La sindaca Raggi sospettata di antisemitismo, si raccoglie in preghiera davanti al nuovo dio. Giorgio Lunardi - www.altreinfo.org

La sindaca Raggi sospettata di antisemitismo, si raccoglie in preghiera davanti al nuovo dio. Giorgio Lunardi

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Ad agosto 2017 la Sindaca Raggi ha approvato una delibera comunale che autorizzava ad intestare una piccola piazza di Roma a Yasser Arafat. Vi ricordate di lui? Era quell’ometto un po’ buffo che per tanti anni ha cercato di costituire lo stato palestinese, senza mai riuscirci, quello che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace insieme ad un israeliano, Yitzhak Rabin si chiamava quest’ultimo.

Avete presente chi era Arafat allora? Ecco, nella stessa delibera la Sindaca, per controbilanciare, autorizzava ad intestare una strada al Rabbino Elio Toaff. E questo sapete chi era, vero? Eh già, questo sicuramente lo conoscete. E’ stato uno degli uomini più importanti che abbia avuto l’Italia. Non potete non conoscerlo.

Ebbene, alla Sindaca la decisione era sembrata abbastanza equa, una piazza a un palestinese ed un’altra ad un ebreo, rabbino per giunta. La comunità ebraica di Roma però non ha gradito. Anzi, hanno scritto un paio di lettere, di quelle che fanno venire i brividi a chiunque, per mettere nero su bianco che quella piazza non si poteva intestare ad Arafat. Né quella né nessun’altra. E si sono anche offesi, perché la Sindaca ha avuto il coraggio di mettere insieme, nella stessa delibera, il nome di Yasser Arafat con quello di Elio Toaff. Un’eresia.

Lo scambio di battute tra la Sindaca e il portavoce della Comunità ebraica ce lo immaginiamo così:

“Arafat era un terrorista!” Chiosa il portavoce della comunità ebraica di Roma… “Ma gli hanno dato il Premio Nobel per la Pace..” Prova a rispondere la Raggi. “E che c’entra, quello è un premio che gli hanno dato così, tanto per darglielo, non se lo meritava! Era comunque un terrorista!” Ribatte il portavoce. “Non si può fare una cosa del genere, E’ un’ingiuria”. “Ma, ma, ma non è vero… Non era un terrorista…” Balbetta la Raggi. “Come osa contraddirci! Arafat era il padre dei terroristi! Era un assassino. E poi, come si è permessa di mischiare nella stessa delibera il nome di Arafat con quello del Rabbino Toaff? Cose da pazzi… Questo è un oltraggio al grande Rabbino, persona di cultura e di pace. Piazza Toaff va bene, ma di Piazza Arafat non se ne parla nemmeno….”. La Sindaca ci pensa qualche secondo, dopodiché farfuglia “OK, vabbé, scusate il disguido, mi dispiace tanto…, non pensavo…, ora congelo la delibera e poi si vede come fare. Mi direte voi quale piazza volete per il Rabbino…”. “Congeli, congeli, e spero sia l’ultima volta che ci provoca con questi atteggiamenti razzisti e antisemiti”. Un brivido lungo la schiena della Raggi e fine conversazione.

Chissà se è andata proprio così. Fatto sta che la delibera è stata bloccata. Non se ne parla più.

Ma c’è dell’altro. Non è la prima volta che Virginia Raggi assume questi atteggiamenti al limite dell’incitamento all’odio razziale, con l’aggravante dell’antisemitismo. Vediamo i precedenti.

Ogni anno a settembre, la comunità ebraica di Roma promuove e organizza il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica. Potete immaginare che a questo importante evento ci vanno tutti quelli che a Roma contano o vogliono contare. Eh già. Ancora un po’ e chiedono di firmare il foglio presenze, come quando si partecipa ad una lezione all’Università o ad un Corso di Formazione. In un modo o nell’altro, si tratta di un Festival che riscuote sempre un grande successo di pubblico. Ma… udite udite… sono due anni che il Comune di Roma non lo sponsorizza più. Esattamente da quando Virginia Raggi è diventata sindaco. Partecipa da un punto di vista organizzativo, ma non sgancia nemmeno un euro.

