L’errore di fondo è pensare che i documenti e le etichette abbiano portato al nuovo linguaggio e dunque ai nuovi valori. Il percorso è esattamente inverso: la negazione dei valori assoluti ha portato al trionfo del relativismo e quindi all’utilizzo di un linguaggio artefatto, fondato sulle emozioni e sulle percezioni soggettive, completamente slegato dalla realtà – direi di forma chiaramente psicotica.
Una volta aperte le porte ad espressioni d’uso quali “due padri”, “due madri”, identità sessuale “fluida”, “bambini transgender”, et similia, il percorso è già tracciato: la biologia (oggettiva) diventa opinione (soggettiva) e l’opinione (distorta) verità indiscutibile.
Eppure basta chiedersi: se il dato biologico non vale, e vale solo la percezione soggettiva, perché non posso avere dei documenti dove c’è scritto che sono settantenne anche se ho trent’anni? – con tutto quello che ne consegue, ovviamente…
E d’altra parte: se in un corpo maschile perfettamente sano c’è una mente che si percepisce femmina (o viceversa) – con quale logica si pretende di “curare un corpo sano” (a suon di ormoni, interventi e quant’altro), e non invece quella mente che è incapace di riconoscersi – unitariamente – per quello che è?
di Alessandro Benigni
Fonte: https://ontologismi.wordpress.com
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