Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, siccome sui Navigli c’era troppa gente, e questo sulla base di una foto molto particolare, pubblicata da Repubblica, ha dichiarato quanto segue:
“Quando c’è da ringraziare i milanesi per il loro comportamento virtuoso io sono sempre il primo a farlo e mi piace anche. Però ci sono dei momenti in cui c’è da incazzarsi e questo è uno di quelli: le immagini di ieri lungo i Navigli sono vergognose”.
“È anche un po’ deprimente per me dovere rispiegare qual è la situazione, ma nel mio lavoro ci sono tante cose che si debbono fare. Quindi ve lo ridico: noi siamo non solo in crisi dal punto di vista sanitario, e l’abbiamo visto quanto ha toccato questa città la pandemia, ma siamo in una profondissima crisi socio economica”, ha aggiunto il sindaco. “Milano ha bisogno di tornare a lavorare, a lavorare! Questo è il punto, non è un vezzo, non è una voglia riaprire, è una necessità”.
“Io non sono un politico da metafore, sono un politico da atti. O le cose cambiano oggi, non domani, è un ultimatum, o io domani come al solito sarò qui a Palazzo Marino e prenderò provvedimenti, chiudo i Navigli e chiudo l’asporto“.
Bene, il sindaco di Milano chiude i Navigli e l’asporto se i milanesi si comportano male. La città è sua. La foto di Repubblica è convincente, ma in realtà si tratta di un tarocco. Ce lo spiega bene Michele Lavazza, che evidentemente ha dimestichezza sul come far apparire una cosa per un’altra utilizzando il teleobiettivo e il gioco delle prospettive.
Comunque sia chiaro, se chiudono tutto, la colpa è nostra.
Le foto della folla sui Navigli sono propaganda
Ancora una volta, la folla è creata dal teleobiettivo. A chi giova? A quella politica che vuole dare la colpa ai cittadini.
Oggi venerdì 8 maggio 2020 uno dei titoli più grossi su Repubblica.it riguarda la folla che a Milano ingombra i Navigli, apparentemente indifferente al divieto di assembramento. Correda l’articolo un video, da cui Repubblica estrapola questa foto. Il sindaco Sala, «mai così furioso» in due mesi di emergenza, si dice «incazzato».
Io leggo l’articolo e mi incazzo anch’io.
La foto ritrae l’Alzaia Naviglio Grande. La camera punta a sud, è il lato di via Corsico. Il gelsomino è all’altezza del civico 10. Poco più vicino a noi sono i quattro archi, con piedritti in pietra a vista, del costoso hotel Borella.
Il ponte ad arco è appunto quello di via Corsico. Fa bella mostra di sé al secondo 55 del video, ma nella foto si vede appena, vicino al bordo superiore.
Si distingue bene invece, sempre in alto, vicino al bordo della foto, ma visibile per intero, l’insegna ocra del benemerito carretto del birrificio PicoBrew. Si trova all’angolo più occidentale dei due che l’Alzaia forma con il vicolo Lavandai.
Google Maps ci permette di misurare con esattezza la distanza tra Borella e PicoBrew: 115 metri. Cliccando questo link, potete verificare voi stessi, e usare StreetView per fare una passeggiata, percorrendo gli stessi 115 metri.
Quante persone ci sono in quei 115 metri? La qualità della foto e del video è scarsa (del resto, l’intento è impressionista!) ma a contare, appunto solo fino a PicoBrew, più o meno si riesce: io trovo 38 teste.
Usando la foto senza le annotazioni, potete provare a fare di meglio.
38 persone in 115 metri rispettano la distanza di sicurezza?
L’apparente densità della folla nella foto è colpa del teleobiettivo: il video è stato girato con un cannone da, non so, 200 millimetri?
Il teleobiettivo seleziona un angolo visuale minimo, dunque “schiaccia” la prospettiva, comprimendo all’interno della foto distanze che dal vivo, o con un obiettivo meno estremo, vedremmo per quello che sono: distanze molto lunghe.
È una questione politica?
Certo, perché rappresentare i cittadini come irresponsabili fa il gioco della classe politica quando questa vuole rifiutare le proprie, di responsabilità.
Se di qui a qualche settimana – come purtroppo non è improbabile – ci ritroveremo di fronte a una seconda ondata di contagi, Regione Lombardia (per dirne una) vi mostrerà queste foto e vi dirà che è colpa vostra. Saprete che non è vero, perché sull’Alzaia Naviglio Grande ieri la gente le distanze le rispettava.
E saprete anche che, nei luoghi di lavoro, di fotografi con il teleobiettivo non ce ne sono.
di Michele Lavazza
Fonte: https://www.nuova-direzione.it
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