Il Comune di Roma assegna una casa ad una famiglia bosniaca composta da 14 nomadi di etnia Rom. La gente si oppone, inscena una manifestazione molto colorita, alcuni si lasciano prendere la mano, insultano e minacciano i Rom, volano parole grosse, accompagnate da gesti eloquenti, qualcuno urla “ti stupro” mentre passa una donna della famiglia con in braccio un bambino.
Ecco la notizia.
Naturalmente non finisce qui.
Su ordine della Procura, la Questura ha già esaminato tutti i filmati delle telecamere di sorveglianza che si trovano in zona, tutti i video girati coi cellulari e postati su Facebook, i video girati dalle stesse forze dell’ordine nonché quelli consegnati volontariamente da persone che filmavano la manifestazione, ma che non erano d’accordo coi manifestanti.
In poche ore la Questura ha individuato i partecipanti alla manifestazione, chi urlava e chi no, chi gesticolava e chi no.
Ci sono già i primi indagati dalla procura.
Chiariamo la situazione. Le minacce sono perseguibili per querela di parte. Ciò significa che la famiglia Rom dovrebbe querelare i manifestanti. Ma nel caso in cui un gruppo di persone, almeno dieci, anche non armate, minacci qualcuno, l’azione giudiziaria parte d’ufficio. Non è quindi necessario che qualcuno sporga querela.
Se poi le offese riguardano i Rom si tratta anche di istigazione all’odio razziale e le cose peggiorano ulteriormente.
In sintesi, molti di coloro che hanno partecipato a questa manifestazione saranno incriminati, processati e condannati per minaccia, aggravata da più persone riunite (art. 612 c.p.), con l’ulteriore aggravante dell’odio etnico o razziale. E questo indipendentemente dal fatto che i Rom sporgano querela o meno. Il reato è perseguibile d’ufficio. Se le associazioni dei Rom, oppure la famiglia Rom offesa, o anche il Comune di Roma lo vorranno, potranno costituirsi parte civile ed ottenere un congruo risarcimento da quelli che hanno urlato e minacciato durante la manifestazione.
Se poi a qualcuno degli incriminati verrà in mente di dichiarare nel corso degli interrogatori che ha partecipato alla manifestazione perché “i Rom rubano” e si sentiva minacciato dalla loro presenza in quel quartiere, allora ci sarà un ulteriore aggravante a suo carico.
Infatti, dire in modo generico che i Rom rubano è razzismo e comporta sicure conseguenze penali.
Ora cambiamo scenario. Vediamo continuamente in televisione manifestazioni di piazza in cui gruppi di centinaia di persone offendono, insultano, minacciano i cosiddetti “antagonisti”, quelli che non hanno diritto di parola in quanto sono dalla parte sbagliata della storia. Ma poi non succede nulla. La Procura non indaga, la Questura non si muove, l’azione giudiziaria non parte d’ufficio, nonostante ci siano tutti i requisiti, non c’è razzismo, non ci sono le telecamere, non ci sono infiltrati che girano i video, Facebook non conta più nulla.
Questo si chiama controllo sociale.
di Giorgio Lunardi
Fonte: www.altreinfo.org
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