Una legge approvata nel novembre del 2012 prevede che tutte le organizzazioni non governative con scopi politici che operano in Russia devono registrarsi e dichiarare la provenienza dei loro finanziamenti. La nuova legge dovrebbe impedire, negli anni a venire, l’intromissione nella politica interna russa degli stati esteri. Alle Ong con fini politici che ricevono sovvenzioni da altri Paesi è infatti richiesto di registrarsi come “agenti esteri” e sottoporsi a rigorosi controlli sulle attività e sulla contabilità.
L’intento politico alla base di questo nuovo ordinamento è chiaro. Molte Ong russe ricevono finanziamenti dall’estero. Gli interessati dalla normativa, però, si dichiarano indignati. Finora nessuna organizzazione si è registrata come agente estero. Nel marzo 2013 le autorità hanno iniziato a svolgere i loro controlli e il procuratore ha fatto visita, oltre che alle Ong russe, anche alla fondazione Konrad Adenauer a San Pietroburgo vicino alla CDU di Angela Merkel e alla fondazione Friedrich Ebert (SPD) di Mosca.
L’acceso dibattito sul ruolo delle organizzazioni umanitarie straniere in Russia non è certo una novità. Queste non farebbero altro che il bene, si preoccuperebbero dei bambini in difficoltà, porterebbero avanti la battaglia contro l’AIDS e salvaguarderebbero la natura. Sono una sorta di missionari. Allo stesso tempo illustrano l’economia sociale di mercato, si battono per la libertà di stampa, e aiutano a trasformare la democrazia “guidata” di Putin in una società civile di stampo occidentale. L’Occidente come progetto universale, da realizzare ovunque e comunque. Una battaglia per vincere la quale vengono stanziati miliardi dollari ogni anno.
Gli USA finanziano da tempo, con chiari fini strategic, ong russe come Golos, che nel corso delle elezioni del 2011 e del 2012 ha mobilitato osservatori elettorali e diffuso una serie di notizie fasulle. Golos non agisce da sola. Centinaia di Ong organizzano seminari sulla disobbedienza civile o le tecniche di comunicazione alternativa per gli oppositori. Washington sostiene azioni legali reali o presunte. Sono queste le ragioni che hanno spinto il governo russo ad approvare la legge sulla registrazione delle organizzazioni umanitarie sponsorizzati dai paesi esteri.
La normativa interessa anche Memorial, la più importante ong russa, che riceve gran parte delle donazioni dall’estero, dalla fondazione Heinrich Boll, o da quella del miliardario americano George Soros. L’associazione fu fondata nel 1989 dal dissidente e premio Nobel per la pace Andrej Sacharov, allo scopo di restaurare la memoria delle vittime della repressione sovieica. Da allora, però sotto questa insegna imperversano diversi gruppi che agiscono in nome dei diritti umani, circostanza che ha spinto il ministero della Giustizia a cercare di sciopgliere del tutto l’organizzazione. Le autorità persero la causa davanti alla corte costituzionale russa, e adesso Memorial cerca di trovare più finanziamenti in patria.
Vladimir Putin ha ripetuto più volte la necessità di una forma di restrizione. Si tratta di introdurre una norma che altrove costituisce la normalità. La scelta rigida è derivata dall’intromissione dei paesi esteri nelle elezioni russe del 2011 e del 2012 dei paesi esteri attraverso queste pseudo ong. “L’indignazione morale” dei paesi occidentali che ne è seguita è la prova del doppio standard che caratterizza le valutazioni dell’Occidente. “Negli Stati Uniti una legge simile è in vigore già dal 1938. Immagino che il governo di Washington conosca i motivi per cui è stata introdotta”.
Il Foreign Agents Registration Act (FARA), al quale si riferisce Putin, fu emanato per difendersi dagli infiltrati nazionalsocialisti. Risale a molto tempo fa, ma viene ancora attuato ed è rivolto contro ogni “intrigo antiamericaro” e contro l’infiltrazione di forze e servizi segreti esteri. Il Dipartimento della Difesa americano descrive la norma in questi termini: “La legge prevede che ogni persona fisica o organizzazione che agisce per conto di un committente straniero debba essere registrata e dichiarare per chi lavora”. Tra i “committenti stranieri” il FARA annovera “governi, partiti politici, persone fisiche o organizzazioni esterne agli Stati Uniti e qualsiasi tipo di impresa che risponda alle leggi di un altro stato”.
Il 1° ottobre 2012 è stata chiusa la sede dello USAID a seguito di una comunicazione fatta da Lavrov all’allora segretario di Stato Hillary Clinton. Da anni Washington sfrutta lo USAID (United States Agency for International Development), strumento particolare di aiuto allo sviluppo per intromettersi nella politica interna russa.
La decisione di Putin mette fine all’attività in Russia di una delle agenzie governative americane che persegue più efficacemente gli interessi d’oltreoceano. Fu fondata nel 1961 dal governo statunitense per promuovere “democrazia, diritti umani e sanità pubblica” nel mondo.
L’USAID è attiva in oltre cento paesi e in passato ha collaborato con i servizi segrete americani. Una ragione possibile per questa sua fine improvvisa, riferisce il New Yor Times, sarebbe “la storia stessa dell’agenzia, che nel corso della Guerra Fredda fungeva da copertura per lo spionaggio americano. Il suo ruolo è ancora fresco nella memoria dei rappresentanti esteri, molti dei quali non hanno ancora messo da parte del tutto la loro diffidenza”.
A partire dal 1992, l’USAID ha investito 2,7 miliardi di dollari per progetti in Russia. Negli anni passati quel danaro è servito a rimpinguare, ben più che le casse della sanità pubblica, quelle di oltre cinquanta ong “che si impegano a favore della democrazia, dei diritti umani e di una più stabile società civile” affermava Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato americano, il 18 settembre 2012, nel corso di una conferenza stampa dell’USAID. Premette che il lavoro andrà avanti con altri mezzi. “Certo, l’USAID non è più presente fisicamente in Russia, ma continueremo a promuovere la democrazia, i diritti umani e lo sviluppo della società civile russa”. Infine il Dipartimento di Stato comunica i nomi degli eredi dell’agenzia: Il National Democratic Institute (NDI), l’International Republican Institute (IRI) e il National Endowment for Democracy (NED).
L’annuncio segna la continuazione della lotta politica con mezzi simili. I nuovi istituti infatti sono vecchie conoscenze che da anni operano all’estero e sono finanziati dal Dipartimento di Stato e dall’USAID. Tutti hanno come obiettivo la diffusione dei valori democratici e dei diritti umani. Ai verti troviamo persone come Madeleine Albright ex segretario di Stato, o l’ex comandante della NATO Wesley Clark, o l’ex capo della CIA James Woosley.
Uno dei padri della NED, fondata nel 1983 sotto la presidenza di Ronald Reagan, fu Allen Weintein professore della Georgetown University, che descrisse in modo chiaro e conciso lo scopo dell’organizzazione in una intervista al Washington Post nel 1991: “Molto di quello che facciamo oggi, fino a 25 anni fa veniva fatto di nascosto dalla CIA”.
L’espulsione dell’USAID dalla Russia ha provocato un forte risentimento in Angela Merkel che ha criticato apertamente l’operato del presidente russo. Putin, senza giri di parole, accusa la cancelliera di esacerbare un clima anti russo.
Tratto da: maurizioblondet.it
“Putin: ora parlo io” di Hubert Seipel, edizioni Piemme
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