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4. L’ebreo internazionale: il controllo degli Stati Uniti. Henry Ford

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Quanto segue è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo generale che gli ebrei esercitavano nel 1920 sull’economia degli Stati Uniti. All’epoca di Henry Ford tale controllo era esteso e capillare, oggi possiamo dire che è totale e riguarda ogni aspetto economico, politico, culturale e finanziario del paese.

ebreo internazionale di henry ford: controllo totale dell'economia e delle istituzioni

Il predominio degli ebrei

L’ebreo è un enigma mondiale. Per quanto la sua massa sia povera di numero, domina ciò nonostante il mercato economico e affaristico del mondo intero. Negli Stati Uniti, quasi tutto il commercio all’ingrosso, i Trust e gli istituti bancari, le ricchezze del sottosuolo e i principali prodotti dell’agricoltura, specialmente tabacco, cotone e zucchero, si trovano sotto l’assoluto dominio dei finanzieri ebrei o dei loro agenti. Anche i giornalisti ebrei rappresentano una forza estesa e onnipotente.

Secondo quanto afferma l’Enciclopedia Ebraica, un gran numero di industrie poderose si trova nelle mani di industrie ebree, anche se molte di esse, se non addirittura la maggior parte, figurano sotto ragioni sociali non ebree. La parte più importante della proprietà urbana è in mano agli ebrei; ebrei sono coloro che predominano nella vita teatrale e quelli che dirigono con assoluta egemonia tutta la vita informativa del Paese.

Numericamente inferiori a qualunque altra razza, dispongono giornalmente di una pubblicità vastissima, e sempre favorevole ai loro interessi. Ciò non sarebbe possibile se non fossero essi stessi a manovrarla a loro piacimento. Warner Sombart, un dotto filo-semita, nella sua opera Giudaismo e vita economica, dice che se le cose d’America seguiteranno a svolgersi come nell’epoca attuale, di qui a 50-100 anni gli Stati Uniti appariranno come un paese abitato esclusivamente da Negri, Schiavi ed Ebrei, e dove gli ebrei, naturalmente, saranno diventati i padroni assoluti di tutta la vita economica.

Come ha fatto l’ebreo a raggiungere un tale predominio? Contro tre milioni di ebrei vi sono 97 milioni di non ebrei, e il loro predominio non rappresenta altro che un’estensione territoriale del predominio finanziario ebraico già esistente oltre oceano. Cominciamo dalle origini. Un ebreo non si arricchisce mai a spese di un altro ebreo, ma a spese dei popoli non ebrei in mezzo ai quali vivono: la legge mosaica permetteva all’ebreo di trafficare con gli stranieri, ma in nessun caso con il suo prossimo di razza ebraica.

La loro Legge degli stranieri diceva: allo straniero presterai con usura, in nessun caso dovrai fare altrettanto con il tuo prossimo. Nel corso di molti secoli gli ebrei ebbero le migliori occasioni per praticare quella legge fondamentale. L’ebreo preferì sempre essere mercante improduttivo, nomade e avventuriero, e andò in Cina e nel resto del mondo fin dai tempi remoti.

In Inghilterra apparvero all’epoca dei Re sassoni; ebrei furono coloro che nel 1492 fondarono la prima fabbrica di zucchero in Santo Tomas; ed erano già stabiliti in Brasile quando lungo le coste del continente settentrionale esistevano solo alcuni miseri villaggi. La loro costante penetrazione è comprovata dal fatto che il primo banco nato nella Georgia fu di un ebreo: Isacco Minis. La loro abilità nell’inventare costantemente nuovi metodi di usura, li aiutò a raggiungere la posizione di padroni della finanza mondiale.

Molti strumenti di giro e di credito furono inventati da commercianti ebrei, non solo per le transazioni fra di loro, ma soprattutto per abbagliare i non ebrei coi quali trafficavano. La cambiale, i documenti al portatore, e l’assegno a vista, sono invenzioni ebraiche. La tendenza ebraica è sempre stata di trafficare preferibilmente con merci e non con persone, e un’altra loro istituzione è la Società Anonima, la società per azioni, che fa apparire con un nome non giudaico imprese dominate interamente dal capitale ebreo.

