Chi detiene il nuovo potere?
«Scrivo “Potere” con la P maiuscola solo perché sinceramente non so in cosa consista questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c’è. Non lo riconosco più né nel Vaticano, né nei Potenti democristiani, né nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria, perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali:
a me, almeno, essa appare piuttosto come un “tutto” (industrializzazione totale), e, per di più, come “tutto non italiano” (transnazionale).
(…) L’identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti “moderni”, dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente: ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all’edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una “mutazione” della classe dominante, è in realtà – se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia – una forma “totale” di fascismo. Ma questo potere ha anche “omologato” culturalmente l’Italia: si tratta dunque di una omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l’imposizione dell’edonismo e della “joie de vivre”.
di Pier Paolo Pasolini, tratto da “Il potere senza volto”, Corriere della Sera, 24 giugno 1974.
Il nuovo potere: la finanza globalista predatoria
Il “nuovo potere” che Pasolini sentiva nell’aria, ma che non riusciva ancora a vedere, se non nei suoi contorni, era il potere della finanza predatoria e globalista, che stava prendendo il sopravvento su tutti gli altri. Nel 1972 quel potere aveva già organizzato un colpo di stato in Cile, e imposto un nuovo sistema economico, basato su teorie neoliberiste, teorie economiche che sembravano ormai definitivamente accantonate, talmente tanti erano i problemi e la povertà che avevano generato.
Nelle Università Italiane le teorie economiche liberiste stavano lentamente sostituendo quelle keynesiane. Erano sponsorizzate dai Think Thank, una nuova e moderna forma di condizionamento sociale.
La scuola economica neoliberista stava lentamente prendendo il sopravvento negli accordi europei, nelle successive riforme bancarie, nei nuovi equilibri politici. I grandi economisti del passato, quelli che avevano permesso il boom economico del dopoguerra, il New Deal, il miracolo economico tedesco degli anni trenta, erano stati lentamente accantonati, esautorati e sostituiti con dei nuovi guru. Si facevano strada i vari Milton Friedman e la Scuola di Chicago, i cosiddetti Chicago Boys.
Tutti i nuovi guru, i fautori del neo-liberismo economico vennero appoggiati incondizionatamente dalla finanza predatoria che stava già sottomettendo l’Africa, come denunciava Thomas Sankara nei suoi memorabili discorsi, e si stava apprestando a sottomettere l’intero Occidente.
Il perché la finanza globalista appoggiava il neoliberismo lo possiamo capire guardando i numeri. In trent’anni di predominio la ricchezza del mondo si è concentrata nelle mani dell’1% della popolazione, lasciando nella povertà la metà degli abitanti del pianeta. Ma non basta, quell’1% tra trent’anni si sarà ridotto allo 0,1% perché gli altri verranno fagocitati dai più agguerriti. E dopo altri trent’anni diventeranno lo 0,01%.
Il resto degli abitanti del pianeta sarà nella povertà e nella schiavitù.
Le quinte colonne di quel potere finanziario senza scrupoli sono oggi i globalisti, quelli che Pier Paolo Pasolini non avrebbe avuto difficoltà a definire i fascisti antifascisti.
di Elena Dorian
Fonte: www.altreinfo.org
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