La risorsa più importante della Libia di Gheddafi era l’acqua del deserto, non il petrolio e nemmeno il gas. Alba Giusi
Gli antichi romani coltivavano tutta la costa libica, dove producevano grandi quantità di cereali, vino ed olio. Era una terra fertile e ricca d’acqua, nota come il granaio dell’impero, capace di dare fino a tre raccolti all’anno, come in Mesopotamia. Ed in quella zona si sono sviluppate importanti città, basti pensare alla splendida Leptis Magna.
In realtà l’acqua non sgorgava dalle fonti e non c’erano nemmeno fiumi, ma era stata portata lì dalle zone interne della Libia, con canalizzazioni e opere di ingegneria idraulica. Purtroppo, dopo la caduta dell’impero, da quelle parti passarono i vandali, che distrussero ogni cosa. Dopo varie vicissitudini, cambiamenti climatici, esaurimento di alcune falde importanti, tutto quanto venne inghiottito dal deserto e dell’acqua si perse ogni traccia.
La riscoperta dell’acqua
Per secoli la Libia rimase immersa in un deserto senza acqua, arido e secco. Finché negli anni sessanta, in seguito ad alcune trivellazioni effettuate per cercare petrolio, l’acqua venne scoperta, o meglio, venne riscoperta. Si tratta di un lago sotterraneo, di dimensioni enormi, che ha un’estensione pari alla superficie dell’intera Germania. E’ acqua dolce, cristallina, potabile, di ottima qualità. Si trova ad una profondità compresa tra 100 e 600 metri. Una vera riserva di oro blu, capace di soddisfare le esigenze di tutto il nord Africa per migliaia di anni e di sostenere lo sviluppo agricolo dell’intera regione.
Negli anni ottanta la Libia di Gheddafi ha quindi dato vita al progetto più importante del ventesimo secolo, il Great Man-Made River Project. La costruzione di un grande fiume sotterraneo e di tutte le canalizzazioni necessarie per portare l’acqua in ogni villaggio libico. Il progetto è stato interamente finanziato dalle banche libiche con i fondi ricavati dalla vendita del petrolio, senza un euro di indebitamento, ed è costato oltre 25 miliardi di dollari. L’esecuzione dei lavori è stata affidata a imprese cinesi e coreane, che hanno portato sul posto le condotte, del diametro di oltre quattro metri, dando lavoro a più di 50.000 persone.
L’opera è stata completata nel 2008. La Libia è sempre stata orgogliosa di quest’opera, considerata da molti l’ottava meraviglia del mondo, non l’ha mai nascosta, anzi, ne ha dato ampio risalto sia a livello nazionale che a livello internazionale.
L’Italia e lo sviluppo della Libia
E l’Italia, cosa c’entra in tutto questo? Molto. Al nostro paese Gheddafi aveva affidato i progetti di sviluppo agricolo dei primi trenta km dell’intera fascia costiera, per raggiungere in un secondo momento i cento km di profondità. Ma non solo, Gheddafi voleva anche costruire, lungo tutta la sponda mediterranea, intere città, villaggi e villaggi turistici. Ed anche questi lavori erano stati affidati all’Italia. La Libia era quindi un partner commerciale di fondamentale importanza per il nostro stesso sviluppo. Loro avevano acqua, gas e petrolio. Noi la teconologia per sfruttare tutte queste risorse e sviluppare in modo organico il loro paese.
Lo sapevate che la Libia aveva queste immense ricchezze nascoste?
Lo sapevate che la Libia aveva queste immense ricchezze nascoste e che Gheddafi aveva progettato e realizzato un’opera così imponente? E’ molto difficile, perché i mass media occidentali non ne hanno mai parlato. Ci dobbiamo chiedere allora il perché non ne hanno mai parlato. La risposta è semplice. I mass media occidentali sono in realtà dei fiancheggiatori del sistema. Le notizie che non fanno comodo, quelle che ci fanno capire come stanno davvero le cose, vengono nascoste, congelate, mimetizzate. Così noi non le vediamo e non ci poniamo domande. La Libia è stata completamente distrutta. Noi abbiamo contribuito alla sua distruzione, e per farlo abbiamo speso miliardi di euro. Ma nell’interesse di chi? Non nel nostro, sicuramente. Ma nemmeno nell’interesse del popolo libico. Basta vederlo adesso.
di Alba Giusi
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