Nei mass media l’informazione pluralista non esiste più. Tutti parlano lo stesso linguaggio, trattano gli stessi argomenti, esprimono le stesse considerazioni, traggono le stesse conclusioni. A un certo punto voltano pagina e passano ad altro, tutti insieme però, come se ci fosse una regia comune.
Ci sono argomenti importanti che non vengono mai trattati, nemmeno sfiorati. Ci sono altri, all’apparenza marginali, su cui invece si concentrano i mass media tutti insieme e battono su questi a rullo di tamburo. Qualche volta sembra che vogliano distogliere l’attenzione della gente, focalizzarla su certe informazioni anziché su altre, ben più importanti. Solo durante le dittature del passato era successa una cosa simile. La stampa fascista era così, perché le critiche al regime non erano ammesse e i giornali venivano sottoposti a censura. Adesso che invece siamo in democrazia e tutti possono dire (quasi) quello che vogliono, come mai tutti dicono la stessa cosa, utilizzano gli stessi slogan, propongono gli stessi temi, forgiano le stesse idee, ci danno in pasto le stesse conclusioni?
L’informazione televisiva
I telegiornali sono il mezzo di informazione più potente che ci sia in quanto sono in grado di condizionare le masse, di formare il consenso o il dissenso verso il regime. Se provate a guardare più telegiornali nell’arco di uno stesso giorno, su canali diversi, rimarrete stupiti di quanto siano simili. Sembrano fatti col copia incolla. I titoli di testa sono sempre gli stessi. Tutti esprimono le stesse opinioni, con qualche sfumatura diversa, ma la sostanza non cambia. I telegiornali amplificano le notizie, producendo una specie di effetto megafono. Non dicono mai tutto ciò che serve per capire cosa sta succedendo, non ci lasciano interpretare i fatti, non instillano mai il dubbio, danno solo certezze. I telegiornali danno sempre un’informazione superficiale e parziale, utilizzano le parole in modo tale da orientare la nostra interpretazione, con l’obiettivo di condizionarla.
Gli esperti e le interviste
I giornalisti, per non esporsi troppo o per paura che qualcuno si accorga del condizionamento in atto, mettono in bocca agli autorevoli esperti di turno le cose che servono. Questo rende tutto molto più credibile. Oppure raccolgono interviste per strada, tra la gente, per poi trasmettere quelle che rispondono meglio ai requisiti. E’ un comportamento subdolo, ma da un punto di vista del condizionamento psicologico funziona molto bene.
La democrazia
Il problema è proprio questo, il pluralismo dell’informazione è fondamentale in una democrazia. E la domanda che ci dobbiamo porre è:
“Siamo sicuri di vivere in una democrazia?”