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3. L’ebreo internazionale: il controllo della stampa e delle informazioni. Henry Ford

Ricordiamo che quanto segue è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo delle informazioni e della stampa esercitato dagli ebrei, soprattutto negli Stati Uniti. Ford sostiene che gli ebrei sono razzisti e che utilizzano le informazioni soprattutto per trarne profitto e condizionare l’opinione pubblica, non certo per diffonderle.

Anche in questo caso, oggi come allora, il controllo della stampa e dei mezzi d’informazione statunitensi è saldamente in mano alla comunità ebraica americana. Ford si sofferma anche su un noto fatto storico, il cui protagonista è Nathan Rothschild, accaduto dopo la battaglia di Waterloo.

l'ebreo internazionale, il controllo dei giornali e delle informazioni

Il predominio ebraico nella stampa mondiale

La razza ebrea ha sempre avuto un’idea ben chiara dei vantaggi che si possono ricavare dalla stampa, la quale costituisce uno dei che determinano il suo predominio. Conoscere le notizie prima degli altri, sapere quello che accadrà, prima che lo sappiano i non ebrei, è stata sempre una loro prerogativa, resa più facile dalla stretta coesione dei propri gruppi e comunità. Da molto tempo, ormai sono essi i più astuti diffusori di notizie, così come sono stati gli inventori delle note informative. Gli ebrei non hanno mai avuto l’intenzione di divulgare le notizie, ma hanno preferito sempre serbarle in segreto, fra di loro, per ricavarne tutto il profitto possibile. Per molti secoli sono stati il popolo meglio informato del mondo intero, ed hanno sempre avuto spie dappertutto, per il profitto della propria razza.

Un esempio interessante e storico dello sfruttamento delle notizie a proprio vantaggio, è costituito dalla carriera di Nathan Rothschild, di Londra. Questo banchiere aveva basato tutti i suoi piani finanziari sul presupposto che Napoleone, in quel tempo esiliato all’Isola d’Elba, fosse eliminato definitivamente dalla politica europea. Invece Napoleone tornò, e durante i Cento Giorni del suo ultimo governo, nel 1815, sembrò che tutto l’edificio finanziario innalzato dai Rothschild dovesse crollare definitivamente. Nathan aiutò con tutti i mezzi la Prussia e l’Inghilterra contro Napoleone, e quando l’esercito francese e quello degli alleati si trovarono di fronte a Waterloo, nessuno come lui ebbe maggiore interesse nella vittoria di questi ultimi. Nathan era un vigliacco che temeva il sangue, e tremava al minimo accenno di violenza; eppure il suo interesse nella battaglia, da cui dipendevano la sua esistenza e la sua fortuna era tale, che corse in Belgio, e seguì l’esercito inglese, per seguire le fasi della battaglia.

Certo della vittoria inglese, abbandonò in fretta il campo, si recò a Bruxelles, di lì ad Ostenda, dove imperversava un tale temporale che nessuna nave osava partire per l’Inghilterra. Ma Rothschild, dimentico di ogni sua paura, al pensiero di quanto avrebbe potuto guadagnare alla Borsa di Londra, giunse a pagare 2000 franchi per essere trasportato sull’altra sponda. Arrivarono mezzi morti, ma il barone proseguì per Londra senza perdere un minuto e senza lesinare quattrini. L’Inghilterra era costernata dalle cattive notizie.

La mattina del 20 giugno 1815, quando Nathan Rothschild apparve in Borsa, nessuno sospettava ciò che egli sapeva. L’ebreo appariva stanco e pallido e si attribuì il fatto alle cattive notizie che doveva aver ricevute. Egli vendeva tranquillamente i suoi titoli e le quote scesero vertiginosamente alla notizia. Il panico prese la Borsa e tutti si precipitarono a vendere i titoli di Stato. Frattanto, gli agenti segreti di Rothschild compravano tutto quello che veniva venduto nei giorni 20 e 21. Le casseforti di Rothschild erano ricolme di titoli. Quando giunse la notizia della vittoria di Wellington, Nathan Rothschild aveva guadagnato 40 milioni di sterline, per il solo fatto di essere stato il primo a conoscere quella notizia di attualità.

