Il pensiero logico deduttivo è il nemico mortale della classe dominante. Il sistema scolastico ed educativo non può e non deve funzionare. Elena Dorian - www.altreinfo.org

Il pensiero logico deduttivo è il nemico mortale della classe dominante. Il sistema scolastico ed educativo non può e non deve funzionare. Elena Dorian

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Contrariamente a quello che pensano in molti, la scuola non è in disfacimento per caso, o per risparmiare, o perché la società è in decadimento.

La scuola è il nemico mortale della classe dominante, qui e in ogni angolo del pianeta, e quindi va depotenziata.

Il pensiero logico è vietato nella scuola, certe domande gli allivei non devono porle. La verità è quella ufficiiale, la scuola è quindi un nemico della classe dominante

Il pensiero logico è vietato

L’istruzione è fondamentale per capire la storia e comprendere i fenomeni sociali, per imparare a distinguere tra classi dominanti e classi subalterne, per capire in quale direzione si sta muovendo la società, come liberarci dal potere di turno e dal pensiero unico globale.

E’ quindi necessario che l’istruzione sia controllata e che la scuola sia posta sotto tutela.

I ragazzi non devono avere gli strumenti logici e culturali per capire cosa succede intorno a loro. Il pensiero logico deduttivo è stato messo al bando non soltanto nella scuola italiana, ma in tutte le scuole occidentali. Analizzare i fatti e trarre le logiche conseguenze è vietato.

Gli alunni non devono porsi domande e cercare risposte, il dialogo insegnante allievo non esiste se non è finalizzato a imporre il pensiero unico globale. I ragazzi non devono avere gli strumenti logici per analizzare razionalmente gli eventi.

Gli scambi di opinione e il brain storming sono vietati a scuola, altrimenti potrebbe essere messo in discussione il pensiero unico globale che la classe dominante vuole imporre

Vietati scambi di opinione e brainstorming

Gli scambi di opinione, quel discutere tutti insieme per raggiungere la verità, non deve verificarsi. A scuola la storia la raccontano i libri e l’insegnante, non vengono applicati metodi logico-deduttivi per capire gli eventi, il brainstorming con l’intervento attivo e costruttivo degli allievi non trova spazio.

Le discussioni devono essere mediate dagli insegnanti, che prediligono le lezioni frontali e la lettura dei libri di testo, appiattiti sulla verità imposta, perché se contenessero altre verità non arriverebbero nei banchi di scuola. Proviamo ora a ammaginare cosa succederebbe in classe se un allievo ponesse domande imbarazzanti sul ruolo della finanza nella storia recente, sulle vere motivazioni che spinsero il mondo verso la seconda guerra mondiale, su chi c’era dietro la rivoluzione francese, sul fondamentale ruolo delle banche e dei banchieri nella promozione delle guerre.

L’insegnante non può permettere che gli allievi discutano liberamente di questi argomenti. Il libro di testo deve essere al centro della lezione. E i libri di testo storici sono tra i più controllati, al fine di evitare che emergano punti di vista non approvati.

La censura delle idee diverse è fondamentale perché il sistema di potere possa manternersi e sopravvivere

La censura dei libri

Nessuna casa editrice stamperebbe un libro di storia in cui compare il nome dei Rothschild, oppure quello di George Soros, o quello dei Sassoon. La storia raccontata nei libri di storia è funzionale al sistema. E la scuola reprime ogni ricerca o interpretazione autonoma da parte degli allievi. La censura, la repressione dello sviluppo del prensiero logico deduttivo, l’inibizione di ogni ricerca sono fondametnali per la classe dominante. Guai se i ragazzi sviluppano quelle qualità fondametnali che permetteranno loro di capire e di agire di conseguenza.

La scuola è l’organo di trasmissione del pensiero politicamente corretto, dal quale i ragazzi non riusciranno a liberarsi per il resto della loro vita, a meno che non seguano un percorso di liberazione dalle dottrine inculcate nelle loro teste sin da quando erano bambini.

Mandarli a lavorare gratuitamente già a quindici anni, appiattirli su certe idee, insegnare a fare, ma non a pensare, emarginare metodi di apprendimento che funzionino davvero, evitare ogni discussione che rischi di portare a conclusioni diverse da quanto prescrive il potere dominante.

Gli insegnanti, asserviti al sistema, paurosi di essere messi alla gogna, accolgono tutto ciò che il sistema approva.

Due lezioni dal passato

Nel V secolo a.C. il potere dominante dell’Atene di allora, costrinse Socrate al suicidio perché raccontava delle verità scomode; corrompeva i giovani, asserivano. Oggi farebbe la stessa fine.

Nel IV secolo a.C. Platone descriveva il Mito della Caverna:

Immagina che gli esseri umani siano prigionieri, costretti a vivere in una caverna illuminata debolmente da un fuoco artificiale, legati fin dalla nascita e posti di fronte ad uno schermo dove vedono passare le ombre degli oggetti che qualcuno muove dietro di loro. La loro conoscenza è soltanto un’illusione. La realtà vera sta dietro le loro spalle, al di fuori della caverna. Ma uscire dalla caverna può essere pericoloso: la luce esterna può abbagliare fino a far diventare ciechi.

La ricerca della verità è un cammino scomodo e faticoso.

Platone, nel IV secolo a.C. ha descritto la nostra società moderna.

Il bisogno di inibire lo sviluppo del pensiero logico per evitare che emerga la verità e con essa la vera natura predatoria della classe dominante rappresenta un impoverimento intellettuale per tutta l’umanità.

 

di Elena Dorian

Fonte: www.altreinfo.org

 

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