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La multinazionale delle menzogne, fabbrica di odio

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Vogliamo riflettere sulla pianificata, furibonda, scientifica opera di demonizzazione della quale siamo stati spettatori, rivolta ad un personaggio cui è stato cucito addosso un abito tra Jack lo Squartatore, Gengis Khan, Gargamella e lo Scemo del Villaggio (Globale).  Una chirurgica introduzione di odio in dosi massicce, unita alla denigrazione più assoluta a mezzo dell’intero sistema mediatico, culturale e dell’intrattenimento.

L’Impero del Bene ha bombardato ed assordato l’universo mondo da troppi anni con la democrazia, la volontà e la sovranità popolare, l’uguaglianza, il politicamente corretto, il rispetto ossessivo di tutte minoranze e di qualunque sensibilità squinternata, non può abolire le elezioni, rito massimo del sistema. Può, avendo il controllo di tutto, non solo orientarle, non solo officiare il rito con liturgie sempre nuove –sistemi elettorali costruiti per assegnare la vittoria in anticipo e circoscrivere la stessa partecipazione – , può manipolare l’elettorato e organizzare menzogne su larga scala . Può anche, ed è il caso inglese, tentare l’ultima carta, scatenare alcuni parrucconi delle istituzioni che il vangelo liberale chiama di garanzia per ribaltare la volontà popolare. I tre giudici britannici che hanno stabilito che il voto dei connazionali sulla Brexit non vale se non è confermato da analoga pronuncia del parlamento indicano che la sovranità popolare non è solo un’elegante finzione giuridica, ma una menzogna bella e buona, esattamente come i referendum irlandesi ripetuti sino allo sfinimento per ottenere, tra ricatti politici ed economici scanditi da imponenti campagne mediatiche, il risultato voluto da lor signori.

La giustificazione virtuosa? La mitica, meravigliosa “stabilità”, condizione assai vicina alla stasi, ovvero,  estremizzando, alla morte cerebrale. Stabilità, cioè nulla si deve muovere se non per espressa decisione di coloro che sanno e possono. Il voto, l’umore popolare, il rischio che le decisioni vengano prese dai soggetti sbagliati, ammettiamolo, è un bel fastidio. Per questo, è in servizio permanente effettivo l’intellettuale collettivo che anima, orienta, aizza, instilla, fabbrica la giusta idea del bene e del male in attrezzate officine mediatiche ed accademiche. Mai come nel caso Trump si è potuto verificare come mezzo e messaggio coincidano, secondo l’intuizione di Marshall Mc Luhan. Attraverso stampa, internet, televisione, prese di posizione di cantanti, attori,  scrittori, professori, “esperti” di tutte le materie, veline di banche ed agenzie di rating, i padroni dei mezzi lanciano i messaggi “giusti”, che diventano parole d’ordine virali, cambiano i cervelli di milioni di persone, rese docili  dalla dose cavallina della somministrazione, novello TSO, trattamento sanitario obbligatorio.

Come in tutte le dipendenze (oggi, nel mondo della connessione continua, dipendiamo dai messaggi come i tossici dalla cocaina per le loro prestazioni) al fine di ottenere l’effetto desiderato, occorre aumentare costantemente il dosaggio. Adesso siamo pervenuti alla pianificazione dell’odio per overdose di messaggi negativi, bugiardi come la promessa delle sostanze stupefacenti di farci star meglio. Donald Trump, che non è Madre Teresa di Calcutta e neppure Giulio Cesare, diventa così, se ci si passa il termine, la Merda Totale, il male assoluto contro cui insorgere per imperativo morale.

Intanto, il mondo dei sondaggi e delle indagini demoscopiche; delle due l’una, o forse un combinato disposto: o sono degli imbroglioni seriali o meritano la patente di imbecilli. Qualcuno tra i più scafati, come l’italiano Mannheimer, confessa che le domande poste sono sbagliate. Insomma, nel mondo della libertà, della trasparenza e della democrazia, chiedere a qualcuno per chi vota non funziona. Poi ci sono i 9 intervistati su 10 (!!!!) che buttano giù il telefono perché hanno altro da fare, e naturalmente, guarda un po’, anche quelli che il telefono non ce l’hanno, o lo tengono spento. Solo ora prendono atto che sono elettori anche loro. Interessante è anche la conclusione degli “esperti” (categoria onnicomprensiva alla quale farebbe assai bene un lungo periodo di lavoro bracciantile) sulle vittorie della Clinton nei dibattiti televisivi.

