Era ora. Le Nazioni Unite si sono dotate di un esperto e difensore delle istanze Kulandre (LGBT). Si chiama Vitit Mountarbhorn, è tailandese, docente di Diritto e – ovviamente – omosessuale militante. Proclamato dal supremo ente globale come “Esperto Onu sulle questioni LGBT”, egli ha delineato la strategia che intende attuare nei tre anni della sua carica. Lo ha fatto davanti a una decina di rappresentanti di agenzie ONU plaudenti. Egli ha inquadrato il suo programma in quello, più vasto, chiamato Sustainable Development Goals (Fini di Sviluppo Sostenibile), di cui ciascuno vede la stretta relazione con la diffusione del Gender, del Trans e del Kulandro.
Lui, ha promesso, farà cancellare le leggi anti-sodomia e anti matrimonio kulandro dai codici di tutti gli stati; vieterà per legge che si parli di ogni tendenza LGBT come “disordine” o “turba”. Integrerà la simpatia per il gender e la diversità sessuale fin dall’infanzia, eccetera.
I presenti, esponenti come detto delle altre agenzie Onu, si sono profusi in richieste di consigli e di idee su come promuovere i diritti LGBT nel loro campo d’azione. All’Unesco, il Mountarbhorn ha chiesto di curare la istruzione primaria perché i fanciulli “siano nati e cresciuti fin dalla tenera età” con le giuste attitudini verso le “sexual orientation and gender identity”: le quali orientations, ha avvertito, “non sono categorie chiuse”, promettendo la sua protezione di ogni altra orientation, oggi non immaginabile, che sorgesse oltre la necrofilia, l’animalismo eccetera (Per esempio: perché non proteggere delle discriminazioni repressive la pedofilia su bambini morti? Il sadismo fra trans? La coprofagia con carogne?).
L’agenzia UN Habitat ha chiesto al giurista homo di indicargli le linee guida per integrare i diritti dei LGBT nell’urbanistica nuova. L’UNICEF (che significa Fondo ONU per i Bambini) ha fatto appello agli stati perché “diano alle coppie LGBT con bambini il riconoscimento legale di essere famiglie”. Lo UN Population Fund [Aborti & Sterilizzazioni] s’è impegnato a promuovere “eventi con gruppi religiosi che sostengono l’aborto e i diritti LGBT”. Ma ne esistono? Bisognerà crearli apposta?
Henk Jan van Schothorst del Transatlantic Christian Council, ha provato ad obiettaare: ma che fare se i diritti LGBT entrano in conflitto con le religioni e le loro credenze? La risposta del thailandese è stata: “Ci sono dei diritti che sono assoluti, ed altri che non sono assoluti”. Per esempio, “la libertà di espressione e l’espressione della religione” non sono diritti assoluti e possono essere ridotti se necessario.
E meno male che è un giurista. Peccato che”Francesco” fosse troppo occupato a perseguitare Manelli e Burke, a distruggere ordini, insultare cattolici e registrare messaggi per il Superbowl, per prestare attenzione a questa importantissima evoluzione del Diritto Internazionale, che riduce la libertà di religione e di parola per affermare come solo diritto assoluto quello dei LGBT. Sicché siamo privati della sua Autorevole Parola e non sappiamo giudicare (chi siamo noi per giudicare, del resto?).
Oggi siamo tutti impegnati a contrastare The Donald, il quale fra gli altri torti ha quello di 1) aver ventilato la chiusura dell’ONU, 2) aver nominato come giudice della Corte Suprema Neil Gorsuch, un docente di diritto che si è sempre opposto alla legalizzazione dell’eutanasia.
“E’ contrario ai nostri valori europei”, come dice la Mogherini.

I nostri valori. Durante le violentissime proteste anti-Trump a Berkely, sono apparsi questi cartelli. Dicono: “I trans-lesbici sono buoni e puri”.
di Maurizio Blondet
Fonte: maurizioblondet.it
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