Cos'è il cuneo fiscale e perché ridurlo non migliora il PIL, anzi lo peggiora. Alberto Rovis - www.altreinfo.org

Cos’è il cuneo fiscale e perché ridurlo non migliora il PIL, anzi lo peggiora. Alberto Rovis

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Si fa un gran parlare della riduzione del cuneo fiscale, pensando che questa sia la panacea di tutti i mali. Ma siamo sicuri che sia così? Siamo sicuri che ridurre il cuneo fiscale migliori davvero la situazione dell’Italia?

Che cos’è il cuneo fiscale

Il cuneo fiscale è la differenza tra ciò che il lavoratore percepisce in busta paga e ciò che il suo datore di lavoro esborsa. Ad esempio: un lavoratore prende 1.000 euro netti al mese, ma il suo datore di lavoro ne esborsa 2.000. Il cuneo fiscale è uguale a 1.000.

CUNEO FISCALE
Spesa del datore di lavoro 2000
Importo ricevuto dal lavoratore 1000
Cuneo fiscale (2.000-1000) 1000

Dove vanno i 1.000 euro di differenza? Facile intuire, se ne vanno tra IRPEF, IRAP, contributi sociali, addizionali comunali e regionali all’IRPEF e altre ritenute varie. Tutti soldi che incassano Stato, INPS, Regioni ed altri Enti Locali. Soldi che servono a finanziare la abnorme spesa pubblica italiana.

Come si riduce il cuneo fiscale

Possiamo affermare senza paura di essere smentiti che il cuneo fiscale italiano è il più alto del mondo. Qui purtroppo siamo i primi. E’ il 10% in più rispetto alla media europea. Non c’è politico che non abbia dichiarato che bisogna abbassarlo e non c’è opinionista che non abbia detto che questo permetterebbe di rilanciare la crescita in Italia.

Per ridurre il cuneo fiscale basta diminuire contributi sociali, IRPEF e addizionali. La riduzione può andare a vantaggio dei datori di lavoro, ad esempio diminuendo l’IRAP, o dei lavoratori, ad esempio diminuendo l’IRPEF. Naturalmente ci sono anche le vie di mezzo.

Facciamo una simulazione

Proviamo a vedere se la riduzione del cuneo fiscale rilancia la crescita e, quindi, porta qualche miglioramento del PIL.

Ipotizziamo che il governo riduca le imposte a carico dei lavoratori per un totale di 100 miliardi di euro, cifra ragguardevole, un sogno per i lavoratori. Questo significa che le famiglie avranno a disposizione 100 miliardi in più da spendere. Per contro, lo stato avrà 100 miliardi in meno. Se tutto va bene i lavoratori spenderanno questa cifra in beni di consumo, ma la spesa pubblica giocoforza dovrà diminuire di 100 miliardi. E il PIL? Rimarrà invariato. Cambia il soggetto che spende, non l’ammontare complessivo della spesa.

EFFETTO DEL CUNEO FISCALE SUL PIL
Spesa pubblica -100
Consumi delle famiglie +100
Effetto sul PIL 0

Ma purtroppo c’è un altro fattore da considerare: la propensione al risparmio delle famiglie.

La propensione al risparmio

Le famiglie non spenderanno interamente quei 100 miliardi in più che si ritroveranno in tasca, ma vorranno risparmiarne una parte. Vorranno ricostituire una riserva finanziaria per affrontare le incertezze del futuro. Tanto più che per finanziare il cuneo fiscale lo Stato andrà a risparmiare sui servizi e quindi anche sui servizi sanitari e assistenziali.

Quindi, ipotizzando che le famiglie vogliano risparmiare il 20% del maggior reddito, la loro spesa per consumi sarà di 80 miliardi di euro e e non di 100.

EFFETTO DEL RISPARMIO SUL PIL
Spesa pubblica -100
Consumi delle famiglie +80
Effetto sul PIL -20

Una parte di questi risparmi potranno rientrare in gioco nel sistema, ma questo non è scontato. Molto dipenderà da come verranno utilizzati. Oggi come oggi i risparmi vengono investiti all’estero, soprattutto se a gestirli sono le banche. Se così dovesse essere, i risparmi delle famiglie non contribuiranno alla crescita del PIL italiano, ma a quello degli altri paesi. Qualora invece una parte dovesse essere riconvogliata nelle attività produttive italiane, il PIL potrebbe assestarsi tra zero e meno venti miliardi. In ogni caso non potrebbe crescere. Ne consegue che andremo incontro a nuova disoccupazione e questo potrebbe innescare una pericolosa spirale recessiva. Il cuneo fiscale: non migliora il PIL. Questo succede perché il cuneo fiscale non incrementa la ricchezza globale ma semplicemente la redistribuisce. Lo stato dovrà spendere di meno e le famiglie avranno maggiori disponibilità. La somma complessiva non cambia.

Il cuneo fiscale: conclusioni

La riduzione del cuneo fiscale esemplificata nel presente post è la seguente:

  1. lo Stato abbassa la spesa pubblica di 100 miliardi di euro;
  2. le famiglie aumentano i consumi di 80 miliardi e i risparmi di 20;
  3. il destino di quei 20 miliardi non lo conosciamo;
  4. il PIL si abbassa di 20 miliardi nella peggiore delle ipotesi, rimane invariato nella migliore (dipende da cosa succederà coi risparmi).

Quindi, la riduzione del cuneo fiscale piace molto alle famiglie, ma non risolve i problemi dell’Italia. Per questo tutti i politici promettono di farlo, ma nessuno lo fa. Ci vorrebbero altre idee, bisognerebbe creare nuova ricchezza, non limitarsi a rigirare quella che c’è già. Sarebbe il caso che tutti quegli economisti foraggiati per parlare in TV, legati a doppio filo ai partiti, proponessero qualche soluzione concreta e realizzabile per migliorare la situazione.

Chissà, forse lo faranno prima di toccare il fondo del barile. O forse non lo faranno mai, semplicemente perché non capiscono nulla di economia, sanno solo parlare (e incassare).

di Alberto Rovis

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