Ilhan Omar è una giovane somalo-americana, di religione musulmana, attuale deputata del Congresso degli Stati Uniti. E’ stata candidata dal Partito Democratico nel Minnesota e fa parte della Commissione Affari Esteri della Camera.
E’ la prima donna musulmana ad entrare in Congresso, con tanto di hijab sul capo.
Le dichiarazioni di Ilhan Omar
Ilhan Omar, che non nutre molta simpatia per lo Stato Ebraico, ha dichiarato recentemente:
“Sostenere Israele significa essere fedele ad un paese straniero”
Frase considerata fortemente antisemita, soprattutto dalla stampa e dagli organi di informazione, da sempre filo-israeliani. Non è la prima volta che Ilhan Omar esprime idee contrarie a Israele e alla sua politica verso i palestinesi, o assume atteggiamenti ostili alla lobby ebraica, criticando la sottomissione dei politici americani, eletti in gran parte grazie ai loro cospicui finanziamenti.
Ricordiamo alcune delle frasi pronunciate dalla neo-deputata in passato:
- “I politici americani difendono Israele perché motivati dal denaro, non lo fanno nell’interesse degli Stati Uniti.”
- “Riaffermo il ruolo problematico dei lobbisti nelle nostre politiche, che si tratti dell’AIPAC, dell’ANR o dell’industria dei combustibili fossili, è durato troppo a lungo e dobbiamo essere disposti ad affrontarlo.”
- “Israele ha ipnotizzato il mondo.”
- “Allah risvegli le persone alle malefatte compiute da Israele.”
- “Gli ebrei e il denaro sono una sola cosa.”
- “Boicottiamo Israele.”
Tutte frasi, critiche verbali, comportamenti e semplici verità, considerate razziste e antisemite dagli ebrei americani, o almeno dalle loro associazioni.
La risoluzione contro l’antisemitismo
I comportamenti di Ilhan Omar hanno irritato la potente comunità ebraica degli Stati Uniti, che ha chiesto ed ottenuto in tempi record una esplicita risoluzione del Congresso di condanna di ogni forma di antisemitismo.
Si tratta della risoluzione H.Res.183.
La risoluzione è incentrata sulla condanna dell’antisemitismo, considerato nelle sue molteplici sfumature. Ad esempio condanna l’accusa rivolta agli ebrei di essere fedeli ad Israele più che agli Stati Uniti, l’accostamento degli ebrei al potere mondiale della finanza, l’accusa di controllare la vita politica ed economica degli Stati Uniti, la semplice affermazione che gli ebrei sono ossessionati dal denaro.
La cosa più sorprendente della risoluzione è però un’altra.
La risoluzione H.Res.183 condanna anche la discriminazione verso i musulmani.
E non solo. Nel quarto paragrafo della Risoluzione del Congresso, c’è scritto chi sono i colpevoli di tutte queste discriminazioni:
“I suprematisti bianchi, negli Stati Uniti, hanno sfruttato e continuano a sfruttare l’intolleranza e l’odio come arma per ottenere vantaggi politici, prendendo di mira i popoli tradizionalmente perseguitati, compresi afroamericani, latini, nativi americani, americani asiatici e abitanti del Pacifico e altre persone di colore, ebrei, musulmani, Indù, Sikh, comunità LGBTQ, immigrati e altri, con attacchi verbali, incitamento e violenza”.
Nella risoluzione del Congresso si fa quindi esplicito riferimento ai suprematisti bianchi, categoria non meglio definita, che comprende ku klux klan, identitari bianchi, semplici bianchi, opinionisti bianchi non identitari. Nel momento stesso in cui un bianco esprime una critica agli ebrei o ai musulmani è già classificato come suprematista bianco, causa di tutti i mali del mondo.
Il Congresso Americano dimentica però il ruolo di primo piano che hanno avuto gli ebrei nella tratta degli schiavi, quindi nella discriminazione dei neri, la produzione e la vendita di alcolici destinati agli indiani, quindi la discriminazione dei nativi americani. Dimentica anche che Nation of Islam, organizzazione presieduta da Farrakhan, è suprematista nera ed è fortemente antisemita.
E dimentica, infine, che nei libri sacri degli ebrei ci sono innumerevoli frasi che inneggiano al suprematismo ebraico. Già il fatto di ritenersi il popolo eletto da Dio, che tutti gli altri devono servire, è un segno di becero e ottuso suprematismo.
Appare una forzatura imputare tutti i mali del mondo ai suprematisti bianchi.
Le nuove disposizioni che vietano le critiche a Israele ed agli ebrei vanno avanti a ritmo serrato, non soltanto negli Stati Uniti, ma in tutto l’Occidente. Non è una novità storica. Ricordiamo infatti che in Unione Sovietica, nel 1927 era vietato criticare o parlare male degli ebrei. Costava la vita.
Non solo, in Unione Sovietica erano sospettati di antisemitismo anche coloro che non parlavano bene degli ebrei, in quanto se non parlavano bene – secondo gli ebrei – voleva dire che pensavano male di loro. E pensare male degli ebrei era vietato.
Tra non molto, forse nel 2027, sarà anche qui così.
Poi chissà cosa succederà.
“Historia magistra vitae” Scriveva Cicerone nel 55 a.C.
Ma non tutti imparano dalla storia.
di Elena Dorian
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