In Pakistan non ci sono conflitti in essere. Non è una zona di guerra. E’ vero però che certe zone sono in preda al subbuglio jihadista, spesso attizzato dai soliti noti. Nulla di che, si tratta del solito subbuglio presente nella maggior parte dei paesi islamici, in cui vivono oltre due miliardi di persone.
Quindi cosa facciamo con i migranti che arrivano da quel paese, li accogliamo tutti perché provengono da zone in subbuglio oppure li rimandiamo a casa perché non provengono da zone di guerra?
I magistrati, tenendo conto delle raccomandazioni e delle linee guida internazionale, hanno finora rifiutato l’accoglienza sine die ai migranti irregolari provenienti dal Pakistan. Accogliere anche questi sembrava osare troppo.
Ci ha pensato quindi la Corte di Cassazione a rimettere a posto le cose. In una recente sentenza la Corte afferma il seguente principio generale:
“Basta con la stretta sulle richieste di asilo motivata, dai giudici di merito, sulla base di generiche “fonti internazionali” che attesterebbero l’assenza di conflitti nei paesi di provenienza dei migranti che chiedono di rimanere in Italia perché in patria la loro vita è a rischio. Lo chiede la Cassazione che esorta i magistrati a evitare “formule stereotipate” e a “specificare sulla scorta di quali fonti” abbiano acquisito “informazioni aggiornate sul Paese di origine” dei richiedenti asilo. Accolto il ricorso di un pakistano.”
Fonte:
In sostanza, la Corte di Cassazione sta invitando i magistrati ad accogliere tutte le domande di asilo, da qualsiasi zona provenga il migrante, fosse anche il Paradiso Terrestre. Infatti nessun magistrato potrà mai dimostrare che in quel paese, in quella zona di provenienza, la vita del migrante non è a rischio.
Basta dichiararsi omosessuali, LGBT, dire di professare una fede diversa da quella Islamica, presentarsi come politicamente non allineato, blogger o dichiarare qualsiasi altra situazione di rischio, impossibile da verificare e contestare, per obbligare il magistrato di turno a concedere l’asilo, con tutte le conseguenze del caso.
Se i giudici della Corte di Cassazione concedono l’asilo ad un pakistano, possiamo solo immaginare con quale coraggio un magistrato ordinario, andando contro alla giurisprudenza consolidata, rifiuterà l’asilo ad un migrante proveniente dalla Nigeria, dal Congo, dall’Afghanistan o da un qualsiasi altro paese al mondo.
La Magistratura è la quinta colonna del potere golobalista ed è al suo servizio.
Per questa affermazione anch’io, blogger non allineata col potere globalista, potrei essere processata in Italia. Potrei essere addirittura condannata dallo stesso magistrato che concede oggi asilo e protezione a un blogger pakistano che ha le mie stesse idee.
Forse è meglio che mi dichiari migrante iraniana o pakistana, che dica di essere scappata dal mio paese di origine perché non volevo usare il velo e che per questo volevano lapidarmi. Sono sicura che in Italia mi accoglieranno con tutti gli onori, le associazioni femministe si occuperanno amorevolmente di me, potrò continuare a scrivere quello che voglio ed avrò una vita migliore.
La coerenza non è il piatto forte dei regimi.
di Elena Dorian
Fonte: www.altreinfo.org
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