Banche e promotori finanziari: una coppia vincente - www.altreinfo.org

Banche e promotori finanziari: una coppia vincente

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
image_pdfimage_print

Un tempo le banche italiane raccoglievano risparmio e poi lo reinvestivano sul territorio, per finanziare gli investimenti delle imprese, le spese delle famiglie e le spese che sosteneva lo stato per la costruzione di importanti infrastrutture (strade, autostrade, linee ferroviarie, porti, aeroporti, ecc.).

Le banche prima della riforma

Le banche operavano in due settori ben definiti:

  • quelle che raccoglievano risparmio a breve termine erogavano finanziamenti a breve termine. Il loro compito fondamentale era quello di finanziare le esigenze di cassa delle piccole imprese;
  • quelle che raccoglievano risparmio a medio e lungo termine erogavano finanziamenti a medio e lungo termine. Il loro compito fondamentale era quello di finanziare la struttura produttiva del paese, nel suo insieme.

Questo sistema è stato introdotto dopo la grande crisi del ’29 e, tra luci e ombre, ha funzionato egregiamente fino ai primi anni novanta. Con questo sistema bancario, appoggiato dalla Banca d’Italia, che all’epoca lavorava per il bene del paese, l’Italia è diventata la settima potenza economica del mondo, partecipava agli incontri del G7 e, se non altro, aveva diritto di parola nelle principali questioni economiche del mondo.

Le banche dopo la riforma

Ma poi le leggi sono cambiate, il sistema è stato riformato per adeguarlo alle “normative europee”, per “liberalizzarlo” e “modernizzarlo”, e perché “Ce lo chiedeva l’Europa”. Con le nuove norme, il sistema bancario si è internazionalizzato. Le banche, libere e senza i vincoli, hanno incominciato a utilizzare il risparmio degli italiani come meglio credevano. Le banche operano in molti settori, in tutto il mondoPer loro si sono aperti nuovi scenari. Potevano acquistare azioni in tutte le borse del mondo, titoli di ogni genere e specie, obbligazioni dei paesi industrializzati, ma anche quelle ben più redditizie (e rischiose) emesse dai paesi del terzo mondo, potevano speculare sui prezzi delle materie prime, puntare sui derivati. Piano piano le banche si sono dimenticate completamente di quella che era la loro funzione primaria, cioè finanziare gli investimenti delle imprese e sostenerne la crescita del sistema economico. Si sono dimenticate anche del territorio in cui operavano, preferivano finanziare l’alta velocità in Cina o un progetto in Kazhakistan, piuttosto che qualcosa in Italia, nel territorio da cui provenivano i risparmi di cui esse disponevano. Per le piccole imprese italiane non c’era più niente. Qualcosina per le famiglie, a denti stretti qualche mutuo sulla prima casa, qualche finanziamento per l’acquisto dell’auto.

La globalizzazione del sistema bancario

Ma non è tutto qui. Nell’oceano della globalizzazione dei sistemi bancari, dove tutte le banche erano più grandi ed agguerrite delle nostre, costituite per la maggior parte da piccole cooperative, banche di mutuo soccorso, casse di risparmio, in quell’oceano in cui la banca grande mangia quella piccola, le nostre banche sono state divorate dai grandi gruppi mondiali. Con questo il nostro risparmio se n’è andato via definitivamente. Da noi è arrivato il vuoto, un buco nero finanziario, e col vuoto è arrivata la paura.

Urlo di Munch

La fuga di capitali

Si sa che gli italiani sono i primi a non fidarsi dell’Italia. I piccoli risparmiatori hanno portato via i loro risparmi. “Abbiamo qualche decina di migliaia di euro? Meglio in Austria o in Svizzera, piuttosto che in Italia, apriamo un conto corrente lì, non stiamo a rischiare i nostri soldi”. Questa è stata la risposta degli italiani al dubbio amletico: “Chissà che a qualcuno non venga in mente di rifare il furto della notte del 9-10 luglio 1992, quello di Giuliano Amato, vi ricordate? Quello in cui ci hanno rubato i soldi dai nostri conti correnti, senza comunque sistemare i problemi dell’Italia”.Banda bassotti, i nostri risparmi sono alla mercé delle banche e degli intermediari

Altri soldi che se ne vanno via dall’Italia, a finanziare le imprese dei paesi vicini. Soldi che non vengono più reinvestiti nel nostro territorio. A rincarare la dose sono arrivate le offerte delle banche e l’insaziabile avidità delle persone: “Compra Bond argentini, rendono il 15%, compra titoli turchi e azioni indiane, compra yen, poi li rivendi e compri dollari, compra fondi comuni d’investimento canadesi o australiani, compra questo e compra quello, che in Italia non ti danno niente e rischi di perdere i tuoi risparmi, diventa ricco con noi, non lasciare fermi i soldi”.

Le banche e i promotori finanziari

Le promesse delle banche e dei consulenti finanziari

E così abbiamo incominciato a dare i nostri soldi al promotore finanziario di turno che compra un po’ di tutto, manda i tuoi risparmi nei posti più impensati, li consegna alla sua banca di riferimento che li gestisce con il tipico criterio:“Se guadagno, guadagniamo entrambi; se perdo, sei tu che perdi”.

Il promotore finanziario è molto contento perché prende il 10% – 20% dei tuoi risparmi, come se fosse stato lui a sudarli. Tu sei contento perché (forse) guadagnerai un po’ di più e non sai che i tuoi risparmi sono stati già falcidiati dalle commissioni di intermediazione, la banca è contenta perché ha soldi da investire in giro per il mondo e guadagnerà un po’ di più. Tutti fanno festa, ma coi tuoi soldi. Ed anche tu fai festa, ma solo perché non sai …

Le banche fanno festa coi tuoi soldi

Intanto l’Italia va in malora, perché qui non girano più soldi, tranne quelli che servono per la pasta OGM e per i pomodori coltivati in Cina. Paghiamo dei politici che guadagnano 16.000 euro al mese, maturano il diritto alle pensioni d’oro dopo pochi anni, hanno benefit a non finire. Siamo sempre più poveri, sempre più circondati da slogan vuoti e privi di sostanza quali “L’Italia col segno più” e “La buona scuola“.

Ci consoliamo dicendo che i politici non capiscono. Ma non è così, loro capiscono e sanno benissimo dove stiamo andando. Prendono ordini e li eseguono. All’italiana però, fanno ciò che dice il padrone, ma nello stesso tempo sollevano un gran polverone, così sembra che tutti siano dalla nostra parte e noi non ce la prendiamo più di tanto.

***

image_pdfimage_print
Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

You may also like...

error: Alert: Content is protected !!