5. La pornografia come strumento di controllo: anche la cosiddetta “arte moderna” serve all’addomesticamento. Alessandro Benigni - www.altreinfo.org

5. La pornografia come strumento di controllo: anche la cosiddetta “arte moderna” serve all’addomesticamento. Alessandro Benigni

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
image_pdfimage_print

Nelle precedenti puntate abbiamo visto, sia pure in modo sommario, quali sono i meccanismi neuro fisiologici che la pornografia fa scattare e come può dunque essere utilizzata per indurre il soggetto alla dipendenza. E’ mia convinzione che sia anche questa una delle tante tecniche che l’Impero adopera per arrivare ad un profondo controllo mentale e quindi sociale, beninteso: sempre nella maschera del suo contrario. La pornografia promette infatti il contrario di quello che dà: libertà di espressione e di godimento, mentre invece lega, riducendo in un  pietoso stato di dipendenza, rendendo via via necessari stimoli sempre maggiori, fino ad indurre difficoltà di eccitazione nei maschi e come se non bastasse riducendo al capacità critica del soggetto.

Ce ne sarebbe abbastanza per una campagna planetaria contro la diffusione della pornografia, soprattutto per i più giovani in età evolutiva: ma al contrario – a prova ulteriore della sensatezza della tesi che ho qui esposto – la pornografia viene incoraggiata e diffusa ovunque. Prossimamente, com’è facile immaginare, verrà anche introdotta nella scuola. Sempre sotto la maschera del suo contrario, ovvero dell’educazione sessuale.

Richieste pubbliche già avanzate, in questo senso, purtroppo non mancano. Come non vedere anche qui un passo in avanti della finestra di Overton?

I tasselli per ricomporre un quadro unitario, purtroppo non mancano.

Vediamone qualcuno.

Cominciamo con lo stupro razziale in Svezia (da parte di neri contro una bianca). Brevemente: una donna svedese è stata brutalmente violentata da una banda di neri (in diretta Facebook, per intenderci) ma quando la polizia è stata informata non ha mostrato interesse per il caso (fonte)

Il messaggio è chiaro: se non si interviene più, in casi come questi, col massimo rigore, i casi sono due: o esistono privilegiati intoccabili oppure una violenza di questo tipo non merita più la massima attenzione. Ah, no dimenticavo: oppure entrambe le cose.

Un altro esempio di addomesticamento (non sta a me stabilire se volontario o meno)?

Una rete italiana, LA7, che (a ora di cena) manda in onda un video-reportage fin troppo esplicito, dove la prostituzione viene inserita ed assimilata alla crisi economica (quasi come se fosse un’attività imprenditoriale come un’altra). Non sembra uno spot? (fonte video)

Il punto è questo:

esattamente come avviene per la pornografia, ci si può abituare a tutto.

Come Overton insegna, tutto può essere portato all’accettazione sociale.

Un esempio?

Apriamo allora una piccola parentesi. Avete lo stomaco forte? Allora sentite qui. Un capitolo assolutamente degno di riflessione, in stretto collegamento a quanto esposto fin qui, è quello della cosiddetta “arte moderna“. Volete degli esempi, tra i tantissimi che si possono trovare?

Ve ne posto solo un paio.

Come evitare un collegamento tra queste “rappresentazioni artistiche” e la normalizzazione del sesso anale, di cui qualcuno addirittura proclama i benefici?

Come evitare un collegamento tra queste “rappresentazioni artistiche” e la normalizzazione del sesso anale, di cui qualcuno addirittura proclama i benefici?

… oppure, per gradire:

I bambini impiccati di Maurizio Cattelan

I confini tra Arte, provocazione, linguaggio e comunicazione si assottigliano sempre di più” (cit.). Quella qui sotto, non è evidentemente una rappresentazione pornografica strictu sensu, ma è ben di peggio:

a che cosa ci abitua, sotto la maschera della provocazione?

cattelan_bambini+impiccati.jpg

(questo è talmente indigesto che perfino il sottoscritto fatica a commentarlo…)

Le modelle penetrate dai pesci di Daikichi Amano

“Daikichi Amano è un fotografo nato in Giappone nel 1973; dopo gli studi in America, torna in patria e si dedica inizialmente alla moda. Stancatosi delle foto patinate commissionategli dalle riviste, decide di concentrarsi su progetti propri e comincia fin da subito a scandagliare il lato meno solare della cultura nipponica: il sesso e il feticismo”.

daikichi-amano8.jpgdaikichi-amano7.jpg

Mai volgare, anche quando si spinge fino nei territori tabù della rappresentazione esplicita dei genitali femminili, Amano è un autore sensibile alle atmosfere e fedele alla sua visione: non è un caso che, così pare, alla fine di ogni sessione fotografica egli decida di mangiare – assieme alle modelle e alla troupe – tutti gli animali già morti utilizzati per lo scatto, siano essi polpi o insetti o lucertole, secondo una sorta di rituale di ringraziamento per aver prestato la loro “anima” alla creazione della fotografia. Il mito è il vero fulcro dell’arte di Amano”.

daikichi-amano4.jpg

È ovviamente impossibile definire oggettivamente il concetto di arte, ma di sicuro la pornografia non contempla affatto il simbolico e la stratificazione mitologica (quando si apre a questi aspetti, diviene erotismo), e quindi ci sentiremmo di escludere le fotografie di Amano dall’ambito della pura sexploitation. Andrebbe considerata anche la barriera culturale fra Occidente e Giappone, che pare insuperabile per molti critici, soprattutto nei riguardi di determinati risvolti della sessualità. Ma nelle fotografie di Amano è contenuta tutta l’epica del Sol Levante, l’ideale della compenetrazione con la natura, il concetto di identità in mutamento, l’amore per il grottesco e per il perturbante, la continua seduzione che la morte esercita sulla vita e viceversa”. (Il grassetto è mio, ndr.) Fonte

Il commento, nella prossima puntata.

Per ora, il lettore più avveduto tenga presente che qui la firma è chiara ed esplicita – e nient’affatto mascherata da rappresentazione artistica.

E’ – esattamente – quello che si vede:

daikichi-amano17.jpg

(… servono commenti?)

Rimando qui – per ora – ad un illuminante video, che è insieme denuncia ragionata e rassegna degli orrori a cui ci stanno, lo ripeto, a-b-i-t-u-a-n-d-o

 

di Alessandro Benigni

Fonte: https://ontologismi.wordpress.com

***

image_pdfimage_print
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

You may also like...

error: Alert: Content is protected !!