È finalmente disponibile in italiano, grazie al coraggio e alla risolutezza dell’editore Giuseppe Zambon ed al lavoro di traduzione e cura del Prof. Diego Siragusa “Gekaufte Journalisten” di Udo Ulkfotte. Un testo di importanza fondamentale per chiunque si batta per la verità e la giustizia, che narra del coinvolgimento delle Agenzie di Intelligence nei media tedeschi e non solo. Qui un profilo dell’ex giornalista del Frankfurter Allgmeine Zeitung scomparso circa tre di anni fa.
Udo Ulfkotte nato a Ljppstadt, Germania ovest il 20 gennaio 1960 è stato un noto giornalista tedesco e anche autore di numerosi libri. Ha lavorato per 25 anni come giornalista, di cui 17 trascorsi alla Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ). Durante questo periodo ha scritto oltre 3400 articoli per il principale quotidiano tedesco, rivestendo diversi ruoli, tra cui giornalista di guerra e redattore di questioni di politica estera. Morì il 13 gennaio 2017, in circostanze “strane”, in quanto fu trovato morto nella sua abitazione e il governo tedesco dichiarò che si era trattato di un infarto, ma senza alcuna autopsia fu cremato affrettatamente, togliendo così per sempre ogni possibilità di indagini più regolari ed approfondite.
Dopo oltre 17 anni di carriera, il giornalista ha rivelato, per diretta testimonianza, come i governi e le Agenzie di intelligence usano e sfruttano i media per scopi di propaganda. Udo Ulfkotte, si era pubblicamente vergognato del proprio coinvolgimento nella divulgazione e nella diffusione di informazioni e storie false. Aveva dichiarato che la situazione nel mondo di guerre, morti, devastazioni di interi paesi e popolazioni, era diventata troppo pericolosa e per lui moralmente insostenibile, per non svelare apertamente i vari interessi dietro ogni articolo e il ruolo annientante che possono avere i professionisti dell’informazione e quindi la loro oggettiva complicità nei più tragici eventi.
In alcune interviste quand’era ancora in vita, dichiarava: “erano anni che avevo cominciato a scrivere questo libro…poi ho sentito che era arrivato il momento giusto per finirlo e pubblicarlo, perché sono profondamente preoccupato per la crisi ucraina e per le possibili conseguenze devastanti per tutta l’Europa e tutti noi… Non sono affatto filo-russo, ma è chiaro che molti giornalisti seguono ciecamente e pubblicano qualunque cosa l’ufficio stampa della NATO gli fornisca. E questo tipo di informazioni e rapporti del sono completamente unilaterali….Nel mio paese temono questo libro perché ho nominato innumerevoli giornalisti che collaborano con il Bundesnachrichtendienst (BND), la CIA o intrattengono rapporti stretti con altri servizi di intelligence. I giornalisti coinvolti sono molto probabilmente scioccati nel vedere il proprio nome stampato in un libro. Ma cosa possono fare? Ho usato un numero enorme di citazioni, riferimenti e tutte le prove di quanto scritto sono in mio possesso“.
In un’altra intervista rilasciata precedentemente, aveva dichiarato che i giornalisti vengono spesso avvicinati di nascosto. Usufruiscono di “compensi” sotto forma di regali, di viaggi gratuiti, opportunità di “networking” cioè di entrare in una rete di relazioni precostituite dalle varie Agenzie, funzionali alla propria carriera e lavoro; gestite in “background”, usufruendo cioè di informazioni predeterminate sudati e trame celate di un avvenimento o di un complesso di fatti e circostanze che fanno da sfondo a un avvenimento e lo spiegano in un’ottica predefinita.
Egli ha raccontato di quando si rese conto per la prima volta di essere stato usato come un mero strumento di propaganda: “è chiaro come il giorno che gli agenti di vari Servizi fossero negli uffici centrali della Frankfurter Allgemeine, il posto in cui ho lavorato per 17 anni. Gli articoli sono apparsi sotto il mio nome più volte, ma non erano un mio prodotto intellettuale. Una volta fui avvicinato da qualcuno dell’Intelligence tedesca e della CIA, i quali mi dissero che avrei dovuto scrivere di Gheddafi e di denunciare come stava cercando di costruire in segreto, una fabbrica di armi chimiche in Libia. Non avevo informazioni su nulla di tutto ciò, ma loro mi mostrarono vari documenti, io dovevo solo apporre il mio nome sull’articolo. Ritenete che questo possa essere chiamato giornalismo? Penso di no. Questo è un tradimento dei lettori che pensano di poter ottenere informazioni reali per potersi fare delle loro opinioni, ma in realtà acquisiscono soltanto materiale di propaganda…
Sì, so che cosa state pensando. Perché non mi sono rifiutato. L’ADAC, il più grande club automobilistico tedesco, aveva un dipendente che lavorava per il suo servizio di salvataggio in elicottero, che si rifiutava di collaborare segretamente con il BND. Fu immediatamente espulso dall’ADAC, lui gli fece causa e andò in tribunale, ma i giudici hanno deciso che una persona non può rifiutarsi di lavorare con il BND, e non è un problema che uno possa perdere il lavoro per il suo rifiuto, è solo una sua scelta. Capisci? Capisci cosa sto dicendo? Non volevo diventare un disoccupato.”.
