Da una cinquantina d’anni ormai si parla dell’impero americano, paragonandolo spesso a quello romano. Ma è proprio vero che siamo di fronte ad un impero? E gli Stati Uniti sono davvero a capo di questo impero? La risposta alla prima domanda è sicuramente positiva. Si tratta di un vero e proprio impero, anche se non ancora consolidato. Ma a capo di questo impero non ci sono gli Stati Uniti, bensì la Federal Reserve. E’ la prima volta nella storia dell’umanità che si verifica un caso del genere: un impero basato su una moneta, l’impero del dollaro.
Nel dopoguerra gli Stati Uniti erano un paese trainante per l’economia mondiale. Anche perché le sue città e le sue industrie erano rimaste integre, non avendo subito bombardamenti di alcun genere. Rappresentavano un modello di sviluppo per l’Europa e per il mondo intero, ma non erano solo questo, erano anche un’icona cinematografica, musicale e culturale. La loro influenza era in netta crescita, erano i veri vincitori della seconda guerra mondiale, ma non c’erano ancora i presupposti per parlare di un impero, nel vero senso del termine.
Ciò che differenziava gli Stati Uniti dagli altri paesi del mondo era il dollaro, questo si. Infatti, il dollaro era agganciato all’oro e per questo era molto richiesto. Questo era possibile perché le riserve d’oro di cui disponevano gli Stati Uniti erano alle stelle, mentre quelle degli altri paesi del mondo erano a terra. In pratica gli Stati Uniti garantivano che 35 dollari stampati dalla Federal Reserve equivalevano a 31,1035 grammi d’oro (un’oncia troy). Ed era l’unico paese al mondo in grado di dare questa garanzia. Nessun’altro poteva farlo. Se un risparmiatore europeo possedeva lire italiane, franchi francesi o marchi tedeschi sapeva di poterli convertire in dollari ad un prezzo di mercato e sapeva che poi avrebbe potuto convertire quei dollari in oro. Da un punto di vista psicologico, dopo una guerra devastante, questa certezza era importantissima. E per questo motivo il dollaro era la regina incontrastata delle valute. La più gradita. L’unica convertibile.
I benefici della convertibilità del dollaro
La convertibilità del dollaro in oro era un bel vantaggio per gli Stati Uniti. Anzi, un enorme vantaggio. Loro potevano acquistare merci di ogni genere e specie, da tutti i paesi del mondo, pagandole in dollari. Gli altri paesi accettavano con entusiasmo i dollari, quasi ringraziando, facevano la coda per vendere nel mercato americano, perché così incassavano la valuta più pregiata. Il fatto era che tutti i paesi del mondo avevano bisogno di dollari come fosse acqua, chi per pagare le proprie importazioni e chi per ricostituire le riserve valutarie che, non dimentichiamo, erano state azzerate dalla guerra. Le riserve, un tempo in oro, erano adesso in dollari, ma essendo i dollari convertibili in oro, era come se fossero riserve in oro vero. Non c’era angolo del pianeta, frontiera o confine, in cui non girassero i dollari stampati dalla Federal Reserve. In questo periodo sono state poste le basi dell’impero del dollaro.
A un certo punto sorge il problema: quanto oro c’è?
Il problema è che gli americani si sono fatti prendere un po’ la mano. Siccome tutti si fidavano di loro e nessuno li controllava, hanno incominciato a fare i furbi, emettendo triliardi di dollari senza copertura.
Con questi soldi acquistavano merci, andavano sulla luna, costruivano bombe atomiche e armamenti di ogni genere, organizzavano colpi di stato nei paesi nemici, compravano governi e politici, finanziavano guerre. Insomma, avevano stampato una quantità tale di dollari che la convertibilità in oro era diventata un miraggio.
Avevano invaso il mondo di dollari, che erano in realtà semplici pezzi di carta verde, senza alcuna copertura in oro. Detto in altre parole: avevano truffato il mondo intero, non un paese o due, ma tutti i paesi del mondo.
La soluzione del problema
Il 15 agosto 1971 il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, ammise candidamente le colpe e abolì la convertibilità del dollaro in oro. Questa è stata la sua soluzione. Come dire: “Cari amici, compagni d’armi, ex nemici, mondo intero, scusateci. Siamo molto dispiaciuti per voi, ma non possiamo darvi oro in cambio di tutti quei dollari che avete in tasca, perché non ce l’abbiamo.