Scoprono al termine della partita ciò che ai manipolatori dei Big Data avrebbe dovuto essere chiaro da prima, ovvero le due variabili seguenti: una è che moltissimi non guardano la TV o cambiano canale ai dibattiti, ma, ahimè, fanno parte dell’ opinione pubblica e nel cassetto hanno la tessera elettorale. L’altra, strabiliante, è la rivelazione che quei dibattiti sono seguiti soprattutto dai “progressisti”, e quindi il campione è bacato all’origine. Eppure, la sociologia ha inventato il cosiddetto “gruppo di controllo” da molti decenni. Dunque, sono degli imbroglioni, di cui le persone oneste fanno bene a diffidare, evitando di rispondere loro, o addirittura, a disorientarli con risposte contraddittorie e beffarde.

La corporazione degli esperti di indagini demoscopiche ha proceduto indubbiamente su mandato dei “superiori”, che, nel frattempo, lavorano ai fianchi l’opinione pubblica su altri piani. Una sociologa tedesca scoprì già nel secolo passato la “spirale del silenzio”, ovvero il principio in base al quale chi ritiene di avere un’opinione divergente da quella corrente o più gradita al potere tende a tacerla. Giovanni Sartori, un liberale a tutto tondo, ne concluse con tristezza “ chi non dice quel che pensa, finisce per non pensare più quello che non può dire”. Su questo puntano da tempo i manipolatori dell’opinione pubblica, che prima creano un’idea, poi screditano i suoi avversari mettendo in piedi un nuovo senso comune. Plinio Correa De Oliveira lo definì trasbordo ideologico inavvertito. Gettano il sasso, poi, in successione (la “finestra di Overton”) fanno passare qualsiasi sciocchezza o bestialità per sovraccarico di messaggi, demonizzazione e ridicolizzazione dell’Altro, rendendola accetta ai più. E’ come se un tifoso del Milan si svegliasse interista, dopo una notte di messaggi reiterati destinati a colpire la giusta area cerebrale, per di più convinto di essere sempre stato nerazzurro.

Imbroglio a sangue freddo, spregiudicato uso delle conoscenze scientifiche e dei mezzi tecnologici. In fondo, aveva già tutto chiaro Vance Packard nel 1957, con il suo fondamentale “I persuasori occulti”. In sessant’anni le neuroscienze e le tecniche di marketing sono diventate mille volte più potenti e pervasive.

C’è un baco, un grosso baco nel sistema, a cui staranno già alacremente lavorando per provi rimedio, anzi i bachi sono due. Un certo numero di destinatari dei messaggi  manifestano retroazioni  (no, meglio feedback…) inaspettate o negative, ad esempio se i divi di Hollywood si schierano da un lato, lo ignorano o reagiscono al contrario. Così Madonna e De Niro, Lady Gaga e, nel suo piccolo, il cagnolino da salotto italiano Roberto Benigni diventano contro-testimonial. Più grave ancora, per costoro, è accorgersi che non riescono a raggiungere una enorme platea di potenziali clienti, e quindi il loro potere di condizionamento presso di loro è zero.

Star Trek contro Trump

Star Trek contro Trump

Sembrerà strano, ma al mondo ci sono ancora centinaia di milioni, probabilmente miliardi, di uomini e donne analogici e non digitali, che non consultano l’edizione online dell’Huffington Post (oh, my God!) , non ascoltano le omelie di Fabio Fazio, Gramellini e Lucia Annunziata, e , orrore degli orrori, sfogliano con maggiore interesse la Gazzetta dello Sport o la cronaca locale che la neo Bibbia La Repubblica, organo del progressismo di “color che sanno”, e megafono preferito dello stesso Santo Padre. Per i signori del politicamente corretto, il papa è Santo Padre quando la pensa come loro. Ci sono, piaccia o meno a lorsignori, tante menti forse un po’ superficiali, ma ancora libere, magari perché devono badare ai figli, cercare lavoro, resistere alle malattie, ai mutui usurari, vivere la vita in luoghi diversi dalle terrazze romane, dai loft sui navigli milanesi e dalle varie Capalbio in cui  si ritrovano gli insopportabili post-borghesi che sanno tutto. Come la favola filosofica della francese Coline Serreau, Tuttosà e Chebestia.

