Il Presidente Trump ha firmato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, imposto dal Congresso con una maggioranza bulgara. Il provvedimento è stato infatti approvato con 98 voti favorevoli e 2 contrari al Senato, e con 419 favorevoli e 3 contrari alla Camera. La proposta non è partita da Trump, il quale ha dovuto adeguarsi, firmando il pacchetto, per non dare ulteriore credito alle accuse di collusione col Cremlino. Trump è ostaggio dell’elite finanziaria e difficilmente riuscirà a liberarsi dal potere che questa piovra esercita su tutte le istituzioni americane. Negli Stati Uniti ormai comanda il potere finanziario, non più il Presidente.
Le nuove sanzioni contro la Russia
Si tratta di sanzioni che avranno forti ripercussioni anche in Europa, in quanto coinvolgono il comparto energetico, le forniture di gas e la costruzione di alcuni nuovi gasdotti, tra cui il nord-stream 2, peraltro già iniziata. Questa volta a pagare il conto salato delle sanzioni saranno anche Germania ed Austria, finora toccate solo marginalmente. Entrambi questi paesi stanno provando a opporre una qualche resistenza. Vedremo in un prossimo futuro con quali risultati. Difficilmente riusciranno nel loro intento.
Ma cosa vogliono gli americani?
Che cosa vogliono gli Stati Uniti con questa nuova mossa è abbastanza semplice da capire, almeno in apparenza. Vogliono vendere il loro gas (shale gas o gas di scisto) ai paesi europei sostituendosi ai russi come fornitori. Ci sono alcuni paesi del nord Europa che hanno già firmato importanti contratti con gli Stati Uniti, nonostante il loro gas sia notevolmente più caro rispetto al gas russo ed anche poco fruibile, visto che occorrono costose infrastrutture per rigassificarlo e trasportarlo. La Polonia è uno dei paesi che, contro ogni logica, hanno già firmato questi contratti miliardari, ma non sono i soli.
L’indebolimento della Russia
Attenzione però, non si tratta di una mera questione economica, non è questo il problema. Gli Stati Uniti hanno il gas, ma non hanno bisogno di venderlo all’Europa. Possono aspettare. La posta in gioco è molto più alta. Gli Stati Uniti vogliono indebolire la Russia e mettere in ginocchio la sua economia. Il gas di scisto è soltanto uno degli strumenti utilizzati dalle elite per raggiungere questo obiettivo. Mal che vada costringeranno i russi ad abbassare i prezzi diminuendo quindi i profitti. Non è la prima volta che gli americani si muovono in questa direzione.
Ricordiamo che gli Stati Uniti hanno già devastato un intero paese per far passare un gasdotto dal Qatar ed estromettere la Russia dal mercato del gas europeo. Ma le cose non sono andate bene, la Siria è ancora in piedi ed il gasdotto qatariota con ogni probabilità non si farà più. I terroristi e i mercenari dell’ISIS, armati, addestrati, sostenuti militarmente e finanziati dagli USA, non hanno ottenuto i risultati sperati. Solo morte, profughi e devastazione.
Il prezzo del petrolio, il rublo e l’Ucraina
Ricordiamo anche che gli Stati Uniti da tre anni ormai tengono artificialmente basso il prezzo del petrolio, con l’indispensabile complicità dell’Arabia Saudita. In questo modo hanno ridotto al lumicino le entrate valutarie della Russia e l’hanno fortemente indebolita. Ma la Russia finora ha saputo attutire i colpi e rimanere in piedi, grazie soprattutto alla fermezza d’animo ed alla lungimiranza del suo leader, Vladimir Putin. Nemmeno le speculazioni sul rublo hanno sortito gli effetti sperati. Il colpo di stato in Ucraina ed il conflitto nel Donbass sono altre spine nel fianco del Cremlino. Ma il popolo russo ha stretto i denti e non si è rivoltato contro il suo leader. Piuttosto, si sta preparando ad una guerra.
Perché vogliono distruggere la Russia
La distruzione della Russia è un obiettivo fondamentale per l’elite finanziaria che governa gli Stati Uniti e gli stati vassalli dell’Occidente. Per loro significa eliminare il più grande ostacolo ad un mondo unipolare e alla definitiva affermazione di un impero basato sul dollaro, unica valuta planetaria da utilizzare sia come riserva che come moneta di scambio in tutte le transazioni internazionali. L’elite ha già il controllo valutario del pianeta, ha le mani sul sistema internazionale dei pagamenti SWIFT e su tutte le transazioni internazionali. Ma non basta, ha bisogno di rafforzare l’impero del dollaro, oggi più che mai in pericolo.
L’annientamento della Russia è fondamentale perché questo è l’unico paese che sta opponendo resistenza all’elite finanziaria e sta mettendo in atto politiche ostruzionistiche. Il Cremlino si batte per un mondo multipolare e per marginalizzare il ruolo del dollaro. La caduta della Russia significherebbe la definitiva sottomissione di tutto il pianeta. L’impero del dollaro, valuta completamente controllata dall’elite finanziaria, ha bisogno di questo per sopravvivere. Non c’è futuro per loro in un mondo multipolare. Sul piatto c’è il controllo totale del pianeta per l’intero millennio e forse oltre.
Perché è difficile distruggere la Russia
La Russia è un paese vastissimo, pieno di risorse naturali, non soltanto gas e petrolio, ma anche uranio, diamanti, oro, titanio. Non è un paese densamente popolato ed è quindi difficile da sconfiggere in caso di guerra. La sua industria più sviluppata è quella degli armamenti. Ha basi atomiche fisse e mobili disperse in tutto il territorio, difficili da colpire, sottomarini armati con testate nucleari, difficili da individuare, satelliti spia, difficili da attaccare. E’ in grado di distruggere gli Stati Uniti in caso di guerra nucleare, anche in presenza di un primo colpo (first strike). E’ un nemico arcigno e pericoloso.
