Budapest ha chiuso il suo debito e ha cacciato il FMI, cresce da anni dal 4 al 4,8%, il debito pubblico, al 74% del PIL, è tra i più bassi del mondo, il deficit sta agevolmente nei parametri-boia di Bruxelles, ha tassato le multinazionali dell’hi-tech, ha nazionalizzato i fondi pensione e ha ridotto all’obbedienza le banche private. Dati a fine 2017 dicono che gli investimenti sono cresciuti del 17%, le esportazioni dell’8,1%, le importazioni dell’11,3%, i consumi delle famiglie del 4,5%.
La disoccupazione è scesa sotto il 4% e l’occupazione è cresciuta dell’1,8%. Anticipazioni dicono che il trend è ulteriormente migliorato nel 2018. Il programma di sostegno per la casa, CSOK, finanziato dallo Stato, ha eliminato la piaga dei senzatetto e l’aumento dei salari ha ridotto un tasso di povertà che quattro anni fa era al 13%.
L’83% degli adulti tra i 25 e i 64 anni ha completato gli studi superiori, rispetto a una media OCSE del 74%. Solo il 3% dei lavoratori ha un orario di lavoro superiore alle 40 ore, 5% uomini, 1% donne, drasticamente inferiore alla media OCSE del 13%. Nessuno può affermare che ci troviamo in un paradiso sociale, ma in un processo in controtendenza rispetto al disastro europeo riguardante i paesi della periferia (e non solo) certamente sì.
Che la virulenza degli attacchi a Orban da parte degli Juncker, Macron, Merkel e dei propugnatori dell’imperialismo neoliberista, che siano Dada, Realismo Magico, Metafisici, o apertamente Decadentisti, del finanzcapitalismo mondialista, abbia a che fare con questi dati impropri?
di Fulvio Grimaldi
Tratto dal blog di Fulvio Grimaldi: http://fulviogrimaldi.blogspot.com
***