Gli ebrei, con la loro influenza, sono riusciti a sopprimere quasi tutte le pubblicazioni che hanno creduto conveniente sopprimere. Fino a che punto domina l’influenza ebraica sulla stampa? Basta vedere ciò che succede ogni volta che su giornali o riviste appare la parola Ebreo.

Sarebbe interessante osservare la lista dei giornali che osarono occuparsi della questione ebraica, e che poi dovettero fallire. Quando il vecchio Barone Mosès Montefiore disse un giorno a Cracovia:

Finché non avremo la stampa del mondo intero nelle nostre mani, saranno inutili i nostri sforzi; dobbiamo dominare e influenzare il giornalismo mondiale per allucinare i popoli e ingannarli. Sapeva bene ciò che voleva dire.

Al gran pubblico si mostrano coincidenze fortuite, ma non ciò che si trama nell’ombra, e il popolo non viene mai a sapere la ragione di certi avvenimenti, che pure lo interessano direttamente. Ma questa ragione è perfettamente conosciuta in certi circoli, i quali però si guardano bene dallo stamparla. La questione del predominio ebreo sulla stampa degli Stati Uniti, si potrebbe illustrare chiaramente indicando il numero dei giornali di proprietà ebraica, di quelli che subiscono l’influenza ebraica, e il numero dei giornalisti ebrei che, nella maggior parte degli Stati, determinano il modo di pensare dei lettori americani non ebrei.

Per l’ebreo internazionale non c’è nulla di più temibile della verità sulla sua natura, o sui suoi piani segreti; basta un lieve accenno a questa verità per allarmarlo, e farlo strepitare all’antisemitismo. Per questo, l’unica difesa reale contro la nera onda dell’ebraismo montante a dittatura globale, è la Verità: la comprensione che non sempre le apparenze corrispondono al reale, e che l’antisemitismo è utile soprattutto e in primo luogo agli ebrei stessi. La dottrina sull’antisemitismo, necessario come fattore di coesione e di ordine fra gli ebrei, e sulla necessità di crearlo e coltivarlo fittiziamente laddove già non esista spontaneo, si trova nell’insegnamento di molti precettori ebrei antichi e moderni.

Negli Stati Uniti abbiamo avuto, in questi ultimi cinque anni, una amministrazione dominata dal giudaismo, e l’amministrazione della guerra è stata affidata ad un Governo dentro il Governo: un Super Governo completamente ebreo. La forza politica ebraica alligna, nella sua influenza, sulle cuspidi dei poteri pubblici, e gli ebrei, che rappresentano una minoranza politica, sono divenuti così una maggioranza per il loro potere di influenza: governano e se ne vantano.

La miglior prova del predominio ebreo in politica, è data dalla paura che tutti mostrano nel parlare degli ebrei, con la stessa naturalezza con cui si parlerebbe, ad esempio, degli armeni, dei tedeschi, dei russi o degli indostani.

Cosa significa questa cautela a priori, se non che si riconosce l’esistenza del potere ebreo, e i mezzi crudeli con cui lo si applica? Solo dal terrore può nascere un odio così veemente contro gli ebrei, e solo una razza moralmente inferiore, può vedere, nella paura e nell’odio che essa provoca, una convenienza a trarne profitto. L’ebreo non ha nulla del superuomo, anche se si atteggia a tale; è astuto, perseverante, e la sua ideologia razzista gli permette di fare cose moralmente disgustose per altre persone, ma, a parità di condizioni, non possiede superiorità alcuna; semplicemente gioca con carte truccate ed è fondamentalmente un baro che truffa gli altri giocatori.

Quando la gente saprà con quali mezzi l’ebreo conquista la forza, e come raggiunge il potere politico, l’ebreo ridiverrà ciò che è ed è sempre stato: uno squallido e tenebroso farabutto; un laido affarista senza scrupoli.

 

Henry Ford

Fonte: “L’ebreo internazionale”

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