Gli esseri umani hanno sempre avuto bisogno di scambiarsi dei beni tra di loro, vendendo ciò che avevano in abbondanza e comprando ciò che invece mancava o non erano in grado di produrre da soli. Per migliaia di anni il baratto è stato l’unico sistema utilizzato per far fronte a questa esigenza. Tuttavia, questa strada non è sempre percorribile. Ad esempio, se ho bisogno di un po’ di mais e a disposizione ho del pesce, lo scambio si può fare, ma se al posto del pesce ho un vitello, lo scambio non si può fare. Questo problema è stato in parte risolto utilizzando come mezzo di pagamento alcuni metalli pregiati, quali ad esempio oro, argento e bronzo. L’uso dei metalli rendeva possibile ogni tipo di scambio, ma era un po’ scomodo, soprattutto perché tutti dovevano essere dotati di bilancino per pesare il metallo, ed anche per evitare le truffe.
La moneta
L’idea di una moneta, che incorpora una quantità prestabilita e nota di metallo prezioso, coniata e garantita da un’autorità superiore, ha permesso di superare questi ostacoli ed è stato il primo grande passo dell’umanità verso lo sviluppo del commercio.
Gli attestati di deposito
Il passo successivo verso la creazione della cartamoneta sono stati gli attestati di deposito. L’idea è molto semplice. Per evitare di portarsi dietro i metalli preziosi o un sacco pieno di monete, una persona ne deposita una certa quantità nel caveau di una banca, in un posto sicuro quindi, e la banca gli rilascia un attestato di deposito. Poi, quando ha bisogno di fare un acquisto, consegna l’attestato di deposito per pagare i beni acquistati. In questo modo il venditore diventa proprietario dei metalli preziosi indicati nell’attestato e custoditi nel caveau, mentre il compratore diventa proprietario dei beni. Tutto molto semplice e funzionale.
La cartamoneta
Un ulteriore sviluppo di questa idea è stato fondamentale per sviluppare ulteriormente la finanza. La banca, anziché emettere certificati di deposito identificando la partita di metallo prezioso, emette cartamoneta generica, in vari tagli. Ogni taglio rappresenta una certa quantità prestabilita di metallo. La gente si scambia tra di loro la cartamoneta senza mai recarsi in banca a prelevare il metallo prezioso. Tanto non serve prelevarlo, è più sicuro lì.
E’ un’idea geniale e funzionale. In pratica, la cartamoneta così concepita è una specie di benzina per l’economia. Se è presente nella giusta quantità gli affari filano come l’olio ed il sistema economico cresce a meraviglia. C’è soltanto un problema. La quantità di cartamoneta che si può immettere in circolazione dipende dalla quantità di metallo che è presente nei caveau. E’ come avere un bel parco macchine, ma poca benzina. Riusciamo ad usarle tutte un po’, ma non a sfruttarle nel modo migliore. Questo succede perché la quantità di benzina è limitata.
La cartamoneta a corso legale
Il passo decisivo verso la finanza moderna è stato quello di svincolare completamente la cartamoneta da qualunque metallo presente nei caveau. In poche parole, dietro la cartamoneta non c’è nulla. E’ solo un raffinato pezzo di carta colorata. Basta, solo questo. Lo stato ci impone di usarla per pagare gli acquisti edice che nessuno può rifiutarla. La gente quindi si adegua.
L’unico problema è che la quantità di cartamoneta che si immette nel sistema economico (liquidità del sistema) dev’essere quella giusta, né di più né di meno. Esattamente come la benzina, se nel serbatoio ce n’è poca la macchina funziona ma non viene sfruttata bene, se ce n’è troppa la benzina esce dal serbatoio e la macchina può anche incendiarsi. Il problema si può risolvere facilmente, affidando questo incarico ad un’unica banca, la cosiddetta Banca Centrale, governata da un’unica persona, il cosiddetto Governatore della Banca Centrale, persona molto competente, affidabile e del tutto disinteressata.
Per immettere nel sistema la giusta liquidità, la Banca Centrale stampa la cartamoneta di cui c’è bisogno e la fa circolare, ad esempio la dà allo Stato perché paghi le spese di utilità sociale. Ne immette poca o tanta, a seconda delle necessità. Così ha funzionato il sistema italiano per decenni con la Banca d’Italia, così si è costruito lo stato sociale. Ed è per questo che abbiamo avuto quella grande crescita economica che ha contraddistinto il secolo scorso.
Ma i tempi cambiano….
Poi però… qualcosa è cambiato. L’unico Istituto Bancario che può stampare cartamoneta è stato privatizzato, cioè è diventato di proprietà di qualcuno, in particolare delle banche. Adesso la cartamoneta non viene più data dalla Banca Centrale allo Stato perché paghi le spese sociali, ma viene data alle banche, le quali la prestano allo Stato, il quale paga interessi sui soldi ricevuti e si indebita ogni giorno di più. Le banche pretendono poi la restituzione dei soldi (che hanno stampato a costo zero) ed il pagamento degli interessi. Per questo il debito cresce sempre di più, ogni banconota stampata crea nuovo debito ed altri interessi sul debito, poi lo Stato deve indebitarsi ancora per pagare gli interessi e così il giro infernale riparte. Insomma, eravamo partiti bene, ma siamo deragliati.
Le eccezioni alla privatizzazione
Le uniche banche centrali che continuano a funzionare ancor oggi come un tempo, e quindi non appartengono alle banche private ma allo Stato, sono le seguenti: Cina, Russia, Iran, Venezuela, Ungheria, Siria, Cuba, Islanda e Corea del Nord. Un tempo facevano parte di questa lista anche IRAQ e Libia. Io credo che basta leggere i nomi di questi 11 paesi e quelli dei proprietari delle banche private, vale a dire quelle che controllano le banche centrali di tutti gli altri paesi del mondo, Stati Uniti, Unione Europea e Inghilterra compresi, basta leggere quei nomi per capire come gira il mondo.
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