Il cappio al collo del debito pubblico si stringe un po’ al giorno, finché ci soffocherà. Alberto Rovis
Il rapporto debito/PIL è una delle grandezze economiche più importanti, forse quella cui guardano con più attenzione i cosiddetti “mercati”, almeno così ci raccontano i media del sistema. Un paio d’anni fa questo rapporto era pari al 132%. Oggi ammonta al 135% circa. Si tratta di un rapporto che peggiora anno dopo anno, nonostante i sacrifici e gli sforzi che siamo chiamati a fare.
Ed è logico che sia così, perché non abbiamo una nostra moneta e perché l’inflazione non parte.
I media (gli esperti, i politici, gli analisti, i giornalisti) affermano come un mantra che questo rapporto è il termometro economico che misura la febbre al paese. Secondo gli accordi europei dovrebbe essere addirittura inferiore al 60%. Sappiamo che quando questo rapporto arriverà al 150% verrà la Troika e ci sistemerà come ha fatto con la Grecia, in men che non si dica, distruggendo quel che resta della nostra economia.
Tutto questo lo sappiamo perché lo abbiamo visto coi nostri occhi.
I media ci dicono che dobbiamo risparmiare per evitare di fare la fine dei greci. E invece, i nostri sforzi non basteranno. Ci impongono politiche di austerità. Ma ogni rinuncia sarà inutile. Il debito è come un cappio al collo. Si stringerà ogni giorno di più, finché ci soffocherà. I nostri aguzzini lo sanno e aspettano come avvoltoi che la situazione evolva verso il peggio.
Perché il rapporto debito/PIL è destinato a peggiorare
Per la fine del 2019 è previsto un Debito Pubblico pari a 2.423 miliardi di euro, a fronte di un PIL di 1.785 miliardi. Il rapporto debito/PIL sarà quindi pari a (2.423/1785*100) 135,7%. Per il 2020 il governo ha previsto un aumento del debito del 2,4% del PIL, che arriverà quindi a 2.462 miliardi (se va tutto bene). Affinché il rapporto debito/PIL rimanga costante, il PIL nominale dovrà crescere di almeno l’1,80%.
Sappiamo già che questo non sarà possibile, per i seguenti motivi:
- stiamo entrando in un periodo di recessione a livello mondiale, le imprese italiane lavorano molto per quelle tedesche, come contoterziste, ma la Germania è ferma, addirittura in recessione. Quindi, nulla di buono all’orizzonte per il nostro PIL;
- le politiche del governo sono restrittive (più tasse, meno spese, meno servizi), l’Europa non permette politiche espansive. Tutto questo genera nuova recessione che si abbatte negativamente sul PIL;
- la domanda interna è debole ed anche se aumenta non è detto che apporti un miglioramento al PIL. Ad esempio, quando acquistiamo una macchina giapponese la domanda interna cresce, ma stiamo migliorando il PIL del Giappone, non il nostro;
- il debito potrebbe essere abbassato (s)vendendo parte del patrimonio immobiliare pubblico, ma questa operazione procede a rilento ed è difficile da attuare a condizioni accettabili, soprattutto da quando il Governo Monti ha distrutto il mercato immobiliare;
- l’unica speranza per espandere il PIL è un miglioramento della domanda estera, quindi delle nostre esportazioni, ma lo stesso problema ce l’hanno anche gli altri paesi, Stati Uniti compresi, e quindi, anche per le iniziative di Trump, le nostre esportazioni sono in difficoltà;
Per uscire da questa situazione occorre mettere in atto politiche espansive. Investire in infrastrutture, in miglioramenti produttivi, in ricerca e sviluppo. Ma tutto questo è vietato. La Banca Centrale Europea continua a creare denaro dal nulla, ma lo dà alle banche, che lo usano per acquistare titoli pubblici e per finanziare operazioni speculative. I soldi non arrivano all’economia, non producono occupazione.
A queste condizioni l’inflazione, che potrebbe ampliare il PIL nominale e ridurre il peso del debito, com’è già successo in passato, non riesce a decollare. L’Italia è costretta quindi a percorrere un sentiero stretto, e basta un piccolo passo falso perché il tutto precipiti e il rapporto debito/PIL peggiori ancora.
Il continuo aumento del nostro debito pubblico arricchisce il sistema bancario, apre le porte allo spread ed alla finanza speculativa, impoverisce ancora di più la classe media, ormai al collasso. La situazione di deflazione è quella che la finanza predatoria predilige in quanto permette di prelevare ricchezza reale dal basso e spostarla verso l’alto, convogliandola nelle proprie tasche.
Molti dicono che l’Europa è in buona fede e non capisce la situazione. Il problema sarebbe quindi la mancanza di comprensione della situazione in cui versa l’economia mondiale.
Questo è falso.
Chi comanda in Occidente ha un’esperienza più che millenaria nell’utilizzo del meccanismo del debito per prelevare la ricchezza dal basso e convogliarla verso le proprie tasche. Nel medioevo a farne le spese erano i contadini. Negli anni settanta depredavano l’Africa di Tomas Shankara, oggi stanno depredando l’Europa.
La finanza globalista apolide, il vero potere occulto che gestisce e controlla l’Europa, capisce molto bene quello che sta succedendo, su questo non ci possono essere dubbi. Stanno prelevando giorno per giorno la ricchezza che noi produciamo, impoverendo ancora di più i poveri e la classe media, mentre loro si arricchiscono oltre ogni misura e moralità.
L’Europa delle banche non sta sbagliando strada o strategia. Sta soltanto facendo gli interessi di chi detiene il vero potere. A loro, di noi e della nostra vita, non interessa nulla. Il teatrino della politica, che va in scena ogni giorno, tra le 21 e la mezzanotte, serve soltanto per distrarci. E’ il nostro “Panem et circenses” quotidiano. E mentre noi siamo distratti, loro divorano ogni nostra ricchezza.
Le decisioni che contano vengono prese da gente che non appare in televisione.
Ci lasciano il pane e le distrazioni offerte dal circo mediatico, perché a loro va bene così. Più avanti finiranno anche questi.
di Alberto Rovis
Fonte: www.altreinfo.org
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