Quindi, non resta che fabbricare l’odio e la denigrazione. L’avversario di turno non è mai uno che la pensa diversamente, ma un losco mentecatto ignorante, un malvagio che “deve” fare schifo, e la ripugnanza prodotta non può che sfociare nell’odio, oltreché nel rassicurante, benefico sentimento di superiorità etica ed antropologica dei Buoni, ciò per cui i padroni del consenso, i dottori della nuova psico tecnologia delle masse hanno impegnato mezzi, tecnologie , raffinati saperi, assoldato i migliori cervelli a tariffa del pianeta.

E’ sufficiente scorrere le immagini delle manifestazioni americane successive all’elezione di Trump. Una  sbigottita umanità dallo sguardo allucinato e un ghigno carico di rancore, la certezza granitica che  l’Altro, il nemico, il Bruto globale, ha torto perché non ha ragioni. La sua ragione è la cattiveria, il Male Oscuro che diffonde.  Hanno creduto, spesso con oneste intenzioni, che l’odio, la violenza, un generico ma terribile Male sia dall’altra parte. Non possono accettare la sconfitta. Hanno paradossalmente ragione, la vittoria del Male non può essere riconosciuta né accettata. Alcuni arrivano a bruciare bandiere americane, un gesto che, a quelle latitudini, ha un significato ben più potente di quanto ne avrebbe da noi.

La domanda, tuttavia, è: chi ha costruito il Nemico  Assoluto, e perché. Aveva capito prima degli altri il meccanismo Carl Schmitt, rilevando che nel nostro tempo è caduto il concetto romanistico di iustus hostis, il nemico contro cui si combatte, ma di cui si riconosce esistenza e legittimità, e con il quale si dovrà convivere, su basi diverse, a guerra finita. No, il nemico nuovo, quello istituito dai fieri democratici, è per natura assoluto, totale, una non-persona. I volti sfigurati dall’odio dei manifestanti di Seattle (Microsoft….) e della California (Silicon Valley) sono uguali alle torve facce dei manifestanti contro Berlusconi o Salvini.

I nostrani cosiddetti centri sociali non sono altro che i mazzieri di quart’ordine, le truppe cammellate da mobilitare ad un fischio. Il grosso dell’esercito del Bene sono le brave professoresse fautrici della “buona scuola”, i borghesi metropolitani, gli intellettuali disorganici – vil razza dannata quanto i cortigiani del Rigoletto – i membri del ceto medio che, approfittando all’eccesso della Dotta Ignoranza teorizzata da Nicola Cusano, hanno imparato qualche decina di nuove parole inglesi, sono al corrente delle mode e dei gusti che piacciono alla gente che piace, poi i chierichetti del nuovo Dio al passo con i tempi, tinteggiato con i colori della misericordia e dell’accoglienza, e quelli che adorano il sostantivo contaminazione ed il prefisso “multi”, multietnici, multiculturali, multitutto.

Vivono nel livore, nella quotidiana esecrazione, nell’indignazione a comando come il povero cane di Pavlov sbavava al suono della campanella che annunciava il cibo. Il riflesso condizionato non chiede mai,  proibito come violare un sacro tabù, se nell’Altro c’è davvero e solamente l’odio o il male. “Noi” siamo , per definizione, il Bene, il Giusto, il Progresso ( altra parola chiave ) la Tolleranza. Viene in mente l’acuta  battuta di un comico : Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani ! Rovesciamola per un attimo, ed adattiamola al popolo del rancore….

