Il potere ha sempre bisogno di un braccio armato per imporsi al popolo. Non può tollerare il dissenso e la ribellione. Deve anticiparli entrambi, soffocarli sul nascere, reprimerli prima che si diffondano. Un tempo era piuttosto facile, di solito bastava la forza bruta per risolvere la questione.
Colpirne uno per educarne cento, si diceva.
Il Nazismo e il Fascismo non andavano per il sottile. E qui da noi, per chi non era convinto, c’era sempre l’olio di ricino.
Ricordo sempre questa breve storia che mi ha raccontato un anziano del posto.
Era tarda sera e nel bar c’era ormai poca gente. Un compaesano, un po’ alticcio, gettò con disprezzo un bicchiere di vino sul ritratto del Duce. L’avesse mai fatto. E’ stato denunciato, processato e condannato. Un anno a Gaeta, nonostante avesse moglie e figli. E chi fu l’infame che lo denunciò? Suo fratello.
Così si reprimeva il dissenso negli anni trenta. Ma questa è una storia vecchia.
La repressione nelle democrazie totalitarie
Oggi viviamo in una democrazia. Ci riempiamo tutti la bocca con questa splendida parola: “Democrazia”. Alcuni vogliono addirittura esportarla (o imporla) in tutto il mondo.
E’ una falsa democrazia, lo sappiamo.
Ma comunque non può applicare la forza bruta, come fecero i regimi del passato. Niente manganelli o getti d’acqua fredda per disperdere la folla (con qualche eccezione…), niente olio di ricino. Il regime non può gettare la maschera. Perderebbe la faccia. Non può reprimere il dissenso con la forza, non può calpestare i diritti di coloro che non si piegano ai suoi voleri. Deve utilizzare altri strumenti, meno aggressivi, più sofisticati.
E quali sono questi strumenti?
La legge Modigliani Mancino
Il 25 giugno 1993 veniva approvata la Legge 205, nota come Legge Mancino. In realtà, la legge porta il nome di Nicola Mancino ma la sua stesura definitiva si deve al fondamentale contributo dell’allora Deputato Enrico Modigliani (Partito Repubblicano Italiano). E chi è Enrico Modigliani? Beh, è un esponente di primo piano della comunità ebraica di Roma, nipote di Franco Modigliani – Premio Nobel per l’Economia – persona di grande cultura, ex deputato della Repubblica, oggi molto attivo nel portare nelle scuole le testimonianze della Shoah.
All’epoca nessuno si preoccupò degli effetti liberticidi di questa legge, perché migranti e clandestini non esistevano ancora, perché in Italia vige e vigeva la libertà religiosa, perché gli italiani avevano visto i neri soltanto nei film o per turismo. E quindi la legge rimase nei cassetti dei magistrati per due decenni. E’ stata rispolverata in grande stile proprio in questi anni. Ora i reati introdotti dalla legge Modigliani-Mancino, in particolare il reato di “Istigazione all’odio razziale” sono tra i più diffusi in assoluto, materia di ordinaria e quotidiana amministrazione nei Tribunali italiani. Il reato di istigazione all’odio razziale è uno dei più gettonati.
Diciamo che Enrico Modigliani e Nicola Mancino hanno visto lontano, molto lontano. Loro sapevano dove stavamo andando, con vent’anni di anticipo. E quindi, grazie alla loro lungimiranza, hanno fatto le leggi giuste ben prima che ce ne fosse bisogno. Ma che bravi!
Come soffocare il dissenso
Non volete l’immigrazione selvaggia? Sarete tacciati di razzismo dalla stampa collusa col regime. E poi qualche bravo Pubblico Ministero analizzerà le vostre parole, le soppeserà e deciderà se iscrivervi nel registro degli indagati per il reato di istigazione all’odio razziale, in applicazione della magistrale legge Mancino.
Vi prendete a pugni con un nero, magari per futili motivi? Sarete indagati per istigazione all’odio razziale. Il nero ve le ha date di santa ragione? Poco importa. Insultate un magrebino e vi ricoprite a vicenda di insulti? Ebbene, voi sarete indagati per istigazione all’odio razziale. Lui no.
Mettete la maglietta della Roma a Cristo, al Papa o alla Vergine Maria offendendo la sensibilità di qualche miliardo di Cristiani? Nessun problema, c’è libertà di espressione. La mettete addosso a Pelé, Maradona, Ibrahimovic o Giuseppe Verdi? Nessun problema, c’è libertà di pensiero. Mettete la stessa identica maglietta ad Anna Frank? Sarete indagati e, con ogni probabilità, anche processati e condannati per istigazione all’odio razziale. E sarete nei guai, perché qui c’è l’aggravante dell’antisemitismo e interverrà con inusitata violenza la gogna mediatica. Perché odio razziale? Nessun giurista ve lo potrà mai spiegare il perché. E’ così e basta.
Il reato di istigazione all’odio razziale è il reato più usato dal regime per sottomettere e zittire le popolazioni autoctone europee, per intimidirle, per reprimere il dissenso e le opinioni contrarie ai diktat dell’elite.
Facciamo ancora un esempio. Un bianco e un nero litigano. Il bianco insulta il nero. Il nero fa altrettanto. Si tratta di offese personali. Di solito finisce tutto qui, a meno che i due non vogliano querelarsi. Ma non per la legge italiana. Il reato di istigazione all’odio razziale viene perseguito d’ufficio anche in assenza di una querela di parte. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che un solerte Pubblico Ministero, su segnalazione di carabinieri o altri, iscriveranno il bianco nel registro degli indagati per il reato di istigazione all’odio razziale. Ma il nero no. Solo il bianco. Perché solo il bianco? Nessuno lo sa.
Cosa vuol dire essere iscritti nel registro degli indagati
Essere iscritto nel registro degli indagati significa doversi nominare un avvocato che ti difenda, andare in Tribunale a parlare con un Pubblico Ministero. E se il GIP cede alle pressioni del Pubblico Ministero, significa anche affrontare un processo, con tutto quello che ciò comporta. Per paura di dissanguarsi per le spese, la maggior parte delle persone accusate di istigazione all’odio razziale patteggia la pena, riconoscendo la propria colpevolezza, anche se inesistente e indimostrabile. In questo modo se la cavano con 2-3 mila euro di spesa e si lasciano il tutto alle spalle.
La magistratura è uno strumento a disposizione del regime per reprimere il dissenso. Ma la magistratura ha bisogno di leggi perché altrimenti non può intervenire. In questo caso ci hanno pensato Nicola Mancino ed Enrico Modigliani, con vent’anni di anticipo, a scrivere una legge ad hoc. E tutto questo senza definire nemmeno i concetti di razza o etnia o antisemitismo. Eh già, l’ambiguità dà maggiori poteri al giudice che così può intervenire anche nei casi più innocui e risibili.
Anche questo fa parte del gioco.
di Paolo Germani
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