Addio a Ulfkotte, il giornalista tedesco nemico del fascismo di sinistra. Alessandro Fusillo - www.altreinfo.org

Addio a Ulfkotte, il giornalista tedesco nemico del fascismo di sinistra. Alessandro Fusillo

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Il 13 gennaio scorso, è morto Udo Ulfkotte. A causa di un infarto cardiaco, apparentemente, sebbene l’immediata cremazione del corpo e l’assenza di un’autopsia non mancheranno di alimentare, proprio per lui che è sempre stato descritto come un teorico della cospirazione, gravi dubbi sulle reali cause della sua morte[1].

ulfkotteNato nel 1960 a Lippstadt in Vestfalia studiò diritto e scienze politiche all’Università di Friburgo dove ottenne il dottorato di ricerca con una dissertazione sulla politica americana e sovietica nel Medio Oriente. Nel 1986 entrò alla redazione della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) dove fu per anni corrispondente dall’estero ed acquisì una profonda conoscenza di decine di paesi, specie in Medio Oriente. In quegli anni, così riferì lo stesso Ulfkotte[2]in un’intervista a Russia Today e nel suo recente libro dedicato al tema[3], egli partecipò a un diffuso sistema di corruttela dei giornalisti tedeschi, indotti da prebende e pressioni a diffondere notizie la cui finalità non era tanto quella di raccontare la verità, quanto quella di diffondere una versione favorevole agli interessi degli Stati Uniti, il potere imperiale in grado di determinare ciò che si poteva e non poteva dire in Germania, definita come una colonia degli USA.

La svolta e l’abbandono del giornalismo mainstream– nonché della redazione della FAZ – avvengono nel 2003 con la pubblicazione di un libro molto controverso sull’islamizzazione dell’Europa[4] che diede luogo a controversie, tentativi di sequestro e che fu la fonte di una serie di guai giudiziari per Ulfkotte che subì ben sei perquisizioni domiciliari[5]e numerose indagini[6], tutte conclusesi in un nulla di fatto.

Negli anni successivi l’attività di Ulfkotte si è concentrata su temi che l’hanno fatto classificare dai suoi ex colleghi giornalisti come teorico della cospirazione, populista, estremista di destra, xenofobo, islamofobo, antisemita e chi più ne ha più ne metta, un po’ odiato, un po’ deriso, certamente ostracizzato mentre i suoi libri mietevano successi molto mal digeriti da chi avrebbe preferito metterlo a tacere. Ulfkotte ha denunciato un sistema d’informazione al soldo di grandi interessi, corrotto e disponibile a pubblicare le notizie gradite a centri d’interesse opachi diretti dai servizi segreti, ha scritto dell’atteggiamento dei mezzi di informazione tedeschi teso a nascondere i crimini commessi dai migranti e il reale costo dell’ondata migratoria, si è dedicato al potere occulto dei servizi segreti, ha denunciato l’assurdità del politically correct, ha scritto un vibrante pamphlet contro l’euro. Insomma, tutto quanto poteva essere scomodo, controverso e indigesto al falso clima buonista che predomina in Germania era terreno di ricerca per Ulfkotte. Che si è tirato addosso l’odio incondizionato di moltissimi tra i suoi ex colleghi e del sistema mediatico tedesco. L’account Facebook di Ulfkotte è stato bloccato nel 2016 e la semplice pubblicità dei suoi libri è stata sistematicamente rifiutata o rimossa tra mille proteste del cosiddetto popolo della rete o degli indignati di turno.

Molti nemici molto onore, si potrebbe dire, ma i continui attacchi ad personam subiti da Ulfkotte e dalla casa editrice Kopp presso la quale pubblicava non devono aver giovato alla sua salute già minata dalla malaria e dal gas nervino respirato quando era corrispondente dallo scenario di guerra tra Iran e Irak negli anni ’80. A soli 56 anni si è spenta una delle poche voci libere della Germania contemporanea. Non vedrà la luce il libro, al quale stava lavorando, sulle molteplici illegalità commesse dal regime della Merkel che Ulfkotte amava chiamare la Führer.

La reazione di alcuni giornalisti tedeschi alla morte di un professionista che si è sempre battuto per la libertà di pensiero e di espressione e contro lo strapotere dello Stato nella vita degli individui è stata a dir poco sconcertante. Hatice Ince, una collaboratrice del magazine online di Spiegel, Bento, annunciava in un post, poi cancellato, che avrebbe brindato con un bicchierino di grappa alla bella notizia. Pochi lo sanno e pochi lo dicono – tra questi Gerhard Wisnewski in un bel video dedicato alla morte di Ulfkotte[7] – ma in Germania vige oggi una sorta di fascismo di sinistra con tanto di ostracismo dei libri e delle opinioni che vanno contro la vulgata ufficiale. Lo stesso Ulfkotte, Hoppe, Rindermann, Sarrazin, Pirinçci e altri ne sono buoni testimoni. In Germania non esiste più la libertà di parola. Chiunque metta in dubbio le verità ufficiali sullo stato sociale, sull’accoglienza ai migranti, sulla paranoica ricerca della correttezza gender, è bollato come fascista, come nostalgico delle camicie brune, con la conseguente impossibilità di una pubblica discussione. Intanto il paese va in rovina.

La memoria inevitabilmente torna agli anni trenta quando, con analogo entusiasmo, erano i nazisti a bruciare prima i libri e infine le persone come nel celebre monito di Heinrich Heinenella tragedia Almansor[8] dalla quale è tratto il titolo. Anche in Germania, però, sotto la cenere cova un senso di profonda insofferenza nei confronti dell’establishment, non diverso da quello che ha portato alla vittoria la Brexit, Trump o il no al referendum costituzionale italiano. L’arroganza dello Stato profondo, come Doug Casey ha felicemente battezzato l’unione tra politica, grandi aziende e media di comunicazione[9], è tuttavia tale da far temere uno scontro frontale, anche violento, tra sfruttatori e sfruttati, uno scontro dal quale Ulfkotte aveva messo in guardia in uno dei suoi ultimi lavori[10].

NOTE

[1] Jonas Schneider (editore), Marcel Garbe, Der Misteriöse Tod von Udo Ulfkotte (2017); https://it.sputniknews.com/punti_di_vista/201701163935593-udo-ulfkotte-morto-rivelato-giornalisti-comprati-cia/http://www.liberoquotidiano.it/news/sfoglio/12279665/udo-ulfkotte-muore-giornalista-contro-angela-merkel.html

[2]http://helenastales.weebly.com/blogue/hero-journalist-who-exposed-cia-infiltration-and-manipulation-of-media-found-dead

 

[3]Ulfkotte, Gekaufte Journalisten: Wie Politiker, Geheimdienste und Hochfinanz Deutschlands Massenmedien lenken, Kopp 2016.

[4]Ulfkotte, Der Krieg in unseren Städten: Wie radikale Islamisten Deutschland unterwandern, Eichborn 2003.

[5]https://www.youtube.com/watch?v=L5ceLM-rm5M

[6]http://www.spiegel.de/panorama/verdacht-auf-geheimnisverrat-razzia-beim-terrorexperten-ulfkotte-a-293459.html

[7]https://www.youtube.com/watch?v=3sXqSlGt4es

[8]Heinrich Heine, Almansor, 1823.

[9]http://www.internationalman.com/articles/the-deep-state

[10]Ulfkotte, Vorsicht Bürgerkrieg: Was lange gärt, wird endlich Wut, Kopp 2016; v. ancheCodevilla, The Ruling Class, 2010.

 

 

di Alessandro Fusillo

Fonte: miglioverde.eu

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