Il Dipartimento per l’Educazione del Presidente Trump ora afferma che criticare Israele è un “crimine d’odio”. Incredibilmente molti college e università si stanno piegando alle pressioni del governo ostacolando le attività del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). L’articolo è di Philip Giraldi.
La lobby israeliana negli Stati Uniti e le sue controparti in Europa stanno prestando particolare attenzione a limitare il più possibile le attività del Movimento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS). Questo perché il BDS, che è un movimento non violento ed è basato sul rispetto dei diritti umani, è molto attraente per gli studenti universitari, vale a dire per i leader di un domani.
Israele, che promuove la propria narrativa, in gran parte immaginaria, su sé stesso, è riluttante a permettere narrative diverse sulla sua fondazione e sulle sue attività attuali, quindi sta lavorando duramente per escludere qualsiasi critica a Israele dai campus universitari americani e persino dalle scuole pubbliche.
Una linea che si è dimostrata particolarmente efficace è quella di sostenere che gli ebrei dei campus si sentono minacciati ogni volta che qualcuno sostiene i palestinesi o gli iraniani, anche solo per comunicare che i loro diritti civili vengono violati.
Ci si chiede allora come debbano sentirsi i palestinesi e gli iraniani di fronte al flusso infinito di ostilità che emana dai media statunitensi e da Hollywood nonché da alcuni politici che rappresentano entrambi i partiti e la Casa Bianca.
Nella più recente manifestazione di soppressione delle opinioni critiche verso Israele, il Dipartimento della Pubblica Istruzione del governo federale ha ordinato alla Duke University e all’Università della Carolina del Nord di riorganizzare il programma del Corso di studio sul Medio Oriente, gestito congiuntamente dalle due università. Il Dipartimento sosteneva che nel corso mancassero sufficienti contenuti “positivi” su cristiani, ebrei, baha’i, Yazidi, curdi, drusi e altri.
La richiesta di modifica è arrivata insieme alla minaccia di sospendere il finanziamento federale.
Kenneth L. Marcus è assistente dell’Ufficio per i Diritti Civili del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti. E’ anche Presidente di una fondazione che difende i diritti degli ebrei contro il BDS e le manifestazioni pro- palestinesi. Egli non ha esitato a presentare reclami ed esposti contro le amministrazioni dei college, a nome degli studenti ebrei che si ritengono minacciati dall’antisemitismo vissuto all’interno dei college.
In un editoriale apparso, non a caso, in The Jerusalem Post, Marcus ha osservato che anche se i reclami degli studenti vengono respinti, creano comunque gravi danni d’immagine alle istituzioni coinvolte, davanti a donatori, docenti, leader politici e potenziali studenti.
L’anno scorso Marcus, nella sua veste ufficiale di Segretario dell’Ufficio per l’Istruzione ha aperto un’indagine su presunti pregiudizi antiebraici alla Rutgers University. Ha dichiarato che il suo ufficio avrebbe da ora in poi usato la definizione di antisemitismo sostenendo che le molte critiche a Israele sono un crimine d’odio.
Zoha Khalili, avvocato dello staff di Palestine Legal, ha spiegato come il messaggio proveniente da Washington sia in realtà abbastanza semplice da decifrare:
“Se vuoi criticare Israele, allora il governo federale esaminerà da vicino l’intero programma del corso, fino alla sua eliminazione. Pertanto, l’esistenza stessa del corso dipenderà dalla disponibilità a dar seguito alla narrativa approvata da Israele “.
Le possibili conseguenze sono molto chiare. Se sei un istituto di istruzione che critica Israele, in qualsiasi modo o forma, perderai tutti i finanziamenti che ricevi dal governo federale. La mossa non ha nulla a che vedere con le esigenze di bilancio o con la sicurezza nazionale o con l’efficacia dei programmi finanziati.
Ha a che fare soltanto con la promozione degli interessi israeliani.
Che un avvocato difensore degli interessi di Israele si trovi in una posizione chiave per decidere chi ottiene finanziamenti in base ai suoi pregiudizi è un non senso, ma è qualcosa a cui dovremmo ormai essere tutti abituati, poiché apparentemente non c’è limite a ciò che l’amministrazione Trump è disposta a fare per Israele e per i mostruosi sostenitori, ricchi e potenti, che operano negli Stati Uniti in favore di quel paese.
di Philip Giraldi
Tratto da: https://americanfreepress.net
Traduzione e sintesi: Elena Dorian
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