Non certo i Rothschild, ma i “mezzi milionari”, i gestori di hedge funds, i fondatori di startups di successo, i ricchi in milioni (ma non miliardi), stanno comprando bunker di lusso in rifugi anti-atomici riciclati in condomini costosissimi, assoldando squadre di guardie armate, investendo in campi d’aviazione in Nuova Zelanda: almeno secondo un articolo del New Yorker che sta facendo rumore fra quelli che contano. Perché i nuovi ricchi temono una rivolta sociale: “Le tensioni prodotte dall’acuta disparità di reddito stanno diventando così’ forti, che alcuni dei più agiati del mondo stanno prendendo misure per proteggersi”-
http://www.newyorker.com/magazine/2017/01/30/doomsday-prep-for-the-super-rich
Una volta, i “preppers”, quelli che si preparano a lottare e sopravvivere in un collasso sociale totale accumulando proiettili e scatolame in qualche deserto americano, erano la “frangia lunatica” fatta per lo più da reduci di guerra tornati disturbati dall’Irak, o complottasti paranoici; gente senza tanti mezzi comunque. Adesso sono le menti brillanti di SIlicon Valley a prepararsi all’Armageddon, sia quello naturale (terremoto della faglia di Sant?Andrea) sia il collasso sociale e politico della società.
Antonio García Martínez, 40 anni, ha ammesso di aver acquistato “due ettari di bosco in un’isola del Nord Pacifico e d’averla attrezzata con generatori, pannelli solari, casse di munizioni”. Il fondatore di PayPal, Peter Thiel, ha non solo comprati terreni in Nuova Zelanda, ma fondato là una ditta che aiuta i suoi pari (pari-reddito) a cercare là ridenti rifugi. Nei fatti, nei primi 10 mesi del 2016, mani straniere hanno acquistato 3500 chilometri quadrati in Nuova Zelanda. Il posto così lontano è oggetto dei loro appetiti, anche perché ritenuto sicuro se scoppia una epidemia globale…
Reid Hoffman, creatore di LinkedIn, ha raccontato al giornalista dell New Yorker: “Dire che hai comprato una casa in Nuova Zelanda è come un ammicco fra noi. Si fa’ la stretta di mano massonica e ci si scambiano notizie del tipo: niamo, “Sai, conosco un mediatore che vende vecchi silos per missili ICBM, a prova di atomica…”. O si discute su temi come: “Bisogna comprarsi un aereo privato. Bisogna prendersi cura anche della famiglia del pilota. Devono essere sull’aereo”.
E’ istruttivo vedere come abbiano paura della società che loro stessi hanno creato, e ne vogliano fuggire. Come pensano di salvare se stessi per via individuale, accumulando munizioni generatori solari, trincerandosi coi propri pari in condomini fortificato: uno spasimo terminale di individualismo americano e di spirito del West, con i carri in circolo contro gli indiani.
“Se avessimo avuto una più equa distribuzione del reddito, messo più fondi e energia nelle scuole pubbliche, nei parchi, nelle arti o e nella sanità pubblica, avremmo tolto molta della rabbia che si sente nella società. Le abbiamo tutte smantellate, queste cose”, ammette Rob Johnson, che ha fondato un Institute for New Economic Thinking (istituto per un nuovo pensiero economico), dove cerca di riproporre le strane idee della società come un sistema di corresponsabilità a questi ricchi spaventati. Ma lamenta la mancanza di “spirito di responsabilità verso il prossimo” e l’apertura alla possibilità, fra i ricchi, di una più decisiva politica fiscale di redistribuzione.
di Maurizio Blondet
Fonte: maurizioblondet.it
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