La BCE sta stampando moneta a tempo pieno. Si sente in tutta Europa il rullio delle macchine, giorno e notte. Naturalmente, è tutta per le banche, non per la gente. Sia chiaro. Ma cosa faranno mai le banche con tutti questi soldi nuovi di zecca? Beh, in parte li usano per acquistare Titoli di Stato e in parte per finanziare qua e là qualche bolla speculativa.
L’operazione di stampa si chiama tecnicamente Quantitative Easing (QE). Nel momento in cui scrivo (2017) la BCE sta creando dal nulla 60 miliardi di euro al mese. Ogni mese. Lo sottolineo ancora: questi soldi sono per le banche, non per la gente. Il popolo non ne beneficia minimamente. L’obiettivo della BCE è quello di far ripartire l’economia degli stati europei e creare un’inflazione vicina al 2%. Ma l’economia non decolla e l’inflazione non parte, se non nella propaganda del regime, i cui principali esponenti sono: cittadino comune Pier Carlo Padoan, conte Paolo Gentiloni, servo ISTAT e tirapiedi INPS.
Ma perché la creazione di nuova moneta non sta producendo gli effetti sperati?
Nei libri di economia e finanza una delle cose che si affrettano a scrivere tutti gli economisti, dal più grande al più piccolo, è questa:
La stampa di nuova moneta crea inflazione.
Ma in Europa l’inflazione ancora non c’è, nonostante in oltre due anni di Quantitative Easing la BCE di Draghi abbia stampato più di 2mila miliardi di euro, più del PIL di Italia e Grecia messi insieme, più del PIL francese.
E i libri di economia dicono ancora:
L’inflazione parte quando c’è troppa gente in giro che vuole acquistare troppe cose, e siccome il sistema produttivo non è in grado di produrle nel breve termine, l’eccesso di domanda si scarica completamente sui prezzi, che salgono in modo incontrollato, determinando inflazione.
Insomma, in parole povere, troppa gente che ha tanti soldi da spendere, ma i beni che vogliono acquistare non si trovano e quindi aumenta il prezzo di quelli esistenti. Questa è l’inflazione.
E’ tutto vero, se le cose vanno come descritto sopra. Vediamo il caso dell’Italia. La BCE dà alle banche una parte della nuova moneta creata dal nulla, tramite Bankitalia. I soldi, come detto prima non vanno alla gente, quindi non ci sarà gente che vorrà comprare molte cose, proprio perché loro, di tutti questi soldi, non vedono neanche l’ombra di un euro (sic!).
Le banche prendono questi soldi dalla BCE (regalati) e li usano per acquistare Titoli di Stato nel mercato secondario (titoli già in circolazione). All’economia reale non arriva nulla di tutto questo e, quindi, il PIL italiano non può ricevere un impulso da queste operazioni finanziarie.
L’economia reale resta fuori.
Abbiamo detto che le banche utilizzano la parte rimanente dei soldi che ricevono dalla Banca Centrale Europea per speculare e creare bolle finanziarie. Ma le bolle finanziarie servono proprio per depredare i risparmiatori, quindi per impoverire la gente, privando l’economia di mezzi finanziari.
Per questi motivi il Quantitative Eeasing non aiuta l’economia a ripartire ed ha un effetto molto limitato sulla domanda di beni di consumo. Anzi, per un certo periodo ha causato solo deflazione e non inflazione, perché il meccanismo stava sottraendo ricchezza finanziaria all’economia reale.
Inoltre, se qualcosa dovesse per davvero arrivare al sistema economico, a sostegno della spesa per beni di consumo, chi mi garantisce che crei inflazione o un aumento del PIL, come previsto dalla BCE?
In effetti, l’ipotesi inflazionistica presuppone che l’offerta non sia in grado di reagire prontamente alla domanda ed è per questo che aumentano i prezzi. Ma questo ragionamento può valere in un sistema economico chiuso ma non in un sistema economico aperto. Ad esempio, se il mercato richiede di colpo più macchine da cucire, non ci saranno problemi sul lato dell’offerta, perché i grossisti importeranno una maggior quantità di macchine dalla Cina – in Italia non si fanno più – adeguando in tempo reale l’offerta alla domanda e senza creare alcuna tensione sui prezzi. E nemmeno il nostro PIL ne beneficerà, semmai sarà il PIL cinese a trarre benefici.
Ma Pier Carlo Padoan, dove ha studiato l’economia?
Ma allora, il nostro ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, dove ha studiato l’economia? Ah già, è stato direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale con responsabilità su Grecia, Portogallo, San Marino e Albania. Adesso è tutto più chiaro, l’economia gliel’hanno insegnata i Rothschild. E lui l’ha imparata bene. Sa il fatto suo.
Stampare moneta e darla alle banche serve soltanto ad arricchire le banche. I soldi devono andare alla gente. Anziché la BCE di Mario Draghi, sarebbe meglio che i soldi li stampassero Totò e Peppino. In questo caso andrebbero alla gente e creerebbero ricchezza. Ci sarebbe sia il tanto agognato aumento del PIL sia l’aumento dell’inflazione. Naturalmente, entro certi limiti… e sperando che Totò e Peppino distribuiscano i soldi tra la gente e non se li tengano sotto il materasso.
di Alberto Rovis
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