Alain Finkielkraut è un intellettuale, filosofo, commentatore radiofonico e televisivo francese, di origini ebraiche. Da sempre sionista, un tempo era pro immigrazione e in favore di una società multietnica e multiculturale. Oggi è ancora sionista, ma non è più favorevole alla società multietnica in quanto gli islamici non si adattano al modello sociale francese e non accettano lo sbilanciamento della politica francese verso Israele e in favore degli ebrei. Insomma, in quanto ebreo non si sente più al sicuro in Francia. Allora vorrebbe tornare indietro. Ma tornare indietro non si può.
I dubbi più grandi sorgono quando si analizzano le immediate adesioni dei media alle versioni false degli eventi.
Ricordiamo che le vicende di Alain Finkelkraut hanno avuto un’eco mondiale e sono state trattate da tutti i media occidentali e non solo.
A seguire un commento tratto dal sito www.maurizioblondet.it
“Il più pericoloso antisemitismo è tornato nel cuore dell’Europa… E’ la stessa feroce dinamica da cui si originavano i pogrom in Russia ai tempi degli zar, in Germania al tempo dei nazisti, nei paesi arabi – da Baghdad a Tripoli – negli anni Quaranta e Cinquanta”.
Cosi, il direttore della Stampa Maurizio Molinari, ha voluto dedicare un fondo di suo pugno alla aggressione (verbalmente) antisemita che i Gilet Gialli hanno diretto ad Alain Fikelkraut, un nouveau philosophe che tiene una rubrica settimanale France Culture, radio pubblica, dove parla solo per difendere Israele ed attaccare, insultare e schernire i cittadini francesi di discendenza maghrebina.
L’anti-islamismo primario a sfondo razzista è la costante degli interventi di F. Si è detto urtato da “l’accent des beurs”, ossia dall’accento maghrebino (beur è una forma offensiva)..
http://www.panamza.com/03022014-finkielkraut-beurs-musulman/
Ha proclamato che gli animali “sono più sensibili degli abitanti delle banlieues”, tra i quali imperano “il sessismo e l’antisemitismo”.
http://www.panamza.com/04112013-finkielkraut-quartiers-sensibles/
“Mettere milioni di musulmani su una nave” ed espellerli è un proposito enunciato da Eric Zemmour (un altro intellettuale…) su cui F. si è detto “certamente non scandalizzato”
http://www.panamza.com/241214-finkielkraut-zemmour/
Insomma si capisca il tipo: un provocatore, un po’ sul modello da noi del vecchio Vittorio Feltri, su posizioni ultra-sioniste e islamofobe, che parla dalla radio pubblica.
Questo è importante per capire la cosiddetta “aggressione antisemita” che ha subito, in favore di telecamere, e che (sia detto tra parentesi) ha tutta l’aria di una scena artefatta: chiunque può indossare un gilet giallo e recitare una parte in commedia.
?Quand les #GiletsJaunes croisent le philosophe Alain #Finkielkraut boulevard du Montparnasse, à #Paris, et l’insultent copieusement.#Acte14 #ActeXIV pic.twitter.com/Rgt8ClrAf3
— Yahoo Actualités (@YahooActuFR) 16 febbraio 2019
Gli stessi intellettuali che sostengono i Gilet Gialli si sono sentiti in dovere di prendere le distanze, “Cose simili sporcano il movimento, tradiscono i suo spirito originale e rendono impossibile il compito a quelli che si sforzano di difenderli”, ha scritto Coralie Delaume.
Per 24, 48 ore, unanime la condanna. Corale. Assordante. Totalitaria.
Anche se lo stesso Finkelkraut, intervistato a caldo, ha sminuiti:”No, non ho sentito l’espressione sporco ebreo di merda [tutti i media l’hanno strillato] …a cominciare non è stato un Gilet Giallo ……Era un tipo con un po’ di barba, mi ha detto “Dio ti punirà”, una frase da retorica islamista…”
?? Insultes contre #AlainFinkelfraut : le philosophe précise qu’il ne s’agissait « pas d’un #GiletsJaunes à l’origine » et indique qu’il « avait une légère barbe (…) Il m’a dit : “Dieu va te punir”, ça c’est la rhétorique islamiste ». #StopAntisemitisme pic.twitter.com/OAhGKHhyud
— La Plume Libre (@LPLdirect) 17 febbraio 2019
I “bianchi” omofobi e trumpiani che hanno “aggredito” il cantante Smollet
Quasi nello stesso momento, un falso in qualche modo simile avveniva dall’altra parte dell’Atlantico. Il cantante Jussie Smollet, negro e sodomita militante, ha denunciato di essere stato aggredito – il 20 gennaio scorso, alle due del mttno, in un quartiere elegante (gay) di Chicago, da due uomini che a viso coperto gli hanno gridato frasi razziste e “anti-gay”, ripetendo per di più: “Questo è il paese MAGA”, ossia Make America Great Again – con i che gli aggressori mascherati si dichiaravano seguaci di Trump e del so slogan di successo. A conferma delle loro fede odiosa e razzista, avevano in testa i berrettini rossi di Trump. Sicuramente bianchi e trumpiani.
I media si sono buttati: ecco il razzismo, ecco tornato il fascismo, il nazismo! Trump! Finché i due mascherati che hanno aggredito Smollett sono stati arrestati: sono due fratelli nigeriani, maschioni, che hanno confessato di aver ricevuto 3500 dollari a testa dal divo Smollet, per inscenare la “aggressione anti-gay e razzista”, in perfetto accordo con lui. Più 500 dollari quando fossero tornati in Nigeria (ah, questi migranti che fuggono dalle guerre!)
La lezione da trarre da questi due apologhi è facile: sta nell’automatica, corale, immediata e totale adesione dei media sulla versione falsa. Qualunque false flag – dall’11 Settembre in poi – è reso possibile perché può contare sull’adesione meccanica dei media. Basta eccitarli nel senso del Credo Politicamente Corretto vigente – “Antisemitismo”, “anti-Sodoma” in America “Anti-Trump”, in Europa “Anti Gilet Gialli” – ed è come premere un pulsante: rispondono sempre, da bravi cani di Pavlov condizionati a sbavare quando suona il campanello.
di Maurizio Blondet
Fonte: https://www.maurizioblondet.it
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