TTIP, un accordo vantaggioso?

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TTIP è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. Si tratta di un accordo commerciale di libero scambio, tuttora in corso di negoziazione, tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di tutti questi paesi corrisponde a circa il 48 per cento del PIL mondiale. Si tratta dunq29_TTIPue, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.
I negoziati sono stati avviati ufficialmente nel giugno del 2013 e dovrebbero essere completati entro il 2015. A condurre i colloqui per conto dell’Unione Europea è la direzione generale commercio della Commissione Europea, ma il trattato dovrà essere approvato dal Parlamento europeo. Va subito detto che si tratta di negoziati segreti e rimangono tali, anche se alcune sintesi e bozze parziali dell’accordo sono state rese pubbliche.

Quali sono le critiche all’accordo o le paure? Vediamone alcune.

  1. Troppa segretezza intorno alle clausole del TTIP.
  2. Troppo coinvolgimento attivo delle multinazionali e questo crea non pochi sospetti.
  3. Gli Stati Uniti non riconoscono i prodotti di origine protetta (DOC, DOP, IGT, IGP, ecc.) quindi potremmo ritrovarci in casa il vino Chianti fatto in California (Rossi Chianti esiste già) o il Parmigiano Reggiano fatto in Florida.
  4. Aprire il commercio ai prodotti agricoli americani significa aprire agli OGM e alle multinazionali che se ne occupano. Per noi vuol dire distruggere la nostra agricoltura, basata sulla biodiversità.
  5. Aprire il commercio alla carne americana vuol dire aprire alla carne trattata con ormoni per accelerarne la crescita, come avviene negli Stati Uniti.
  6. In seguito all’apertura degli investimenti e del commercio le imprese europee sarebbero fortemente incentivate a delocalizzare negli Stati Uniti, paese in cui le tutele sociali sono praticamente inesistenti e quindi anche i contributi sociali a carico dei datori di lavoro sono inesistenti. Il vantaggio fiscale e contributivo è sotto gli occhi di tutti.
  7. I principi su cui sono basate le leggi europee sono diversi da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento ed è accompagnata dalla garanzia di presa in carico delle conseguenze di eventuali problemi legati alla messa in circolazione del prodotto.
  8. Una delle questioni più controverse del TTIP riguarda la clausola ISDS, Investor-State Dispute Settlement. Prevede la possibilità per gli investitori di ricorrere a tribunali terzi in caso di violazione, da parte dello Stato destinatario dell’investimento estero, delle norme di diritto internazionale in materia di investimen30_ttip-6-1024x918ti. Ci sono già molti casi al riguardo: nel 2010 e nel 2011 Philip Morris ha utilizzato questo meccanismo contro l’Uruguay e l’Australia e le loro campagne anti-fumo; nel 2009 il gruppo svedese Vattenfall ha citato in giudizio il governo tedesco chiedendo 1,4 miliardi di euro contro la decisione di abbandonare l’energia nucleare. Ma possiamo accettare che le multinazionali trascinino in giudizio i governi i cui orientamenti politici avessero come effetto la diminuzione dei loro profitti? Si può concepire il fatto che queste possano reclamare e ottenere una generosa compensazione per il mancato guadagno indotto da un diritto del lavoro troppo vincolante o da una legislazione ambientale troppo rigorosa?

La diffidenza sulle conseguenze che avrà il TTIP per il nostro paese e per il commercio mondiale è d’obbligo.

Se vuoi saperne di più sul TTIP:

…puoi consultare il sito ufficiale della commissione europea, riguardante in modo specifico gli accordi TTIP in corso di approvazione:  http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/index_it.htm, ed anche un sito di controinformazione sui problemi che gli accordi TTIP causeranno, quale ad esempio: http://stop-ttip-italia.net/

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