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Jonathan Pollard: “Siamo ebrei e avremo sempre una doppia lealtà”. Elena Dorian

Jonathan Pollard (Jonathan Polanski) è un cittadino americano, nato in Texas da genitori americani di origine ebraica, noto per aver trasmesso a Israele documenti segreti della U.S. Navy, dove lavorava come analista, tra giugno 1984 e novembre 1985.

Venne processato per spionaggio e condannato all’ergastolo, liberato nel 2015 con divieto di lasciare gli Stati Uniti per cinque anni.

Alla fine delle restrizioni, nel dicembre 2020 si trasferì in Israele, dove venne ricevuto nell’aeroporto Ben Gurion da Netanyahu in persona, con tutti gli onori del caso.

Jonathan Pollard ora è un uomo libero, ha la cittadinanza israeliana e vive in Israele dove è considerato un eroe. Ha reso un buon servizio alla sua vera patria, tradendo il paese in cui era nato e in cui viveva da sempre. E tutto ciò nonostante suo padre avesse militato nella U.S. Army, combattendo con onore durante la seconda guerra mondiale.

Ecco alcune recenti dichiarazioni di Jonathan Pollard, rilasciate durante un’intervista al giornale Israel Hayom.

“La mia lealtà è verso il popolo ebraico e verso lo Stato Ebraico”.
“Il nocciolo della questione della doppia lealtà è questo: «Mi dispiace, siamo ebrei e se siamo ebrei, avremo sempre una doppia lealtà»”.

Alla domanda se consiglierebbe ad un giovane ebreo di lavorare per il Mossad, Pollard risponde:

“Gli direi che non fare nulla è inaccettabile. Fare l’aliyah (tornare in Israele) non è accettabile. Devi decidere se il tuo interesse per Israele e la tua lealtà verso Israele e verso i tuoi fratelli ebrei, sono più importanti della tua stessa vita.”
“Gli direi che devi guardarti ogni mattina allo specchio e convivere con te stesso. Se non fai niente, giri le spalle, o semplicemente fai l’aliyah e vai avanti con la tua vita, non sarai migliore di quegli ebrei che prima e dopo la distruzione del Tempio dicevano: “Non è mia responsabilità”.

Eroe o traditore?

In Israele Jonathan Pollard è considerato un eroe per avere fatto la spia, tradendo la fiducia del paese in cui viveva. Negli Stati Uniti è considerato un traditore, avendo trasmesso documenti segreti ad un paese straniero.

Ma nella visione della vita di Jonathan Pollard il senso di fratellanza verso gli altri ebrei e la lealtà verso Israele sono due colonne portanti.

La sua unica e vera nazione è la nazione ebraica.

Quindi, non si sente affatto un traditore, anzi, si sente un eroe. Per Jonathan Pollard quel che conta è non tradire né Israele né i fratelli ebrei. Ed è logico che sia così, basta leggere il Talmud e le sacre scritture ebraiche per capire che questa è l’unica forma di lealtà contemplata dalla religione ebraica.

“Succhierai il sangue delle nazioni”, sembra un messaggio molto chiaro.

Nella definizione di antisemitismo, emanata dall’IHRA, voluta dalla comunità ebraica internazionale e approvata dal Governo Italiano a gennaio 2020, dopo una enorme pressione mediatica, al punto 6 c’è scritto che è considerato un comportamento antisemita:

“Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele o a presunte priorità degli ebrei nel mondo che agli interessi della loro nazione.”

Forse quelli dell’IHRA hanno le idee confuse o non hanno mai letto i libri sacri della loro religione, in primis il Talmud, e nemmeno ascoltato le parole di un Rabbino. Forse non sanno esattamente cosa significhi per molti ebrei il termine “nazione” e a quale nazione venga associato questo termine.

Fatto sta che chi prova a dire che il Mossad utilizza agenti e informatori ebrei dispersi in tutto il mondo rischia l’accusa di antisemitismo. Chi invece incita tutti gli ebrei, indistintamente, a tradire la “loro nazione”, o meglio, la “nazione in cui vivono da millenni”, e a collaborare col Mossad, diventa un eroe nazionale ed un esempio da seguire.

Che mondo strano.

 

di Elena Dorian

Fonte: www.altreinfo.org

 

Riferimenti:

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