Politici, economisti, esperti ed europeisti insistono sul fatto che un comportamento virtuoso dell’Italia risolverebbe tutti i suoi problemi. E per comportamento virtuoso intendono dire che l’Italia deve perseguire politiche di austerità e di contenimento della spesa pubblica. In sostanza, questo significa tagliare i servizi pubblici, alzare l’età pensionabile, privatizzare ed abbassare le pensioni. Il fatto è che l’austerità non serve. E’ una politica che crea recessione e sta affossando l’Italia e gli italiani.
L’austerità risolve i problemi dell’Italia?
Ci poniamo ora le seguenti domande. E’ vero che l’austerità risolve i problemi dell’Italia? La diminuzione della spesa pubblica porta automaticamente ad un abbassamento del debito pubblico e ad un miglioramento del famigerato rapporto debito/PIL?
Cerchiamo di capirlo con un esempio. I dati sono simili a quelli rilevabili attualmente a livello nazionale, ma non uguali per esigenze di semplificazione.
Ipotizziamo la seguente situazione (in miliardi di euro):
Situazione iniziale | |
Debito Pubblico | 2.300 |
PIL | 1.750 |
Spesa pubblica annuale | 800 |
Entrate fiscali | 800 |
Rapporto Debito/PIL | 1,31 |
Supponiamo adesso che lo stato si comporti in modo estremamente virtuoso e riesca ad abbassare la spesa pubblica di ben 100 miliardi. Ciò però comporterà una diminuzione del PIL dello stesso importo. La spesa pubblica, infatti, rientra a pieno titolo nel conteggio del Prodotto Interno Lordo. In seguito alla diminuzione del PIL si avrà anche una diminuzione delle entrate fiscali di circa 50 miliardi di euro (meno PIL, meno imponibile, meno tasse). Il beneficio reale che avrà il debito pubblico, in termini di abbassamento, sarà quindi di 50 miliardi.
In sintesi, a fronte di una diminuzione della spesa pubblica di 100 miliardi avremo una diminuzione del PIL di 100 miliardi ed una diminuzione del debito pubblico di 50 miliardi (per effetto della diminuzione delle entrate fiscali).
La situazione sarà quindi la seguente (in miliardi di euro):
Situazione finale | |
Debito Pubblico | 2.250 |
PIL | 1.650 |
Spesa pubblica annuale | 700 |
Entrate fiscali | 750 |
Miglioramento Debito Pubblico | 50 |
Rapporto Debito/PIL | 1,36 |
Tanti sacrifici, nessun beneficio
Faccio presente che diminuire la spesa pubblica di 100 miliardi è come sparare sull’economia con un bazooka, con tutti gli effetti collaterali che ne conseguono. Ci saranno devastazioni economiche ed un effetto domino sui conti di tutte le imprese italiane (più disoccupazione, più sussidi, più spesa pubblica, ecc.). Per semplicità, in questo esempio ci siamo limitati a prendere in considerazione soltanto la prima devastazione e non quelle correlate.
Il peggioramento del rapporto debito/PIL è molto marcato. Una politica di austerità perfettamente in linea con ciò che ci chiedono i politici eurocratici porterebbe ad un peggioramento del rapporto da 1,32 a 1,36.
Analizziamo la situazione esposta nel diagramma:
- si abbassa la spesa pubblica;
- l’abbassamento comporta una diminuzione del PIL di pari importo;
- l’abbassamento del PIL comporta più disoccupati;
- L’aumento dei disoccupati comporta più sussidi governativi;
- l’aumento dei sussidi comporta più spesa pubblica;
- l’abbassamento del PIL comporta meno base imponibile e meno entrate fiscali;
- gli effetti combinati dell’abbassamento della spesa pubblica (mitigato dalla diminuzione delle entrate fiscali e dall’aumento dei sussidi) e della diminuzione del PIL comporta un aumento del rapporto debito/PIL;
- in sostanza: la politica di austerità porta ad un vistoso peggioramento della situazione.
Non ci credete?
Se non volete credere ai vostri occhi basta che pensiate alla Grecia. L’austerità è stata applicata con grandi sacrifici per tutto il popolo greco ed ha portato ad un crollo verticale del PIL e ad un sensibile peggioramento del rapporto debito/PIL. Tutto prevedibile, come nell’esempio.
I guru dell’economia e della finanza
Adesso ci chiediamo come mai i guru dell’economia e della finanza insistono sull’austerità. Non è possibile che loro non sappiano queste cose. Mario Monti è considerato un genio dell’economia e della finanza. Un uomo estremamente preparato, orgoglio dell’Italia, tant’è vero che il Presidente Napolitano lo ha nominato senatore a vita, appunto per il grande prestigio di cui gode a livello internazionale. E visto che ci siamo vale la pena ricordare che un senatore a vita come Mario Monti costa alla comunità ben 21.850 euro al mese, ovvero 276.639 euro all’anno, ogni anno e finché è in vita.
Il problema è che queste persone sanno benissimo dove ci stanno portando e lo stanno facendo apposta. Ed è questo che ci deve preoccupare. Loro lo sanno che stanno distruggendo l’economia italiana.
Perché lo fanno e chi sono i loro padroni?
Sono queste le domande che ci dobbiamo porre.
Alberto Rovis
www.altreinfo.org
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