Tutta l’Italia è ai piedi di Mario Draghi, l’ultimo Super Mario di questo primo scorcio di secolo.
Nato nel 1947 a Roma, figlio d’arte (anche il padre fece carriera nelle banche), Mario Draghi si laurea alla Sapienza nel 1970, allievo di Federico Caffè, importante economista italiano di fede keynesiana. Anche il giovane Mario Draghi era keynesiano, tant’è vero che nella sua tesi di laurea ipotizzava l’impossibilità di creare una moneta unica europea.
Nella foto, il presidente del Consiglio incaricato posa con i suoi compagni alla maturità 1965: 1: Mario Draghi 2: Luigi Abete (Presidente BNL) 3: Staffan de Mistura (delegato ONU) 4: Francesco Snider (Ordinario di Chirurgia Vascolare UCSC) 5: Desiderio Passali (Presidente Società Mondiale di Otorinolaringoiatria) 6: Gianni Lelli (Presidente ENEA) 7: Giuseppe Petochi (Storica gioielleria romana) 8: Padre Franco Rozzi. Tra i suoi compagni c’era anche Luca Cordero di Montezemolo.
Fonte: https://www.adnkronos.com
Da Roma al MIT di Boston
A soli 24 anni Mario si trasferisce al MIT di Boston, dove si specializza con altri economisti keynesiani del calibro di Franco Modigliani, futuro premio Nobel per l’economia, Stanley Fischer, futuro governatore della banca d’Israele, e l’illustre Robert Solow. Al MIT consegue il PhD, torna in Italia e intraprende una brillante e promettente carriera come docente universitario, dapprima presso le università di Trento, Padova e Venezia, per approdare infine all’Università di Firenze, dove ricopre per un decennio l’incarico di Professore ordinario di Economia e Politica Monetaria.
Negli anni ottanta inizia la trasformazione di Mario. Da keynesiano convinto salta sul carro della finanza apolide internazionale. Le idee giovanili, quelle di Federico Caffè e Franco Modigliani, incominciano ad offuscarsi.
Nel 1991 viene nominato Direttore generale del Ministero del Tesoro e assume la presidenza del Comitato per le Privatizzazioni.
Da quel momento Mario Draghi inizia a lavorare per la finanza globalista e predatoria. La sua metamorfosi, da uomo del popolo a mattatore dell’alta finanza, è ormai conclusa. In questa nuova veste porta avanti un piano di privatizzazioni iperliberista, asserendo che la svendita del patrimonio industriale dello Stato Italiano, che aveva garantito il boom economico degli anni cinquanta, avrebbe risolto il problema del debito pubblico.
Da keynesiano a mattatore della finanza apolide
Nel momento di maggiore smarrimento della politica italiana, assediata e decimata da Mani Pulite, Mario Draghi ridisegna la struttura del sistema bancario nazionale consentendo alle banche di utilizzare i risparmi dei cittadini per fare operazioni speculative ed avviando il processo di finanziarizzazione dell’economia.
E’ la fine di quel sistema di potere che aveva garantito progresso e sviluppo tecnologico all’Italia.
Mario Draghi era nel panfilo Britannia insieme, tra gli altri, a Romano Prodi, Mario Monti, Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta, in cui vennero decise le sorti dell’Italia. Subito dopo venne fatto a pezzi l’IRI, brandelli d’Italia, distribuiti qua e là ai lupi della finanza, alcuni destinati a Goldman Sachs, suoi futuri datori di lavoro, altri agli Agnelli e ad affaristi apolidi senza scrupoli.
Dal 2002 al 2005 Mario Draghi è vicepresidente e membro del Management Committee di Goldmam Sachs, dove guadagna 10 milioni di euro l’anno.
Il problema del debito italiano non viene risolto, ma Mario Draghi, invece di essere declassato alla ragioneria dello Stato, con mansioni di accoglienza, viene chiamato nel 2006 a dirigere la Banca d’Italia, col ruolo di leader màximo, vale a dire quello di Governatore.
Mario Draghi, pagato 10 milioni all’anno da Goldman Sachs accetta un incarico da 350 mila euro l’anno.
