Esiste una moneta palestinese? E se non esiste, quale moneta usano i palestinesi? Le domane sono due allora. Rispondiamo alla prima. No, non esiste una moneta palestinese. E allora quale moneta usano negli scambi? Quella israeliana, naturalmente. I palestinesi non possono emettere moneta. E non possono avere nemmeno una Banca Centrale. Questi sono lussi riservati agli uomini liberi, e loro non lo sono. E poi, diciamoci la verità, a cosa servirebbe una moneta palestinese? Cosa se ne fanno di una moneta? La loro economia massacrata può sopravvivere anche soltanto col baratto. Non ha bisogno della moneta.
La moneta usata dai palestinesi
La moneta che utilizzano i palestinesi è il NIS – Nuovo Siclo Israeliano, cioè la moneta che stampa la Banca Centrale d’Israele. Da quelle parti le cose funzionano in questo modo:
- I palestinesi lavorano in Israele, soprattutto nel settore delle costruzioni, malpagati, sfruttati, senza alcun diritto. Ma questa è un’altra storia.
- Vengono pagati in NIS, ed è questa la moneta che si portano nei loro territori.
- Una volta in Palestina utilizzano i NIS per acquistare i beni di cui hanno bisogno. Questa moneta rimane nel circolo economico del luogo. Va quindi a supportare le transazioni locali. Ed è logico che sia così, perché la moneta è un bene indispensabile per il commercio.
- Altri NIS tornano in Israele perché servono ai palestinesi per acquistare i beni che loro non possono produrre. Non solo cibo, ma anche medicinali ed altri generi di prima necessità.
- Una terza parte dei NIS israeliani rimane nei territori sotto forma di risparmio e va a finanziare le necessità locali. Il fabbisogno finanziario locale è molto limitato, naturalmente. E questo perché l’economia della Palestina è completamente strozzata da Israele.
Com’è l’economia palestinese?
L’economia palestinese è un’economia di sussistenza. Il reddito medio dei palestinesi è di circa 1.400 dollari all’anno, mentre quello degli israeliani supera abbondantemente i 32 mila. La disoccupazione è al 40%. Inutile dire che è una delle zone più povere del pianeta.
Per svilupparsi, un’economia ha bisogno di stampare la propria moneta. Se non può farlo non può svilupparsi. Da questa situazione Israele trae i seguenti grandi vantaggi:
- La Banca Centrale Israeliana stampa i NIS, vale a dire carta (non dimentichiamoci mai che si tratta di semplice carta), e con questa paga la manodopera dei palestinesi. Già questo è un grande affare: carta contro lavoro.
- Gran parte dei NIS rimangono nei territori e quindi non tornano indietro. Anche questo è un grande vantaggio, perché la carta non se la devono riprendere. Rimane lì.
- I palestinesi non possono avere attività produttive di alcun genere e quindi devono recarsi in Israele se vogliono lavorare, alle condizioni che dicono gli israeliani però. Questo significa manodopera in abbondanza, a basso costo e senza diritti.
E se la Palestina decidesse di emettere moneta?
Ipotizziamo adesso che la Palestina decida di emettere la sua carta moneta. In questo caso potrebbe ritirare dal suo territorio tutti i NIS e restituirli a Israele in cambio di beni e servizi. Questo sarebbe un grande affare, libererebbe miliardi di dollari. Con il proprio denaro il governo palestinese potrebbe finanziare le opere pubbliche e crescere economicamente. I palestinesi non avrebbero bisogno di chiedere per favore ad Israele di farli entrare a lavorare.
Impossibile…
Ecco, abbiamo capito. E’ inutile che vada avanti a dire tutto quello che potrebbero fare. Se il governo palestinese volesse la sovranità monetaria verrebbe spazzato via in men che non si dica, con missili, droni e carri armati al seguito.
No, non si può fare. Gli schiavi sono schiavi e tali devono rimanere.
E anche gli europei sono schiavi, per questo non dicono nulla.
di Alberto Rovis
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