Teniamo sempre presente che gli euro possono essere emessi soltanto dalla BCE (Banca Centrale Europea) e che il loro costo di emissione è praticamente nullo. Infatti, se gli euro vengono stampati, il costo di emissione ammonta a circa 30 centesimi per banconota, se invece vengono accreditati elettronicamente, il loro costo di emissione è pari a zero.
E’ fondamentale comprendere che la moneta ha un corso legale, imposto quindi dalla legge, nella migliore delle ipotesi si tratta di carta colorata, nella peggiore di un numero inserito dalla BCE sul sistema informatico interbancario. Null’altro che questo. La moneta è però fondamentale in quanto permette al sistema economico di funzionare. Senza di essa il sistema si inceppa ed entra in recessione. L’importante è che la moneta arrivi al sistema economico e non si perda nei mille rivoli della speculazione…. E purtroppo questo non sempre avviene.
Descriviamo in seguito i meccanismi delle principali emissioni di cartamoneta effettuate dalla BCE e della relativa immissione nel sistema economico e finanziario. La prima tipologia prende il nome di LTRO (Long Term Refinancing Operation) e la seconda prende il nome di QE (Quantitative Easing). Quest’ultima è stata avviata nel 2015 ed è tuttora in corso di svolgimento. Non facciamoci spaventare dai nomi, il meccanismo di funzionamento è piuttosto semplice.
BCE: immissione di liquidità attraverso LTRO
Il meccanismo LTRO è stato utilizzato dalla BCE negli anni 2011 e 2012 ed anche recentemente. Funziona come segue:
- La BCE immette nuova liquidità nel sistema offrendola alle banche a tassi d’interesse che attualmente si aggirano intorno allo 0,15% – 0,5% (nel 2011 era l’1%).
- Le banche ottengono questa nuova liquidità, su loro richiesta o in base ad aste, a tassi irrisori e senza alcun vincolo di destinazione. Ne consegue che possono investire tali somme come meglio credono.
Negli ultimi anni, le banche italiane hanno utilizzato la liquidità immessa dalla BCE soprattutto per acquistare titoli di stato (BOT, CCT e BTP). Questa scelta ha permesso di sostenere il debito pubblico italiano, che nei mercati finanziari faticava molto (e fatica tuttora) a trovare denaro fresco, garantendo nel contempo alle banche un guadagno netto pari a 1,5-3,5 punti percentuali, rappresentato dalla differenza tra il tasso d’interesse pagato alla BCE e il tasso d’interesse incassato dallo Stato Italiano.
Per le banche si tratta di veri e propri regali che hanno consentito di sistemare i loro bilanci, in pochi anni e senza alcuna fatica. Ricordiamo che gli enormi guadagni realizzati dalle banche grazie a questo meccanismo sono stati pagati dallo stato italiano sotto forma di interessi, con i soldi provenienti dalle tasse, quindi dal lavoro della gente, o con nuovo deficit. Il meccanismo è descritto nel grafico sottostante.
Uno degli effetti più importanti di questa operazione è stato quello di mantenere bassi i tassi di interesse, anche quelli sul debito pubblico naturalmente, che adesso si assestano intorno all’1,5%. Vista la convenienza dei tassi, lo Stato Italiano ha approfittato per indebitarsi il più possibile a tasso fisso e per allungare la durata media del proprio debito. Non a caso i nostri politici sono di continuo a Bruxelles per chiedere il permesso per espandere ulteriormente il debito pubblico.
BCE: il Quantitative Easing (QE)
La seconda grande operazione di immissione di liquidità prende il nome di Quantitative Easing (QE) ed è attualmente in corso di svolgimento. Si tratta dell’emissione, iniziata a marzo 2015, di 1.100 miliardi di nuova moneta, circa 60 miliardi al mese, che andrà avanti per diciotto mesi. Questa nuova liquidità viene assegnata pro-quota alle varie banche centrali europee, quindi non alle singole banche. Nel nostro caso la Banca d’Italia, la cui quota è di circa 7 miliardi al mese, li sta utilizzando (e li utilizzerà) per acquistare titoli pubblici, non direttamente dallo Stato (perché è vietato dal regolamento della BCE), ma da coloro che hanno già i titoli in mano, quindi da assicurazioni, fondi comuni d’investimento e, soprattutto, dalle banche.
In questo modo le banche vendono alla Banca d’Italia i titoli di stato che avevano acquistato in precedenza, per giunta rivalutati grazie all’abbassamento dei tassi, ed entrano in possesso di nuova liquidità, con grandi benefici per i loro bilanci. E’ inutile nasconderlo, per le banche si tratta di una vera e propria festa a base di caviale e champagne.
Questa enorme immissione di nuova liquidità ha dei risvolti positivi anche per lo Stato (solo in apparenza), in quanto i tassi di interesse si mantengono ancora bassi e la domanda di titoli pubblici si mantiene alta. Solo in apparenza perché il mercato non è in una situazione normale, bensì è “drogato” dalla liquidità immessa dalla BCE.
Ci potrebbero essere dei risvolti positivi anche per l’economia italiana se le banche investissero almeno una parte della liquidità in prestiti alle imprese ed alle famiglie, quindi nel sistema economico italiano. Ma non ci sono vincoli in tal senso e la maggior parte delle banche preferisce stare alla larga dal nostro sistema economico. Le occasioni per speculare ed investire a livello globale sono troppo ghiotte per rinunciarvi. Il grafico sottostante spiega il meccanismo del Quantitative Easing.
Il problema è che questo meccanismo non può andare avanti vita natural durante. Ci sarà un momento in cui la BCE dovrà fermare l’emissione di cartamoneta, che altrimenti creerebbe inflazione oltre il 2% (soglia di equilibrio), ed il debito pubblico italiano tornerà a confrontarsi con i finanziatori veri e, soprattutto, con la speculazione. Possiamo immaginare cosa succederà nel 2017, quando l’intervento della BCE si concluderà ed il debito pubblico italiano tornerà in pasto al mercato. Non occorre essere Nostradamus per prevederlo.
Conclusioni
La BCE fa gli interessi dei popoli europei o quello delle banche? Se c’è qualcuno che ha ancora dubbi o non ha compreso i meccanismi finanziari in atto o è in mala fede. La BCE è di proprietà delle banche e non degli stati e, quindi, fa gli interessi dei suoi padroni.
***