Questa è una notizia che la stampa ufficiale italiana non ha dato, eppure è vera oltreché essere molto importante. Il generale Soleimani era in missione ufficiale e si era recato a Baghdad con un aereo di linea per condurre trattative finalizzate a diminuire la tensione tra l’Iran e l’Arabia Saudita.
Le trattative erano state sollecitate dal Presidente Trump, che aveva anche ringraziato il primo ministro irakeno poco prima dell’attacco. Quindi, non si tratta soltanto di un atto di terrorismo internazionale, ma di una vera e propria imboscata come quelle che un tempo si facevano nel Far West.
Ma non dimentichiamo mai che gli americani sono il braccio operativo di un’entità ben più pericolosa.
A seguire la notizia, tratta dall’Indipendent.
Il primo ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi ha rivelato, durante il suo intervento al Parlamento di Baghdad, che avrebbe dovuto incontrare il generale iraniano Qassem Soleimani per discutere delle azioni da intraprendere per alleggerire lo scontro tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita – il punto cruciale di così tanti conflitti in Medio Oriente e oltre.
Adil Abdul-Mahdi è stato chiaro:
“Dovevo incontrarlo la mattina del giorno in cui fu ucciso, venne a consegnare un messaggio dall’Iran in risposta al messaggio che noi avevamo consegnato all’Iran da parte dei sauditi”.
Il primo ministro ha anche rivelato che Donald Trump lo aveva chiamato per chiedergli di mediare a seguito dell’attacco all’ambasciata americana a Baghdad. Secondo i funzionari iracheni sono stati presi contatti con funzionari di Teheran a seguito dei quali l’assedio dell’ambasciata fu revocato e il presidente degli Stati Uniti ringraziò personalmente Abdul-Mahdi per il suo aiuto.
Non c’era nulla che potesse far pensare agli iracheni che recarsi a Baghdad non fosse sicuro per Soleimani – al contrario. Ciò suggerisce che Trump ha contribuito ad attirare il comandante iraniano in un posto dove poteva essere ucciso.
È anche possibile che il presidente non fosse a conoscenza del ruolo cruciale di Soleimani nel tentativo di riavvicinamento con i sauditi. O che lo sapesse ma non gliene importasse.
Si potrebbe anche dire che non è nell’interesse del presidente americano, il cui primo viaggio ufficiale dopo essere entrato in carica è stato un viaggio di vendita di armi in Arabia Saudita, far scoppiare la pace tra gli iraniani e il regno. Ma sarebbe un pensiero troppo cinico.
Abdul-Mahdi ha parlato della sua delusione per il fatto che mentre Trump stava esprimendo la sua gratitudine per la mediazione, stava anche pianificando contemporaneamente un attacco a Soleimani.
Quell’attacco è avvenuto non molto tempo dopo la telefonata del presidente.
di Kim Sengupta
Tratto da: https://www.independent.co.uk
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