Nel 2012 il governo Netanyahu ha approvato la legge anti-infiltrazione, la quale prevede che i richiedenti asilo arrivati illegalmente in Israele vengano imprigionati per tre mesi in carcere per poi essere deportati in un campo di concentramento situato nel deserto del Negev, dove rimangono da un minimo di dodici a un massimo di venti mesi. Si tratta di migranti che provengono dal Darfur, zona di guerra, e che per la maggior parte hanno diritto all’asilo per motivi umanitari.
E il diritto internazionale? Ma quale diritto… noi non siamo tenuti a rispettarlo
Questa legge è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Internazionale di Giustizia ed è stata modificata e rivista più volte dal governo israeliano, ma non nella sostanza. Ed ancora adesso i richiedenti asilo vengono incarcerati senza possibilità di scampo per poi essere deportati nel campo di Holot.
Africani schiavi e richiedenti asilo nei campi di concentramento
In Israele, i migranti non hanno alcun diritto, nemmeno quello all’assistenza sanitaria. Sono tollerati finché fanno lavori in nero, sottopagati e senza alcun diritto. Non appena fanno richiesta d’asilo, vengono imprigionati e ammassati nel deserto. Le loro richieste non vengono mai accolte. Possono marcire nei campi di concentramento. Naturalmente, le aree sensibili, quelle da cui potrebbero arrivare i migranti, sono debitamente presidiate e difese. Gli israeliani hanno filo spinato in abbondanza. E si vede… non si fanno mancare nulla quando si tratta di combattere l’immigrazione clandestina.
Una politica senza scrupoli
La politica di Israele è molto semplice. Tollerare gli africani quando lavorano in nero, imprigionarli se chiedono asilo, non accordare mai lo status di rifugiato, espellere i lavoratori in nero quando non fanno più comodo al sistema. Molto funzionale. I migranti vengono trasformati da un problema umanitario in una preziosa risorsa per l’economia locale, quasi a costo zero.
Le scuse per giustificare questo comportamento disumano sono semplici e lineari: “Tra i rifugiati ci potrebbero essere dei terroristi e quindi la prudenza è d’obbligo”.
E dove vanno i migranti che non trovano asilo in Israele?
Dulcis in fundo. Il governo israeliano offre 3.500 dollari ai richiedenti asilo, a patto che se ne vadano con biglietto di sola andata per il proprio paese d’origine o per qualsiasi altro paese africano. Il governo non può deportarli, sarebbe contrario alle convenzioni internazionali, quindi si sbarazza di loro in un altro modo. Anche questo è molto semplice e lineare. Di accoglienza non se ne parla nemmeno.
E dove vanno i migranti rifiutati dagli israeliani o costretti alla fuga? In Italia naturalmente. Ce li ritroviamo tutti qui, raccolti davanti alle coste libiche dalle organizzazioni umanitarie finanziate proprio da uno di loro: tale George Soros. Che non siano d’accordo?
Ma gli israeliani sono favorevoli all’immigrazione selvaggia…
E’ una cosa molto strana. Tutti i grandi teorici dell’accoglienza e della grande sostituzione etnica dei popoli europei, quelli che la finanziano, quelli che la giustificano, quelli che la pubblicizzano nei giornali e nei telegiornali come una cosa giusta, sono israeliani, o meglio israelo-ungheresi, israelo-francesi, israelo-italiani, israelo-statunitensi, e così via. Fanno dell’immigrazione selvaggia il loro cavallo di battaglia. Ma nessuno di loro chiede alla madrepatria Israele di unirsi a noi in questa grande battaglia umanitaria. Davvero strano.
E già. Forse ci sono altre motivazioni, ben diverse da quelle umanitarie.
di Elena Dorian
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