Le rivoluzioni colorate, organizzate dai servizi segreti e dai poteri occulti, appoggiate dalle ONG, finanziate da Soros, basate sulla creazione di notizie false, montate ad arte e diffuse dai media asserviti, stanno diventando un serio problema per tutti i paesi in cui ci sono regimi o governi non allineati ai voleri dei potenti del pianeta.
In Ungheria il governo Orban ha agito per tempo, e si è organizzato per spuntare le armi dei falsi rivoluzionari.
Dopo aver assistito alle bufale del massacro di Timisoara, costate la vita e il potere a Ceausescu, delle false armi di distruzione di massa, costate la vita a Saddam Hussein e a milioni di Iracheni, di Gheddafi “che uccide il suo popolo”, costate la vita a Gheddafi, a quasi tutta la sua famiglia e a centinaia di migliaia di libici, il Presidente Ungherese Viktor Orban ha individuato le modifiche legislative necessarie per sterilizzare ogni azione di destabilizzazione nel suo paese.
Nel 2011, all’indomani della distruzione della Libia, il Governo Magiaro ha approvato una legge che pone dei limiti alla libertà di stampa. In primo luogo, costringe i giornali a rivelare le loro fonti, qualora le informazioni incidano sulla sicurezza nazionale. E questo è già un problema per i professionisti della menzogna. In secondo luogo, impone multe molto salate a coloro che diffondono notizie false, infondate o non verificate. E questo taglia la testa al toro.
L’informazione, controllata dalla finanza, non può far molto senza creare bufale al momento opportuno per manipolare la percezione della realtà.
Oltre a limitare le azioni della stampa, Orban ha voluto anche tenere sotto controllo le azioni di Soros, dichiarandolo persona non gradita e vincolando l’operatività delle Organizzazioni finanziate dalla Open Society, vero e proprio braccio armato del “filantropo”. Con queste azioni ha impedito che le ONG di Soros potessero creare disordini sociali e soffiare sul fuoco della destabilizzazione, due passaggi di fondamentale importanza per creare una rivoluzione colorata.
La legge è stata battezzata “Stop Soros”. E’ servita non soltanto a tenere sotto controllo i rischi di una rivoluzione colorata, ma anche a limitare la migrazione di massa, sostenuta da Soros per “islamizzare l’Europa e distruggere la sua identità cristiana”. Questo è almeno quanto sostiene Viktor Orban.
La politica ungherese è stata molto criticata dall’Unione Europea che, però, nulla ha potuto per evitare che entrassero in vigore le leggi approvate dal Parlamento.
I risultati si vedono. L’Ungheria è stabile da un punto di vista sociale e politico. Ha un tasso di crescita pari al 3,5%, la disoccupazione è ai minimi storici, il rapporto debito/PIL è al 73%.
La stampa occidentale paragona Orban al male assoluto, ma in Ungheria le rivoluzioni colorate non attecchiscono.
Fare prevenzione si può.
di Elena Dorian
Fonte: www.altreinfo.org
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