L’ebreo è l’unico vero capitalista internazionale, ma non ama proclamarlo ai quattro venti, e preferisce servirsi delle Banche e dei Trust non ebraici come suoi agenti e strumenti. Anche l’invenzione della Borsa è un prodotto del talento finanziario ebraico. A Parigi, Berlino, Londra, Francoforte e d’Amburgo, gli ebrei esercitavano un’influenza assoluta sulle prime Borse, e Venezia e Genova appaiono nelle antiche cronache col nome di città ebraiche, nelle quali si potevano realizzare le più grandi transazioni commerciali e bancarie. La Banca di Inghilterra fu fondata per consiglio e aiuto di ebrei olandesi immigrati; le Banche di Amsterdam e di Amburgo debbono la loro origine ad influenze ebraiche.

Quando gli ebrei vivevano in Spagna, la Spagna era il centro mondiale dell’Oro; espulsi gli ebrei essa perse quell’egemonia. Non soltanto si stabilirono in ogni angolo della terra ma conservarono sempre intimi contatti fra loro, tramite la comunione del sangue. Molti scrittori medioevali non riuscivano a spiegarsi come mai gli ebrei fossero costantemente al corrente degli avvenimenti europei, prima degli stessi Governi, avendo da ciò un incalcolabile vantaggio nelle loro speculazioni finanziarie.

Le informazioni anticipate, in tempi in cui le notizie giungevano lentamente, li rese indispensabili come intermediari dei prestiti agli Stati, genere di affari che gli ebrei fomentarono sempre. Queste famiglie di finanzieri furono quelle che, formando una specie di direttorio internazionale, manovravano re contro re, governi contro governi, sfruttavano senza coscienza le rivolte nazionali in corso o le provocavano nel loro esclusivo interesse.

Con l’aiuto dei loro prestiti e le catene del debito gli ebrei sono penetrati in tutte le Corti europee, fra i nobili, e nelle anticamere reali: la tattica giudaica è sempre stata quella del cammino diritto al quartier generale. I popoli non lo interessano, perché egli ritiene il suo superiore a tutti gli altri; gli interessano i nobili e i Re, di cui tiene in mano i cordoni della borsa e che gli sono debitori. Questa tattica procurò ai giudei vantaggi enormi anche in mezzo alle maggiori avversità e li abituò a considerarsi, visto il loro successo, di razza davvero superiore. Un altro metodo commerciale moderno, di origine genuinamente ebraica, consiste nella fusione o nel consorzio di industrie similari, per poter controllare i prezzi di determinati prodotti e servizi e aumentarli a piacimento.

Esiste oggi nel mondo una potenza finanziaria centrale, che effettua le sue giocate in ogni dove, con un sistema ammirevolmente organizzato, per il quale il mondo è lo scacchiere e il dominio mondiale la posta. Sotto la maschera delle leggi economiche, si occultano fenomeni che non obbediscono a legge naturale alcuna, ma che provengono esclusivamente dal freddo egoismo di determinati elementi, i quali hanno la volontà e il potere di ridurre l’umanità in schiavitù sotto il loro dominio assoluto. Quello che il mondo suole chiamare Capitale è di regola, denaro investito a scopo produttivo.

Erroneamente operai e impiegati chiamano capitalista l’imprenditore o il direttore di un’impresa; questi non sono capitalisti ma persone che debbono ricorrere ai veri capitalisti che facilitano loro il denaro per le loro imprese. Questo capitalismo è una potenza che agisce al di sopra dell’industriale, e che lo tratta con una durezza assai maggiore di quella che questo non oserebbe mai applicare ai suoi operai. Esiste un super capitalismo che si appoggia esclusivamente sull’illusione che nell’oro sia racchiusa la suprema felicità.

Esiste un Super governo che, senza essere alleato di nessun altro governo, agisce indipendentemente da tutti, ma su tutti fa pesare la sua dura mano. Esiste infine una razza, un’infima parte dell’umanità, che ha raggiunto un potere che neanche Roma ha sognato ai tempi della sua mirabile potenza. Al vincitore il bottino, dice un vecchio proverbio.

Se pochi membri di una razza poco popolosa e sempre disprezzata sono riusciti ad acquisire una simile preponderanza, o sono super uomini o sono persone volgari alle quali il resto dell’umanità, troppo tollerante, permise di raggiungere un grado ingiusto e malsano di predominio. Se gli ebrei non sono superuomini, i non ebrei dovranno rammaricarsi profondamente con sé stessi per quanto è avvenuto. Frattanto il problema dovrà essere studiato sotto nuovi punti di vista, e gli esperimenti vissuti in altri paesi, analizzati minutamente.

 

di Henry Ford

Fonte:”L’ebreo internazionale”

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