetico della Turchia
La Turchia è circondata da paesi ricchi di gas naturale e petrolio. Purtroppo il loro territorio è privo di queste risorse, e ciò ne limita le ambizioni e le possibilità di sviluppo. Hanno miniere di carbone, con cui però riescono a soddisfare soltanto una parte del proprio fabbisogno. Per il resto, dipendono fortemente dal gas russo e da quello iraniano. Avere i territori siriani, ricchissimi di gas naturale, rappresenterebbe una soluzione ai propri problemi energetici, ma non solo, significherebbe anche controllare le vie di passaggio dei gasdotti e degli oleodotti che portano l’energia in Europa. La Turchia assumerebbe quindi una notevole importanza strategica, in linea con le sue ambizioni. Non dimentichiamo poi che i turchi sono 73 milioni e la loro popolazione aumenta ogni anno del 2%. Si tratta quindi di un paese potenzialmente molto importante.
Come andrà a finire?
La Turchia non ha mai fatto mistero di voler annettersi una parte della Siria. Almeno in questo sono sempre stati coerenti. Hanno anche chiesto l’intervento della NATO, sulla falsariga di quello effettuato in Libia. Qui però c’è di mezzo la Russia e la sua stessa sopravvivenza.
Non sappiamo come andrà a finire.
Qualcuno dovrà mollare la corda ma, almeno per ora, nessuno è disposto a farlo. Tutto questo fa pensare a una terza guerra mondiale, non tra terroristi e resto del mondo o tra religioni, come vogliono farci credere, ma una guerra tra grandi potenze. La posta in palio è molto grande, molto più di quanto pensiamo.