E perché?  Vi chiederete. Pensate  un po’ cosa hanno detto in quel di Roma: “Non avete raggiunto il punteggio minimo per accedere al finanziamento!” Il bando, c’era un bando! E il Festival non ha raggiunto il punteggio minimo previsto dal bando! Ma come, ha detto il portavoce. L’unico festival di cultura ebraica che si tiene in Italia e tu non gli dai i finanziamenti? Ma di quale bando parlate, cosa volete voi. E poi sentite un po’ questa… “la Sindaca, al Festival, non è nemmeno andata”.

Come se non bastasse, il 16 ottobre la sindaca non è andata alla commemorazione del rastrellamento fatto circa settant’anni fa nel ghetto di Roma. Si, avete capito bene, quella sbadata non è andata alla commemorazione. E’ andata ad Amatrice, a parlare col suo omonimo. S’è presa mezza giornata di libertà, in famiglia. Ma sta scherzando, non esistono impegni più importanti di questa commemorazione. Roba da matti.

Questo incomincia a puzzare di antisemitismo, di odio razziale…, anzi… di incitamento all’odio razziale!

Ma quante ne combina la Raggi. Ce ne sarebbe già abbastanza per processarla, ma non basta. Settimio Piattelli, uno degli ultimi testimoni della Shoah, sopravvissuto al lager, membro della comunità ebraica della Capitale, è morto recentemente, all’età di 95 anni. E sapete cosa ha fatto la Raggi? NON HA MANDATO NESSUN OMAGGIO AL SUO FUNERALE.  E come se non bastasse, ha mandato le condoglianze con due giorni di ritardo e per giunta alla persona sbagliata. Caspita, questa è gravissima. Mandare le condoglianze alla famiglia di uno che è ancora vivo… Insomma…

Ma la Sindaca è una persona tenace. Lei a novembre 2016 è andata ad Auschwitz con 136 studenti di Roma e si è fatta fotografare col fazzolettino in mano. Eh sì, quando ci vuole ci vuole.

Quest’anno poi, dopo i fattacci di Roma, ricordate no? Si, si, quei tifosi scellerati della Lazio che hanno messo la maglietta della Roma ad Anna Frank. Ma non lo sapevano quelli lì? Potevano mettergliela a San Antonio, a San Gennaro, persino all’Arcangelo Gabriele o a Gesù Cristo, ma non ad Anna Frank. Che errori…. Adesso hanno una denuncia per “istigazione all’odio razziale”. Eh già, con Anna Frank non si scherza.

Ecco che la Sindaca, giusto per far capire alla Comunità Ebraica di Roma da che parte sta, ha deciso di tornare ad Auschwitz ancora una volta, portandosi dietro due giocatori della Lazio e un centinaio di studenti romani. Una preghierina ad Auschwitz, al dio della Shoah, al suo dio o non so a chi, sa soltanto lei, e via. Ritorno a Roma e i dubbi sono fugati. Certo però che bisognerebbe fare atti di fede ogni giorno, non soltanto una volta all’anno, cara Sindaca. Troppo facile pensare di cavarsela con un viaggetto di tre giorni pagato dal Comune per giunta.

La teniamo d’occhio, Sindaca. Non mi risulta che lei sia stata allo Yad Vashem, e nemmeno al Muro del Pianto… Insomma, cerchiamo di essere un po’ più partecipi, va bene? Roma ha questi grandi problemi da risolvere e la sua presenza è fondamentale. Si faccia onore Sindaca!

 

di Giorgio Lunardi

Fonti:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/08/07/news

http://www.ilgiornale.it/news/cronache

http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/11/07/news

http://www.ilmessaggero.it/roma

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