Il commissariamento dell’Italia e la Troika a Roma portano all’implosione di Ue ed euro - www.altreinfo.org

Il commissariamento dell’Italia e la Troika a Roma portano all’implosione di Ue ed euro

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Il governo (debole) non ha i soldi per i necessari salvataggi bancari. A questo punto, subentra la richiesta di aiuto al Fondo UE salva stati (MES – Meccanismo Europeo di Stabilità) e l’arrivo della …

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l governo (debole) non ha i soldi per i necessari salvataggi bancari. A questo punto, subentra la richiesta di aiuto al Fondo Ue salvastati (MES – Meccanismo Euopeo di Stabilità) e l’arrivo della Troika a Roma.

Il tradizionale stellone continuerà a proteggere l’Italia? La domanda è di grande attualità. I nodi dei buchi del sistema bancario stanno infatti venendo al pettine e occorreranno miliardi e miliardi di euro di aiuti per mettere in sicurezza le banche italiane sull’orlo del collasso. Nessuno però ne parla.

Chi conosce la realtà non spera in un miracolo che risolva la questione, ma tace per frenare il processo già in corso di fuga di enormi quantità di risparmio che era ed è collocato nei depositi bancari. In realtà, occorrerà un grande intervento pubblico per salvare le banche italiane, ma lo Stato italiano non ha i soldi e si dovrà quindi ricorrere al fondo “salvastati” europeo.

L’intervento del l’MES (molto probabilmente in coppia con il Fondo Monetario Internazionale) comporta l’arrivo della troika a Roma e la messa sotto tutela del Governo italiano. Questa prospettiva si fa ogni giorno più concreta, anche perché oltre ai problemi delle banche, vi è una legge finanziaria che sfora i parametri europei e che in marzo verrà certamente bocciata da Bruxelles.

Il commissariamento dell’Italia si discute oramai apertamente negli ambienti europei che contano. Ad esempio, Volker Wieland, che fa parte del Consiglio degli economisti di Angela Merkel, ha dichiarato al giornale germanico Handelsblatt che “L’Italia dovrebbe rivolgersi al MES e anche l’FMI dovrebbe essere coinvolto in un programma di aiuti“.

A Berlino oramai si è convinti che oltre al debito dello Stato italiano, ai problemi drammatici del sistema bancario vi è un problema di incapacità di governare la crisi che si perpetua da anni e che fa sì che l’Italia abbia un PIL ancora inferiore del 10% rispetto al 2007, ossia prima dello scoppio della crisi finanziaria, che l’economia non riesca a riprendersi (nonostante la politica monetaria ultraespansiva della Banca centrale europea, nonostante un costo del denaro ai minimi, un euro debole e i bassi prezzi delle materie prime) e che addirittura la situazione sociale stia deteriorandosi continuamente, come conferma l’esplosione della povertà cresciuta del 141% in dieci anni e il fatto che l’8% degli italiani venga ritenuta in una situazione di povertà assoluta.

Inoltre il no al referendum costituzionale induce Bruxelles e Berlino che non vi sarà mai un Governo capace di prendere le decisioni necessarie per risolvere i problemi strutturali del Paese. Quindi, occorre fare come in Grecia, bisogna mettere l’Italia sotto tutela e farla governare (seppure indirettamente) da una troika formata da Commissione europea, Bce e FMI.

Questo ragionamento è completamente errato. Non tiene conto che i problemi italiani sono esplosi dopo l’introduzione dell’euro e che le politiche di austerità imposte da Bruxelles non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Ma è l’aspetto politico che viene sottovalutato: commissariare l’Italia vuol dire rafforzare immensamente i partiti euroscettici, garantire la vittoria al Movimento 5 Stelle e arrivare all’uscita dell’Italia dall’euro.

A Bruxelles e a Berlino si è convinti che non finirà così e si ricorda la crisi greca. Infatti in Grecia la troika ha favorito la vittoria elettorale di Syriza di Tsipras, ma alla fine lo stesso Tsipras con le buone e con le cattive ha dovuto addivenire a miti consigli e oggi attua le misure draconiane imposte dalla troika.

In Italia finirà allo stesso modo? C’è più di un motivo per dubitarne. Innanzitutto l’Italia non è un piccolo Paese dell’Unione e quindi “malmenarlo” come si è fatto con la Grecia potrebbe produrre risultati diversi.

In secondo luogo è cambiato il clima internazionale grazie alla Brexit, al successo di Donald Trump e al rafforzamento dei partiti euroscettici. Oggi è l’Europa ad essere in crisi e a non potere più contare sulla sponda statunitense.

L’Unione europea è infatti anch’essa sull’orlo del collasso, poiché è diretta da quel compromesso tra grande capitale economico e finanziario e i partiti democristiani e socialisti che si trovano oggi dalla parte sbagliata della storia.

Dunque, una troika in Italia sarebbe, a mio giudizio, un suicido dell’Unione europea e porterebbe alla fine dell’euro.

Ma Roma sarà costretta a chiedere aiuto al Fondo salva stati europeo? Non ne potrà fare a meno, se vuole salvare le sue banche e non far pagare un prezzo enorme ai piccoli risparmiatori che in modo fraudolento sono stati indotti ad acquistare le loro obbligazioni e le loro azioni. Le sofferenze, ossia i crediti inesigibili, ammontano a 200 miliardi di euro (sono dati ufficiali).

Si stima che il sistema bancario ha accantonato circa 80 miliardi. Quindi c’è ancora un buco enorme che viene oggi allargato dalla fuga dei risparmiatori che ritirano i loro risparmi (e su cui i giornali italiani hanno steso il silenzio stampa) e dal movimento al rialzo dei tassi di interesse che provoca un ribasso dei corsi delle obbligazioni e quindi minusvalenze nei bilanci bancari che li devono contabilizzare a prezzi di mercato.

L’esempio più chiaro è quello del Monte dei Paschi di Siena. La più vecchia banca del mondo sta cercando disperatamente di concludere un aumento di capitale di 5 miliardi entro la fine dell’anno. Finora ha raccolto un miliardo e spera di convincere le migliaia di piccoli risparmiatori che detengono le obbligazioni della banca a convertirle in azioni. Spera inoltre che un Fondo del Qatar investa un miliardo per poi presentarsi sul mercato a raccogliere il rimanente.

Si tratta di un’operazione disperata che, anche se fosse coronata dal successo non basterebbe. Infatti il Monte dei Paschi di Siena è gravato da 47 miliardi di sofferenze che riguardano crediti a imprese e a famiglie sui quali ha già accantonato 20 miliardi di euro. Per salvare la banca occorre quindi non solo la ricapitalizzazione da 5 miliardi, ma anche l’acquisto da parte del Fondo Atlante grazie alle garanzie statali di queste sofferenze.

Un altro esempio dà l’idea dei soldi necessari: Unicredit. La banca ha venduto il Fondo Pioneer per 3,5 miliardi di euro, ha venduto la partecipazione nella banca polacca Pekao ed ha ancora bisogno di un aumento di capitale di 13 miliardi.

Quello che può fare Unicredit non possono farlo le altre banche italiane gravate da un enorme cumulo di sofferenze. Quindi occorre un intervento statale che aggiri anche le norme del bail in per evitare che vi sia una e propria rivolta dei piccoli risparmiatori indotti in modo fraudolento ad acquistare obbligazioni ed azioni di questi istituti.

Ma i soldi per questi salvataggi non ci sono e, a questo punto, subentra la richiesta di aiuto al Fondo salva stati e l’arrivo della troika a Roma.

 

di Alfonso Tuor

Fonte: ticinonews.com

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