La destabilizzazione della Russia
Diciamo che la strada migliore per sottomettere questo gigante è quella di mettere in atto azioni economiche mirate, tenerlo sempre sotto pressione e destabilizzarlo dal suo interno. In quest’ottica viene finanziato e promosso dai media asserviti al potere il filo americano Navalny e tutte le ONG della galassia di Soros. Gli USA cercano anche di sobillare le identità nazionali russe. Non dimentichiamo che questo gigante è suddiviso in 85 entità federali (unità amministrative) di cui 22 sono repubbliche, molte delle quali hanno lingue, religione e tradizioni culturali tra loro molto diverse. Al momento nessuna delle azioni intentate ha avuto successo. La Russia ha saputo guardare ad Est per rimettere in equilibrio la propria economia ed ha frenato l’azione devastante delle ONG sguinzagliate dal potere finanziario. Le manovre per sobillare la popolazione ed ottenere una rivoluzione colorata non hanno avuto successo. Il gigante è ancora in piedi.
La funzione della NATO
L’accerchiamento della NATO e le continue manovre ai suoi confini costringono la Russia ad impiegare ingenti risorse finanziarie negli armamenti e a prodigarsi in estenuanti sacrifici, ma in ogni caso Putin rimane un leader amato e rispettato dalla popolazione. L’orso russo non cade e per ora non dà segni di cedimento. Questo genera nervosismo nell’elite che esce allo scoperto con azioni di forza, dimostrando fretta nel concludere. Il tempo ci dirà se stanno commettendo un errore strategico. Teniamo presente che la spesa militare dei russi è pari al 10% di quella della NATO e il suo PIL non può competere con quello degli Stati Uniti. I sacrifici che fanno i russi per reggersi in piedi sono molto più grandi di quanto possa sembrare. La realtà non è come viene descritta dai media asserviti dei regimi occidentali.
Perché l’elite finanziaria ha fretta e vuole agire
La fretta dell’elite nasce dal fatto che il secondo gigante si sta rafforzando. La Cina non è mai stato un problema per gli USA. Non ha risorse naturali e dipende completamente dal petrolio. E’ un nemico più abbordabile. Gli USA controllano già tutti gli oleodotti e i gasdotti che riforniscono la Cina di energia. L’Afghanistan è un punto strategico fondamentale e per questo motivo è presidiato dagli Stati Uniti. Inoltre, gli americani controllano a vista tutta la costa cinese ed hanno navi, portaerei, bombardieri e sottomarini con testate nucleari schierati nei mari cinesi. Un first strike contro i cinesi sarebbe micidiale. Farebbe oltre un miliardo di vittime in poco tempo e non lascerebbe spazio ad alcuna reazione. I cinesi ne sono consapevoli.
La sottomissione di questo gigante dai piedi di argilla, privo di risorse naturali, è più semplice e meno rischiosa. Per questo gli USA danno la priorità assoluta alla Russia. Sono loro il vero nemico. Però c’è un problema. La Cina si sta armando velocemente, sta migliorando il suo sistema difensivo, costruisce portaerei, sviluppa tecnologia, e nei prossimi anni sarà in grado di reagire a qualsiasi tipo di aggressione. Inoltre ha messo le mani su importanti risorse naturali in Africa, concludendo contratti con vari paesi e diversificando le fonti energetiche. Per questo l’elite ha fretta di concludere. Non può aspettare troppo. Da qui nasce il nervosismo.
E l’Iran? La Corea del Nord?
Senza armi nucleari a disposizione l’Iran non ha alcuna probabilità di sopravvivenza. L’eventuale caduta della Russia prima e della Cina poi esporrebbe questo paese a qualsiasi tipo di attacco. E’ l’avversario ideale degli americani, quello che prediligono. Lontano dai suoi confini, sprovvisto di armi di distruzione di massa, circondato da basi americane, debole e facile da distruggere. Un gioco da ragazzi.
La Corea del Nord per ora non viene presa nemmeno in considerazione. Per lei solo attenzione mediatica. E’ un diversivo.
La guerra per un mondo multipolare
Non dobbiamo pensare che l’elite finanziaria sia diventata pazza o abbia perso il controllo. Stanno semplicemente alzando la posta in gioco perché hanno fretta di concludere. Non c’è molto tempo e non possono allentare la pressione. Vogliono spingere la Russia verso la guerra, così come hanno fatto coi giapponesi nel secondo conflitto mondiale. I regimi occidentali, tra cui quello che governa l’Italia, avrebbero interesse a fermare tutto questo e favorire politiche collaborative puntando su un mondo multipolare. Ma purtroppo si tratta di regimi vassalli e collusi che non hanno alcuna intenzione di tutelare gli interessi europei. In ogni caso non potrebbero far molto, subentrerebbe subito un nuovo regime, appoggiato dai media, anch’essi saldamente in mano all’elite finanziaria.
Il tempo ci dirà chi sarà il vincitore, se avremo un mondo unipolare o multipolare, se ci sarà un impero o un insieme di stati che collaboreranno nel mutuo rispetto per lo sviluppo globale. L’elite finanziaria pensa di avere il diritto divino di governare e sottomettere il pianeta ai suoi voleri, e questo è il suo punto più debole. Dio non ha dato a nessuno questo diritto. La certezza di averlo sta portando l’elite ad affrettare i tempi ed a commettere errori che le saranno forse fatali.
Purtroppo in questo pianeta abitiamo anche noi e i nostri figli, che nulla desideriamo se non la pace.
di Alberto Rovis
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