Lo fa per l’Italia?
Si certo, per amor di Patria.
Da questo scrigno Draghi avvia la fusione delle banche, permettendo che molte di esse finiscano nelle mani della finanza apolide internazionale, deprivando l’Italia di un sistema bancario che miri agli interessi nazionali. A beneficiare di questo stupro è di nuovo la finanza apolide internazionale che assume il controllo del nostro sistema bancario, trasformando l’Italia in una colonia finanziaria nelle mani dei sodali di Goldman Sachs.
Di distruzione in distruzione, Mario Draghi viene promosso ancora, fino a diventare Governatore della Banca Centrale Europea. E si badi bene, nessuno avrebbe accettato Draghi in un ruolo così importante se non fosse stato perfettamente allineato al potere dominante.
La sua nomina a Governatore della BCE viene appoggiata da tutti, in primis dal viscido Nicolas Sarkozy e da Angela Merkel, non certo i migliori amici dell’Italia.
Da Governatore della BCE partecipa alla predazione della Grecia, permettendo che i prestiti del FMI siano destinati a ripianare i debiti che i greci avevano contratto con le banche francesi e tedesche, peraltro a tassi folli.
La Grecia non si è ancora ripresa da quell’odioso atto di pirateria, di cui Draghi è stato complice ed esecutore.
Cosa si dice di Mario Draghi
Nel 2008, durante una trasmissione condotta da Luca Giurato su Rai1, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga disse le seguenti parole su Mario Draghi:
“È un vile, un vile affarista, non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male, molto male“.
Cossiga poi rincarò la dose:
“È il liquidatore dopo la famosa crociera sul “Britannia” dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del tesoro e immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei Ministri svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs“.
Margaritis Schinas, vice presidente della Commissione europea scrive:
“Non è una sorpresa per voi se vi dico che Mario Draghi è rispettato e ammirato qui all’Unione europea.”
Pierre Moscovici, amico della finanza apolide, ex commissario UE agli affari economici, nemico giurato dell’Italia dice:
“Mario Draghi è una delle persone più straordinarie che abbia incontrato. Così come fu l’uomo giusto per l’euro nel 2012, potrebbe essere l’uomo giusto per l’Italia nel 2021, se otterrà l’”unità” che vorrebbe. Buona fortuna e forza Mario!”
Le borse esultano e lo spread cala. Questo significa che la finanza apolide, predatoria e globalista, è felice. Quindi, se loro son felici, vuol dire che c’è un banchetto in vista, con delizie italiane. Loro sperano di guadagnare molto, e a pagare saremo noi.
La svendita di quel che resta dell’Italia è all’orizzonte?
Elsa Fornero dichiara:
“Draghi ci ordinò di riformare le pensioni.” È vero. Quando Draghi divenne presidente della Bce firmò la famigerata lettera nella quale ordinava il massacro sociale dell’Italia.
Cosa possiamo aspettarci dall’uomo della finanza?
Da giovane era keynesiano, ha 73 anni, è un uomo brillante e preparato, è ricco, ha avuto tutto dalla vita. Qualcuno spera che dopo aver aperto i cancelli dell’Italia ai lupi della finanza, dopo aver consegnato la Grecia allo stesso branco di lupi che da centinaia di anni sta devastando il mondo, Draghi si occupi ora degli agnelli. Cioè di noi.
Ma se così fosse, la finanza gli avrebbe già sbarrato la strada e lo avrebbe relegato a compiti di livello inferiore.
Se la finanza festeggia vuol dire che c’è un banchetto in vista e che il servo dei lupi non è diventato il pastore del gregge.
Ma la speranza è l’ultima a morire, come dimostrano le cronache italiane.
di Alberto Rovis
Fonte: www.altreinfo.org
Sitografia:
- https://www.corriere.it/cultura/18_giugno_04/franco-modigliani
- https://www.wallstreetitalia.com/chi-e-mario-draghi/
- https://www.lantidiplomatico.it
- https://www.startingfinance.com/approfondimenti/mario-draghi-biografia/
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