Ad una domanda dell’intervistatore del perché, se il giornalismo è gestito così estesamente dai Servizi di intelligence, come mai lui il è primo a voler dire la verità, Ulfkotte rispose: “Qualsiasi giornalista che parlasse di questo problema, verrebbe immediatamente licenziato. La mia casa è stata perquisita sei volte, ho avuto tre attacchi di cuore ma non ho figli a cui pensare. Sono libero, senza vincoli finanziari. Voglio lasciare questo mondo con la coscienza pulita e non voglio più che le menzogne mi opprimano. Mi vergogno profondamente del cosiddetto lavoro svolto per la Frankfurter Allgemeine. Me ne vergogno. Le persone per cui ho lavorato sapevano tutto ciò che facevo da sempre. E la verità deve venire fuori. Non si tratta solo di Frankfurter Allgemeine, questo è l’intero sistema che è corrotto fino in fondo.
Finora, la FAZ non ha risposto ufficialmente a nessuna delle accuse scritte nel mio libro. Non hanno reagito e non mi hanno mai contattato. Li informai prima ancora che il libro fosse pubblicato e quella volta hanno detto che mi avrebbero fatto causa. Mi avevano informato per iscritto che avrebbero presentato una denuncia al Tribunale contro di me, per violazione della legislazione penale, civile e del lavoro, nonché degli standard aziendali nel giornalismo. Invece poi il silenzio. E così anche nessuno dei nomi indicati ha fatto passi legali… I cosiddetti giornalisti Alpha, coloro cioè che hanno stretti legami con le élite politiche occidentali e le loro Agenzie, e che scrivono solo ciò che viene loro detto di scrivere. Molti altri vogliono mettermi in prigione perché ho rivelato “segreti di stato”. Forse varrebbe la pena per me volare a Mosca come Edward Snowden e chiedere asilo lì. Aspettiamo e vediamo come reagiscono i leader della Repubblica delle banane in Germania, perché ora sono stati compromessi, e tutti possono leggere nel mio libro come viene generata l’apparenza di una stampa libera e che la democrazia in Germania è solo un’illusione”.
Nel 2014 in un’altra intervista al giornale russo Vzglyad dichiarò: “giorno dopo giorno ho continuato a guardare gli americani nei notiziari, ancora una volta preparandomi per la loro prossima guerra. Questa volta è in Ucraina contro la Russia. Ma è sempre lo stesso gioco. Nemmeno un completo idiota avrebbe potuto ignorare la propaganda unilaterale statunitense anti Mosca dopo lo schianto del volo malese MH17. Gli americani avevano anche preso in considerazione l’idea di far saltare in aria una centrale nucleare in Ucraina e di insistere sul fatto che i colpevoli fossero separatisti o russi. Lo sentivo ripetere continuamente. È inconcepibile!”. Non è successo questo, ma qualcuno si ricorderà dell’aereo malese abbattuto in Ucraina, con i russi e i separatisti ucraini, da subito accusati e additati come criminali su tutti i media occidentali? Mai sono state portate prove, anzi i riscontri finora portano a Kiev. La logica denunciata da Ulfkotte.
A una domanda sulle ricompense per scrivere articoli filoamericani e quanto è redditizio essere un giornalista filoamericano in Germania, così rispose: “Non ho avuto soldi, ho avuto regali. Cose come orologi d’oro, attrezzature subacquee e viaggi, vacanze in hotel a cinque stelle. Conosco molti giornalisti tedeschi che a un certo punto hanno potuto approfittarne per acquistare case per vacanza all’estero. Ma molto più importante del denaro e dei doni, è il fatto che ti viene offerto supporto se scrivi pezzi che sono filoamericani o filo NATO. Se non lo fai, la tua carriera non andrà da nessuna parte, ti ritroverai assegnato a sederti in un ufficio e ordinare le lettere all’editore. Quando vai negli Stati Uniti anche più volte, non devi mai pagare nulla, sei invitato a intervistare politici americani, ti accosti sempre di più ai circoli del potere. E allora tu vuoi rimanere all’interno di questo cerchio dell’élite, quindi scrivi per far loro piacere. Tutti vogliono essere un giornalista di notorietà che ha accesso esclusivo a politici famosi. Ma una frase sbagliata e la tua carriera come giornalista di notorietà è finita. Lo sanno tutti. E tutti sono d’accordo”.
Ulfkotte ha anche sempre reso onore a quei politici e giornalisti di media minori, che in Germania spesso vengono additati come filorussi, solo perché hanno vedute e proposte per logiche negoziali e portatrici di pace: ”Questi cosiddetti ‘simpatizzanti russi’, sono persone per bene e sincere. Lo dico, anche se non sono schierato politicamente con loro. Ma rispetto la loro integrità morale. Il fatto che vengano presi di mira è tipico delle Repubbliche delle banane come la Germania, dove ogni deviazione dall’opinione comune è severamente repressa. I politici tedeschi sono marionette statunitensi… Onore a coloro che non sono asserviti”.
Prima di morire Ulfkotte aveva annunciato che stava lavorando a un libro sul ”follow-up”, di osservazione e monitoraggio, con ancora più fatti e prove specifici, sulla congiunzione tra giornalisti e le Agenzie di intelligence, utilizzando una rete di amicizie e relazioni di sua fiducia, in molti paesi del mondo, con cui si scambiavano documentazioni e informazioni riservate. Forse questo l’ha portato all’infarto e… alla cremazione frettolosa?
di Enrico Vigna
Fonte: http://www.opinione-pubblica.com
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