“Gli Stati Uniti hanno recentemente affermato che la Russia si prepara alla guerra”, ha scandito Andrei Belussov, direttore aggiunto al dipartimento non-proliferazione durante una riunione della Prima Commissione disarmo all’ONU: “Sì, la Russia si prepara alla guerra, lo confermo. Sì, ci prepariamo a difendere la nostra patria, la nostra integrità territoriale, i nostri principi, il nostro popolo. Noi ci prepariamo a una tale guerra. Ma esistono importanti differenze fra noi e gli Stati Uniti. Sul piano linguistico la differenza sta in una sola parola, in russo come in inglese:
La Federazione Russa “si” prepara alla guerra, gli Stati Uniti preparano “la” guerra.
“Altrimenti perché gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi dal trattato (FNI, sui missili intermedi), aumentare il loro potenziale in armi nucleari e adottare una nuova dottrina nucleare che consente di abbassare il livello di utilizzo di queste armi?”.
Uniamo queste alle parole di Vladimir Putin di solo pochi giorni fa: “Se aggrediti con armi nucleari, noi come vittime andremo in paradiso come martiri, loro cadranno semplicemente morti non avranno il tempo di pentirsi”. Misuriamo qui la misura di esasperata, disperata determinazione e lucidità tragica della classe dirigente russa davanti al folle riarmo americano e alla rottura dei trattati e ai segni di una accelerazione bellica senza precedenti:
proprio a fine settimana il sito ufficiale della US Air Force ha reso noto che la base aerea di Ramstein in Germania ha ricevuto la sua più grande spedizione di munizioni “dalla fine del ventesimo secolo”, “circa 100 containers sbarcati a Ramstein”, la più grande spedizione di questo tipo dall’operazione Allied Force, che si è svolta nel 1999”.
Una grande esercitazione NATO per portare la guerra sull’Artico. In Siria, da parte americana, una operazione poco leggibile di revivescenza dell’ISIS (evidentemente con l’accordo di Arabia Saudita e Israele)
Gli europei come sonnambuli
La frase esasperata di Bolussov è stata pronunciata dopo che la proposta russa presentata all’Onu di “rafforzare” e confermare i trattai INF, anziché di strapparli come fa unilateralmente Washington, è stata respinta a maggioranza schiacciante: anche da Francia, Germania e Regno Unito, che sono a favore del mantenimento dei trattati INF anche per il semplice fatto che trattandosi di missili a gittata intermedia, non minacciano gli USA ma l’Europa. E che, come hanno confermato fonti diplomatiche a Pepe Escobar di Asia Times, “la decisione degli USA [di stracciare i trattati INF] è arrivata come un fulmine e la goccia che fa traboccare il vaso per l’Unione Europea, perché “mette in pericolo la nostra stessa esistenza stessa, esponendoci alla distruzione nucleare con i missili a breve raggio” che non sono concepiti per colpire gli Usa.
Dopo di ciò, le diplomazie europee si mettono dalla parte della follia americana e silurano il tentativo della Russia di tenere in vigore e rafforzare gli INF. “Gran Bretagna, Francia, Germania ci hanno votato contro”, ha detto Belussov: “Non comprendo la loro posizione”. Philippe Grasset ipotizza una causa psichiatrica nelle dirigenze europee – un sospetto che condividiamo anche dopo aver visto l’attacco della Commissione, affiancata da tutti i paesi europei, contro l’Italia per il suo deficit di bilancio al 2,4%.
Come sonnambuli, stanno andando verso la rovina loro e nostra. Quos vult perdere, Deus dementat. Ma può aver agito dietro le quinte un’opera di persuasione occulta, riferita ad una potenza ed una lobby di cui non faremo il nome.
Infatti va notata l’ormai irresistibile ascesa di John Bolton, il neocon “tutto per Giuda”come consigliere geopolitico e bellicista di Trump: sta convincendo Donald che forse, è possibile una guerra nucleare limitata che rimetta la Russia a cuccia. Bolton sta facendo le scarpe a generale Mattis, che (bisogna ammetterlo…) in questo passo sembra essere la voce della ragione, l’unica rimasta. Indicativo il fatto che Trump abbia recentemente detto che Mattis gli sembra “una specie di democratico” e che”si dimetterà”. E a Mosca è andato Bolton a parlare con Putin. Di cosa? All’uscita, Putin ha fatto una battuta sull’aquila nello stemma americano, che da una parte porta le frecce dall’altra un ramo d’olivo: “Non vorrei che aveste mangiato tutte le olive e non restassero che le frecce”; ha scherzato. La risposta di Bolton: “Non ho portato olive”.
di Maurizio Blondet
Fonte: https://www.maurizioblondet.it
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