Il traffico di organi in Italia, Brasile e Palestina ha un comune denominatore: la partecipazione di ex funzionari israeliani presi con le mani nel sacco. Tuttavia, Israele non ha ancora pagato per le sue colpe e non c’è giustizia per un numero imprecisato di famiglie che hanno perso i loro figli.
L’Italia è il paese in cui la domanda e la fornitura di organi umani si muovono nell’ombra da molti decenni. E questo, grazie all’impunità che copre le attività sioniste, illegali e criminali, protette dai membri dei servizi di intelligence militare di Tel Aviv.
Il commercio di organi umani è anche protetto dai vertici della casta politica italiana. Sarà una coincidenza, ma proprio in Italia, secondo i rapporti del Ministero degli Interni, dalla fine degli anni ’80 ad oggi il numero di bambini scomparsi (compresi quelli italiani) e mai ritrovati, è in crescita esponenziale.
A Roma, all’aeroporto di Fiumicino, il 6 giugno 2013, la polizia ha arrestato Tauber Gedalya, un ex alto comandante del Tsahal (le Forze di Difesa Israeliane), ricercato con codice rosso dall’Interpol.
Il boia non era in Italia per vacanze, ma per affari, o piuttosto per cacciare carne fresca, poiché in Italia è attiva una rete di approvvigionamento umano che si trova soprattutto nei centri di accoglienza per i migranti minori non accompagnati, veri “campi di concentramento 2.0” che sono sotto la direzione del Viminale.
Nessuna forza politica in Italia, dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi all’ex ministro degli Interni Alfano, dalle forze della presunta opposizione, dal M5S a Salvini, ha mai presentato in tutti questi anni nemmeno un atto parlamentare a questo proposito. Perché il parlamento italiano non avvia un’inchiesta per aprire il vaso di Pandora? E, soprattutto, perché gli italiani non scendono in piazza per fermare questo massacro?
Uno degli ultimi rapporti del Ministero delle Politiche Sociali parla della scomparsa nei primi 5 mesi del 2016 di 5.241 bambini, definiti “irreperibili”, ma che nessuna autorità italiana sta in realtà cercando. Nel 2015, secondo i dati ufficiali e istituzionali, in Italia sono scomparsi più di 12.000 bambini.
Il suddetto criminale israeliano Tauber Gedalya è stato arrestato per caso, grazie all’intuizione di un ufficiale di polizia italiano, Antonio Del Greco, che ha notato qualcosa di sospetto nel suo passaporto. Uno sguardo nervoso del passeggero del volo Boston-Roma, seguito da un controllo online e dalla risposta immediata. L’uomo di 77 anni si nascondeva dal 2010 ed era ricercato dalla polizia di tutto il mondo a seuito di un mandato di cattura internazionale emesso dallo stato brasiliano di Pernambuco.
Il “signore degli organi” ha istituito questa organizzazione criminale oltre 10 anni fa nelle regioni nordorientali del Brasile, sfruttando la grave situazione sociale di quei luoghi, ed ha organizzato l’asportazione di organi umani appartenenti ad almeno 19 cittadini brasiliani.
La metodologia era molto semplice. Una volta identificato l’obiettivo, si faceva una proposta in contanti, tra $ 6.000 e $ 12.000. Sucessivamente si sottoponevano le persone a dei test clinici e cure mediche. Una volta firmato il contratto, si portava la persona in aereo in Sud Africa, dove con la complicità di alcune cliniche e medici, si portava a termine il lavoro di estrazione dei reni.
Anche Rabbi Levy-Izhak Rosenbaum, residente a New York, è stato arrestato nel 2009 con l’accusa di traffico di organi umani. Nel 2012 è stato poi condannato a soli 2 anni e mezzo di carcere per quel reato.
Un’indagine giornalistica evidenzia che gli israeliani sono i principali protagonisti mondiali nel traffico internazionale di organi. Il quotidiano americano The New York Times ha pubblicato un rapporto – nell’agosto 2014 – che documenta che gli intermediari nella vendita di organi in Israele hanno tratto enormi profitti da questo commercio.
Sulla questione delle asportazioni non autorizzate di organi in Israele, ha investigato anche il Federal Bureau of Investigation (FBI) statunitense per quasi 10 anni. In questo caso, le vittme non sono soltanto i palestinesi.
Dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino al 1992, quando l’allora Ministro della Salute di Israele, Ehud Olmert, lanciò una campagna per cercare di risolvere il problema dell’insufficienza di organi, istitutendo il registro dei donatori di organi. Da quel momento in poi è iniziata la sparizione di giovani palestinesi da diversi villaggi e città della Cisgiordania e di Gaza. L’esercito israeliano li restituiva senza vita e con i loro corpi aperti.
Per molti anni, dal 2001 ad oggi, ci sono state molte accuse contro il patologo israeliano, Yehuda Hiss, sospettato di furto d’organi. Hiss è stato direttore dell’istituto forense Abu Kabir a Tel Aviv. La scoperta della presenza di organi umani conservati illegalmente in detto istituto ha portato il membro della Knesset, Anat Mayor, presidente della commissione scientifica del parlamento, a chiedere l’immediata sospensione del direttore, il professor Yehuda Hiss. Le autorità sono state messe in allerta per questa sospetta condotta di Hiss dal 1998, ma fino al 2001 non hanno aperto alcuna indagine nei suoi confronti.
Nel 2001 un’indagine del Ministero della Sanità israeliano ha rilevato che Hiss è stato coinvolto per molti anni nella rimozione di organi nei bambini, come gambe, ovaie e testicoli senza l’approvazione dei genitori. E poi ha partecipato alla vendita di questi organi nelle scuole di medicina, dove venivano utilizzati per corsi di ricerca e universitari.
Hiss, che fu nominato capo della Patologia nel 1998, non fu mai accusato di tali crimini, ma nel 2004 fu costretto a lasciare l’obitorio nazionale, dopo molti anni di proteste. Tuttavia, è rimasto a capo della Patologia e, in pochi anni, è tornato ad assumere la direzione dell’Istituto forense, nonostante nel 2009 fosse nuovamente accusato di aver collaborato all’estrazione di organi di martiri palestinesi – che avevano partecipato a operazioni militari contro Israele-, per venderli negli ospedali israeliani.
di Alessandro Pagani
Fonte: http://www.voltairenet.org/article200523.html
Traduzione: www.altreinfo.org