Purtroppo quei dollari sono soltanto dei pezzi di carta verde che ci servivano per acquistare tante belle cose e consolidare il nostro potere. Ci dispiace, ma è andata così. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato….”. Logica vorrebbe che gli altri paesi del mondo, ingannati e arrabbiati, reagissero a questa truffa al grido di: “Maledetti truffatori, adesso tenetevi i vostri dollari di carta straccia e dateci in cambio delle merci! Così imparate a prendere in giro la gente“. E per un po’ è andata proprio così.
I dollari incominciarono a svalutarsi in modo drastico, nessuno li voleva, tornavano indietro dal resto del mondo verso gli Stati Uniti come un boomerang. Stando così le cose, gli americani avrebbero dovuto lavorare centinaia di anni per ripagare la truffa, rinunciando nel contempo a quell’immenso potere che erano riusciti a conquistare in 25 anni di dopoguerra. Tuttavia…. al mondo occidentale sarebbe venuto a mancare il paladino della lotta al comunismo…. insomma, bisognava trovare una soluzione anche a questo problema.
L’impero del dollaro
Il dollaro era ormai in caduta libera, e con lui gli Stati Uniti. Urgeva trovare una soluzione, e gli Stati Uniti la trovarono. E che soluzione, semplicemente geniale! Nel 1974 il presidente Nixon, sempre lui, strinse un accordo con l’Arabia Saudita, il più grande produttore di petrolio al mondo.
In cambio di armi e di protezione, i sauditi si impegnavano a vendere il loro petrolio in dollari, senza accettare nessun’altra valuta, solo dollari. La stessa linea di condotta venne in qualche modo imposta anche agli altri paesi produttori di petrolio aderenti all’OPEC e successivamente, in modo più o meno velato, a tutte le contrattazioni di materie prime e prodotti agricoli che avvenivano nei mercati mondiali, dal ferro al caffè, dal rame al frumento, dal carbone al tè.
Insomma, per acquistare qualcosa in questo mondo servivano i dollari, altrimenti niente. E la conseguenza fu che tutti i paesi del mondo ebbero di nuovo la necessità di avere le casse piene di dollari per potersi pagare innanzitutto le importazioni di petrolio (i famosi petrodollari), ma non soltanto quelle, anche le importazioni di cereali e di qualsiasi altra materia prima industriale.
Il dollaro agonizzante, in poco tempo, divenne nuovamente la regina incontrastata delle valute, l’unica che poteva essere utilizzata per comprare tutto ciò che serviva a un paese. Il suo peso a livello mondiale si moltiplicò per mille e in pochi anni gli Stati Uniti ricominciarono a inondare il mondo di dollari, riprendendo a pieno titolo la vecchia politica di stampare dollari di carta per comprare merci, governi, tecnologia, persone, politici, armi, e tutto ciò che serviva a consolidare la loro leadership mondiale. Questo è il vero inizio dell’impero del dollaro.
Ma chi comanda nell’impero del dollaro?
E adesso c’è un’altra domanda importante da porsi. Sono gli Stati Uniti che stanno comandando il mondo usando il dollaro o è la Federal Reserve che sta comandando il mondo usando gli Stati Uniti? Ecco, per rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro. Nel 1913 la Federal Reserve venne privatizzata e da allora è di proprietà delle seguenti banche:
- La Banca Rothschild di Londra
- La Banca Warburg di Amburgo
- La Banca Rothschild di Berlino
- La Lazard Brothers di Parigi
- La Banca Kuhln Loeb di New York
- Le Banche Israel Moses Seif in Italia
- La Goldman, Sachs di New York
- La Banca Warburg di Amsterdam
- La Chase Manhattam Bank di New York
Quindi, sono queste le banche che hanno in mano la macchina per stampare i dollari, creando debito ogni giorno e spingendolo all’infinito. Tutti gli operatori economici e finanziari del pianeta e tutti i leader politici, pendono dalle labbra del governatore della Federal Reserve, che attualmente è una donna, Janet Louise Yellen. Ogni volta che parla lei il mondo trema o tira un sospiro di sollievo, a seconda di quello che dice.
Quindi, chi comanda nell’impero del dollaro?
A voi la risposta….
di Alberto Rovis
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