I burattinai, quelli sì hanno cervelli finissimi e vasta cultura. Riflettiamo ad esempio sulla teoria del Capro Espiatorio, alla quale René Girard dette un’originale interpretazione. Ad una comunità divisa occorre un nemico cui addebitare ogni male, ascrivere tutte le colpe, attribuire nefandezze ed orrori. Il Capro Espiatorio assolve la funzione di ricompattare il gruppo attraverso il suo sacrificio. E’ una “violenza fondatrice”, nel lessico girardiano, e rappresenta, anche in società secolarizzate e disincantate, l’evento misterioso del sacro. La vittoria del Capro Espiatorio non è prevista, chi organizza lo spettacolo ha scatenato forze irrazionali, difficile fermarle. Disgustoso è averle suscitate per calcolo , in America e altrove.

Nel 2008 Obama venne eletto sull’onda di immense speranze, una specie di spada della giustizia posta a vendicare torti millenari. Un uomo di colore, anche se sanguemisto, alla guida del mondo dei bianchi razzisti, guerrafondai, colonialisti. L’avevano pensata benissimo, ma gli esiti sono stati ben inferiori alle aspettative. Le guerre si sono moltiplicate, sotto la maschera ipocrita dell’ingerenza umanitaria; l’imperialismo americano è continuato, indipendentemente dalla razza del presidente; le disuguaglianze più vergognose tra l’uno per cento dei super ricchi e gli altri, tutti gli altri, si sono allargate, né la minoranza  afroamericana ( è obbligatorio chiamarla così) non risulta aver migliorato la sua condizione. Un dato: due terzi dei bimbi statunitensi di colore nascono fuori dal matrimonio o da stabili convivenze, ben oltre un milione di neri sono in galera. Eppure, il potere globale è riuscito a veicolare senza vergogna il messaggio che la giustizia sociale e razziale, la pace e la tolleranza, il rispetto per le donne stanno da un lato, tutti i mali del mondo dall’altra. Girard più Marx ed Hegel, capro espiatorio, falsa coscienza e coscienza infelice.

La rete è stata preparata minuziosamente, ma qualcosa, da un po’ di tempo, sembra non funzionare. Quel che non va è che i fatti hanno la brutta abitudine di tornare a galla, e le moltitudini care a Toni Negri e Michael Hardt sono sì manipolabili, ma non del tutto.  Milioni di “analogici” non sono connessi alle reti giuste, quelle che contano, fanno tendenza, creano opinione. Negli Usa non ha funzionato neppure l’ultimo coniglio estratto dal cilindro dei prestigiatori globali: Hillary è donna, votatela in quanto tale. Si chiama rappresentanza “a specchio”, ma molte donne, specie quelle che tirano la vita da mattina a sera, fuori o dentro casa, non sono cascate nel tranello.

L’ultimo insulto in ordine di tempo, quello di “sessista”, attiene ovviamente alla sfera del processo alle intenzioni ed ai pensieri, oltrepassa la verità effettuale di chi ha promosso guerre in vari continenti, sganciato bombe ( intelligenti !) sulla testa di uomini, donne , bambini, ottenuto cifre da capogiro da quelle istituzioni finanziarie che, dal 2007 in poi, hanno impoverito milioni di persone senza riguardo al genere, alla razza  o alle preferenze sessuali ( vedete come è semplice usare il loro linguaggio ?).

La trama e l’ordito sono di prim’ordine, è la qualità della tela che è scadente. Anche il presunto odio verso gli immigrati dell’Altro da Sé, brandito come arma assoluta in mano alle anime belle, può essere letto, in controluce, come rispetto delle proprie cose, desiderio di continuità, prudenza. “Senza confini, non ci sono Paesi”, sotto il ciuffo ossigenato di Donald una perla di saggezza, detestata da chi intende abolire le frontiere non per amore degli uomini, ma degli affari che si possono fare sulla pelle del Terzo e Quarto Mondo, immenso esercito di riserva del capitalismo globalista.

