"Mai nessuno che se la stupri". Corte di Cassazione: siccome è nera, "istigazione all'odio razziale". Giorgio Lunardi - www.altreinfo.org

“Mai nessuno che se la stupri”. Corte di Cassazione: siccome è nera, “istigazione all’odio razziale”. Giorgio Lunardi

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Ci occupiamo di un commento su Facebook, scritto qualche tempo fa da una incauta signora:

«mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato, vergogna

Il commento era accompagnato dalla fotografia di Cecile Kyenge, che all’epoca rivestiva il ruolo di Ministro dell’Integrazione. La signora aveva scritto questo commento perché il giorno prima una ragazzina era stata stuprata da un rifugiato somalo e lei era molto scossa, avendo subito sua figlia lo stesso tipo di violenza. Aveva quindi postato, in un momento di rabbia, quella frase indirizzata non a Cecile Kyienge in quanto persona, bensì a Cecile Kyenge in quanto Ministro dell’Integrazione, segnalando che l’integrazione di certe persone era pressoché impossibile.

Cecile Kyenge, accostata a un nero stupratore. Chi lo ha fatto è stato accusato di istigazione all'odio razziale

Sembra tutto lineare e ragionevole. Resta il fatto che la signora ha utilizzato Facebook per augurare il male al Ministro e questo può essere interpretato come istigazione a commettere un reato. Infatti, a qualcuno potrebbe venire in mente di far seguire alle parole i fatti. Quindi il reato c’è.

Ma è stata processata e condannata per istigazione allo stupro?

Non solo per istigazione allo stupro. Per questo commento la signora è stata processata e condannata per istigazione allo stupro con l’aggravante dell’odio razziale. Ecco la Sentenza della Corte di Cassazione.

Poco importa che nel commento della signora non ci sia alcun riferimento alle origini africane del ministro o alla sua appartenenza ad una presunta razza nera, diversa da quella bianca. I giudici hanno pensato che siccome lo stupratore era nero, proveniva infatti dalla Somalia, l’invito a stuprare la Kyenge era motivato dal fatto che anche lei era nera come lo stupratore.

Una giravolta con doppio salto mortale, ma la condanna c’è stata

L’immaginazione dei giudici non ha confini, quando si tratta di applicare il reato di istigazione all’odio razziale. E se lo stupratore fosse stato bianco? Probabilmente avrebbero scritto che si trattava di un invito rivolto ai bianchi per stuprare le donne nere e non soltanto quelle bianche. L’unico modo perché non si applicasse l’aggravante della istigazione all’odio razziale era avere un ministro bianco, allora non ci sarebbero stati problemi, bianco o nero che fossero stati stupratore e stuprata.

Ricordo sempre a tutti. Attenzione alle parole e agli accostamenti di immagini. Se pubblicate la foto di un nero vicino quella di una scimmia, magari anche per ragioni giustificate, scatta il reato di istigazione all’odio razziale. Se pubblicate la foto di un nero che mangia una banana, correte lo stesso rischio. Potete dire a un altoatesino di andare a mangiarsi una mela, a un veneto di andare a mangiarsi un grappolo d’uva, a un siciliano di andare a mangiarsi un fico d’india. Ma se dite a un nero di andare a mangiarsi una banana sarete imputati, processati e condannati per istigazione all’odio razziale.

Il motivo è che le banane le mangiano anche le scimmie. Quindi, attraverso la banana, state dando della scimmia al nero. Ma non preoccupatevi, se mandate un nero a mangiarsi una mela, cambia poco. Ci sarà qualche giudice che troverà il nesso tra la mela e la scimmia oppure ravviserà nel vostro invito un suggerimento ad andare via dal nostro paese. In un modo o nell’altro verrete condannati per istigazione all’odio razziale.

Le spese processuali saranno molto alte, quanto basta per prosciugare i vostri risparmi.

Non c’è modo di venirne fuori, questa è la democrazia giudiziaria in cui ci siamo cacciati e da cui non si sa quando e come ne verremo fuori. E pensare che i più grandi giuristi sono italiani. Forse è proprio questo il problema.

Ma non prendiamocela troppo con la Razza Magistrati, loro applicano le leggi, non le fanno. La legge liberticida che permette tutto questo è la Legge n. 205/93 – Misure urgenti in materia di discriminazione razziale (Legge Mancino), approvata quando in Italia il problema immigrazione non esisteva ancora.

Qual era l’urgenza allora?

Nessuna urgenza, solo gente che programmava e preparava la strada…

Questi sono gli articoli salienti della Legge Mancino.

 

di Giorgio Lunardi

Fonte: www.altreinfo.org

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