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Le parole più cercate di Google ci dicono chi siamo e cosa vogliamo

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Altro che la guerra in Siria, il Consultellum o i migranti: i ‘perché’ che ossessionano gli italiani sono ben altri. E vanno da Pokémon Go a una strana fobia felina. Che sia questa la vera pancia della nazione?

Google qualche giorno fa ha comunicato quali sono state le parole più cercate dagli italiani nel 2016. Uno dice: quale occasione migliore per capire chi siamo, dove andiamo? («E», come diceva qualcuno, «soprattutto, ci sarà parcheggio?»). Quale miglior dato per svelare le nostre priorità di popolo del web se non quello che clicchiamo su Google, quello che scriviamo ogni giorno sulle tastiere dei nostri smartphone, dei nostri tablet, del nostri pc e dei nostri Mac? Se siamo quello che googliamo allora è a questi dati che dobbiamo guardare. Uno dice: stai a vedere che sta lì il Paese reale. Anzi, alla Bersani: ‘sto Paese qua. Saranno lì i millennials che hanno votato “No” al referendum. Sarà in quelle parole l’Italia esclusa da questa politica che non sa dare le risposte giuste. Saranno lì le nostre domande inevase, stai a vedere che sarà lì, vicino alla tastiera, questa benedetta pancia del Paese. Andiamo a vedere.

Le ricerche su Google ci dicono chi siamo e dove stiamo andando

Le ricerche su Google ci dicono chi siamo, cosa vogliamo e dove stiamo andando

PIKACHU BATTE RENZI. Google ordina la massa enorme di informazioni che chiediamo al motore di ricerca in alcune categorie: ci sono le singole parole più cercate, i nomi di personaggi, ma ci sono anche i più classici ed elementari «perché» che ogni giorno chiediamo a Mamma Google, i «come fare a», i «cosa significa». Bene. Parola più cercata del 2016 in Italia? «Pokémon Go». Uno dice: come Pokémon Go? Al primo posto? Sì, i Pokémon. Pikachu batte Renzi, penso. Contribuendo anche io al primato googlandolo per vedere come si scrive. Ma che vuoi che sia, mi dico. Il web è anche svago, fuga, voglia di leggerezza. Andiamo avanti.

Primo posto: «Perché si intasa il braciere». E niente. A me non si è mai intasato il braciere. Sono Casta, penso. Establishment non intasato

Il personaggio più cliccato è David Bowie e vabbe’, qui c’è tutta l’ecatombe di miti e grandi della musica e non solo che il 2016 si è portato via. Continuiamo. Andiamo ai «perché». Lì di sicuro ci saranno le questioni più grandi, i nostri dubbi di cittadini europei. È di sicuro lì che si annidano i grandi temi, quelli che troviamo sui quotidiani principali per esempio. Stai a vedere che ti trovo un bel «Perché la guerra in Siria?« oppure un esaltante «Perché la Consulta potrebbe bocciare l’Italicum?» o magari un «Perché revisionare il Patto di Dublino?». Primi due posti dei perché più cliccati. Secondo: «Perché i gatti hanno paura dei cetrioli». Primo posto: «Perché si intasa il braciere». E niente. A me non si è mai intasato il braciere. Sono Casta, penso. Establishment non intasato.

JOBS ACT E MIGRANTI? NON PERVENUTI. Finisco di sfogliare la ricerca, sconsolato tra i «come fare». Secondo posto: un massaggio erotico. Primo posto: il gelato al caffè in casa. Niente da fare. Mi sa che tra Beethoven e Sinatra non solo Battiato preferisce l’insalata. Non c’è traccia di Consultellum, non c’è neanche un pezzetto di Fiscal compact, non ci sono quote di migranti, non c’è uno straccio di Jobs Act. C’è Trump, c’è petaloso, c’è la ricetta del tiramisù, c’è perché Belén e Stefano si sono lasciati. È andata così. Finisco su YouTube, è pieno di filmati di gattini che saltano per aria alla vista di un cetriolo. È incredibile! Saltano tutti appena lo vedono. Ma perché i gatti hanno paura dei cetrioli?

 

di Alessio Viola

Fonte: lettera43.it

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