Hanno un ulteriore necessità, i generali dell’esercito dei Buoni, convincere che i malvagi sono anche  ignoranti, semplici cretini da osteria. Tecnicamente, è una forma raffinata di razzismo, ma sembra funzionare. Un esponente di vertice dell’oligarchia illuminata, lo Juncker gerarca dell’Unione Europea, sibila con disprezzo che Trump non conosce il mondo, forse crede che il Belgio sia un quartiere. Loro soltanto hanno il monopolio universale della Conoscenza, come se una fleboclisi avesse iniettato nelle loro vene il contenuto di tutte le enciclopedie della terra. Juncker sa certamente dov’è il Belgio, e ricorda l’indirizzo preciso delle sedi di comodo centinaia di grandi entità finanziarie ed industriali multinazionali nel  Lussemburgo  paradiso fiscale di cui fu a lungo primo ministro ed in cui opera Clairstream, il gigantesco istituto di clearing ( compensazione interbancaria ) da cui passano tutte le grandi transazioni finanziarie, specialmente le più opache, forse criminali.

Non cantiamo vittoria troppo presto, Trump è uomo di apparato quasi quanto i suoi nemici, sicuramente ricattabile, e probabilmente si rimangerà molte promesse, il sistema si rialzerà presto dalla botta subita, ma per una volta, se non hanno vinto i migliori, senz’altro hanno perso i peggiori. Devono fare presto ad inculturare gli ignorantoni che votano male e pensano peggio. I titolari di lauree e master, sembra, votano a sinistra, se la parola mantiene un significato. Dovrebbero preoccuparsi, perché una volta erano i paladini di chi a scuola non ci era potuto andare per povertà. Pare che anche i miliardari ed i banchieri, negli States e nella vecchia Europa abbiano il cuore da quella parte, pur ancorando saldamente  a destra il portafogli.

Qualcuno se ne sta accorgendo, e, non fosse altro paragonando la propria condizione attuale, materiale e civile, a quella di dieci, vent’anni fa, si sta seccando. In America li chiamano “colli rossi”, quelli di chi lavora duro e la cui abbronzatura non viene dalle spiagge californiane o dai centri benessere di New York. Il brusco risveglio degli Illuminati è tutto qui: i loro fari danno luce solo ad alcuni, ma accecano tutti gli altri e spengono le lampadine da pochi watt.

Ma quelli, gli Altri, sono il Male, non capiscono, rifiutano i preziosi consigli di chi tutto sa e tutto comprende, dunque si meritano odio, ripulsa, razzismo reale, quanto gli operai e gli artigiani francesi che votano Marine Le Pen, che sarà anche donna, ma non è della cricca. Ai francesi piacciono i giochi di parole, li chiamano calembours, e l’acronimo FN del Front National viene letto effe- haine, pronuncia uguale, ma significa Fronte -Odio. L’odio però non è dei frontisti, ma dei loro nemici.

I colti, i razionali, i pacifisti, i “liberati”, emancipati e chi più conosce paroloni più ne metta, non credono nella loro democrazia, nel suffragio universale, nel principio di maggioranza. Benvenuti nel club, ma attenzione: se i Giusti sono tali in quanto possiedono più denaro o più mezzi, con cui acquistano e determinano le idee ed il consenso, ad usare il vostro metro di giudizio ed il vostro vocabolario, voi siete fascisti ! Nicolàs Gòmez Dàvila scrisse un fulminante aforisma, secondo il quale se il politico democratico credesse davvero nella democrazia, in caso di sconfitta dovrebbe prendere atto di avere torto.

Impossibile: il mondo narcisista e politicamente corretto, Metropolis contro Polis, favorevole alla legalizzazione di tutto fuorché del senso comune, non può avere torto per definizione e predestinazione divina (Lutero è sdoganato anche da Bergoglio ….) .  Essi sono depositari di una misteriosa, arcana, gnostica sapienza a cui inchinarsi come dinanzi ad una santa reliquia, e se i fatti non vanno nella giusta direzione, tanto peggio per i fatti. Quel che turba è la capacità di costoro di essere creduti da molti. Viene in mente quella vecchia casa discografica il cui nome era La Voce del Padrone.

La voce del padrone, la forza della propaganda

La voce del padrone

I meno giovani ricorderanno il suo simbolo (logo è vocabolo recente e globalista): un cane ascoltava felice dei suoni che uscivano da un grammofono, la Voce del Padrone, appunto. Siamo tornati lì, o forse non ci siamo mai mossi: hanno solo perfezionato il grammofono.

 

di Roberto Pecchioli

Sintesi a cura di Alba Giusi

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