Si sta vendendo “paura” per legittimare una guerra che sarebbe totale.
Lo si sta facendo mostrando, per creare empatia, immagini riguardanti i bambini. I media e gli spin doctor sanno che strumentalizzare l’infanzia serve per indignare l’opinione pubblica e creare un contatto, turbare la sensibilità e convincere lo spettatore della veridicità di ciò che si vuole mostrare (anche qualora ciò sia falso).
Ciò avviene soprattutto con la propaganda tesa a legittimare un intervento bellico. Lo spiego ampiamente in Fake news, documentando innumerevoli casi di pseudo-eventi o di bufale create e diffuse ad arte per diffondere un’immagine distorta del “regime” di Damasco. Riporto alcuni esempi per chiarire come anche notizie inventate o bufale sapientemente architettate vengano spesso diffuse come reali e diventino persino virali:
- Nel dicembre 2016 a Port Said in Egitto la polizia ferma un gruppo di cinque film maker che sta effettuando delle riprese con una bambina con un abitino sporco di sangue (in realtà è vernice rossa). Il regista spiegherà in commissariato l’intenzione di realizzare e distribuire un falso filmato sulla crisi umanitaria di Aleppo in modo da mostrare la mondo i crimini di Assad.
- Poche settimane dopo, mentre l’esercito siriano festeggia la liberazione di Aleppo, gli oppositori del regime siriano diffondono con un tweet l’immagine di una bambina che corre tra i cadaveri: si tratta di una ripresa tratta dal videoclip della cantante della cantante libanese Hiba Tawaji. La sequenza diventa però virale venendo spacciata come “reale”.
- Due anni prima, nel novembre 2014, una troupe norvegese aveva deciso di realizzare un cortometraggio intitolato «“Eroico ragazzo siriano salva la sorella da una sparatoria”». Prima di ammettere che il film era un falso girato a Malta con attori professionisti e fondi inspiegabilmente pubblici, gli autori avevano incassato più di 5 milioni di visualizzazioni e scatenato l’indignazione di pubblico ed esperti per l’“uso di cecchini contro i bambini piccoli” da parte dell’esercito siriano».
- A tutto questo si aggiunge un’altra, incredibile, storia: la presunta morte nel 2011 del cantante siriano Ibrahim Qashoush “sgozzato e buttato nel fiume” dal regime di Assad. La sua canzone “Yalla Erhal Ya Bashar”, era diventata l’inno della “rivoluzione”. Il giornalista James Harkin in un articolo pubblicato su GQ ha dimostrato che la storia era una bufala e quell’artista – il cui nome reale è Abdul Rahman Farhood – è vivo e vegeto.
Nel 1938 in Omaggio alla Catalogna, George Orwell scriveva nel suo resoconto personale durante la guerra civile spagnola, una delle considerazioni più vere e feroci sulla guerra:
«Una delle più orribili caratteristiche della guerra è che la propaganda bellica, tutte le vociferazioni, le menzogne, l’odio provengono inevitabilmente da coloro che non combattono».
Vera perché racchiude in poche righe l’assurdità della guerra che accompagna inesorabilmente la storia dell’uomo. Feroce perché svela come soldati e civili siano semplicemente carne da macello indirizzati da politici e lobbisti senza scrupoli verso il sacrificio per potersi garantire maggiori profitti, soldi, gas e petrolio, concessioni edilizie, controllo del mercato della droga, potere. Dovremmo imparare dal passato per immunizzarci dalle balle del sistema.
di Enrica Perucchietti
Fonte: https://revoluzione.unoeditori.com
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