Negli Stati Uniti, ed anche in molte altre parti del mondo, è in corso una caccia ai bianchi, accusati di godere di grandi privilegi rispetto alle altre etnie e di sottomettere i neri, impedendo loro di coprire cariche importanti nella società.
La copertura mediatica dei crimini commessi dai bianchi contro i neri è di gran lunga più ampia rispetto a quella riservata ai crimini commessi dai neri contro i bianchi.
Anzi, i crimini dei neri godono addirittura di una specie di immunità mediatica.
Eppure, statistiche alla mano, i crimini commessi dai neri contro i bianchi sono molto più numerosi e cruenti, in tutte le città americane, rispetto a quelli commessi dai bianchi contro i neri.
Dovremmo chiederci il perché questo atteggiamento di ostilità verso i bianchi sia così diffuso in tutti i media del mondo, come se ci fosse una regia occulta che detta la linea.
Sappiamo già che se un giornalista non si adegua alle narrazioni che impongono i suoi padroni gli viene preclusa ogni strada nella professione, fino a costringerlo a cambiare mestiere.
E uno che sa soltanto scrivere cos’altro potrà fare nella vita se non scrivere?
Quindi non possiamo dare la colpa ai giornalisti. E’ una categoria troppo fragile per non essere al servizio dei padroni. Le domande giuste da porsi per individuare chi tira i fili della narrazione sono le seguenti:
Chi controlla i media?
Chi decide le azioni da intraprendere?
Chi coordina questa imponente manovra mediatica di criminalizzazione dei bianchi?
Sono le stesse domande che dovremmo porci davanti ad ogni grande evento mediatico, appunto per capire i retroscena, qual è il gruppo di potere coinvolto, quali sono gli interessi che sta portando avanti.
Le risposte potrebbero spiegarci molte cose, tra cui il perché i bianchi (cristiani?) vengono tartassati ogni giorno da tutti i media del mondo e sbattuti in prima pagina come fossero dei mostri. Mentre altri, chissà perché, sempre in prima pagina, vengono presentati come gli agnelli sacrificali.
Chi sta facendo questo, non lo sta facendo per aiutare i neri ad ottenere più equità sociale o per migliorare il loro status. Lo fa soltanto per generare un distruttivo clima divisivo e di odio, che delinea scenari molto pericolosi per il futuro di tutti quei paesi, tra cui l’Italia, che stanno accogliendo centinaia di migliaia di neri africani, sempre più risentiti, sempre più convinti che i bianchi siano la causa delle loro disgrazie.
Ricordiamo una frase che, durante gli anni trenta, compariva sempre nella prima pagina della rivista Der Stürmer:
Die Juden sind unser Unglück!
Gli ebrei sono la nostra disgrazia!
L’autore di questa frase, Julius Streicher, venne impiccato alla fine del processo di Norimberga per istigazione all’odio razziale verso gli ebrei. Non aveva commesso altri crimini.
A parole la stampa chiede integrazione, nei fatti spinge alla disintegrazione sociale e all’odio razziale. Speriamo che anche per loro, o prima o poi, si aprano le porte di una nuova Norimberga.
A seguire un articolo di Paul Craig Roberts, tradotto e pubblicato da comedonchisciotte.org.
Paul Craig Roberts: una Kristallnacht per i Bianchi americani?
Tutti quelli che stanno facendo gli straordinari per delegittimare i Bianchi americani hanno coniato un termine che usano come arma: “privilegio bianco.” Ciò che propagandano è che essere Bianchi è un privilegio razziale, che pone gli Americani bianchi al di sopra degli altri Americani e consente ai Bianchi di opprimere i Neri. Coloro che usano questo termine come arma non si rendono conto del fatto che erano stati proprio gli stessi “Bianchi razzisti” ad eleggere Obama presidente e a far entrare Kamala Harris al Senato.
Il concetto di “privilegio bianco” trasmette l’idea che i Bianchi abbiano l’impunità. Che possano abusare, persino uccidere, persone di colore senza subire conseguenze. Eppure, è il poliziotto bianco Chauvin ad essere in carcere, accusato dell’omicidio del nero George Floyd, mentre i due adolescenti neri del Maryland che avevano ucciso il 59enne bianco John Weed alla fiera della contea, solo perché si era rifiutato di dar loro un dollaro, sono stati condannati da una donna bianca, il giudice Julie Stevenson Solt, ad alcune sedute di “addestramento alla gestione della rabbia” e “modifica del comportamento,” ma, per il resto, sono rimasti impuniti. Ecco l’articolo.
La storia è stata riportata dai media locali ma non è apparsa sui notiziari nazionali, mentre gli Americani bianchi venivano tempestati di accuse per il loro “razzismo.”
La storia è più che una mancanza di giustizia per John Weed e la sua famiglia. A differenza dei familiari di George Floyd, che hanno beneficiato di milioni di dollari in donazioni da parte dei Bianchi, soldi non ne sono arrivati nei portafogli dei familiari di John Weed. A differenza della morte di George Floyd, quella di John Weed non è diventata un caso nazionale. I suprematisti bianchi non si sono ribellati, non hanno saccheggiato e dato alle fiamme i quartieri dei Neri. Non vi era neanche stato detto del brutale omicidio di John Weed e del benestare accordato dalla giustizia bianca ai due teppisti neri che lo avevano ucciso e che avevano sputato sul suo corpo, per poi ballargli intorno in allegria. Questo per quanto riguarda il “privilegio bianco.”
Ma il giudice Julie Solt ha fatto molto di più che negare giustizia a John Weed e alla sua famiglia. Ha negato il concetto stesso di giustizia. Condannare degli assassini a sedute per il controllo della rabbia trasmette il messaggio che i Neri godono dell’impunità per le conseguenze dannose delle loro azioni.
Ovviamente, il privilegio è tutto dei Neri americani. Beneficiano di quote razziali nell’occupazione, nella promozione e nell’ammissione all’università. Ci sono crimini che solo i Bianchi possono commettere e che solo i Neri possono subire. Il fatto che alcuni adolescenti neri non abbiano avuto scrupoli ad aggredire e a picchiare a morte un uomo bianco in pubblico, in una fiera della contea, è la prova che i Neri sono consapevoli della loro impunità.
La risposta alle rivolte e ai saccheggi da parte dei sindaci di Portland, Seattle, Minneapolis, New York, Chicago ed altre città ha rafforzato la convinzione dei Neri che il razzismo dei Bianchi dia loro l’impunità per gli atti che compiono contro la legge.
L’inginocchiarsi di funzionari pubblici eletti davanti ad Antifa e Black Lives Matter, l’ingiunzione alla polizia di non intervenire, la mancata protezione delle proprietà dai saccheggi e dalle distruzioni, il rilascio senza accuse dei saccheggiatori, le pubbliche scuse rivolte ai criminali dai funzionari pubblici, tutto questo, chiaramente, dà l’impressione ai Neri di godere dell’impunità.
Il senso di impunità che i Bianchi liberali hanno dato ai Neri ha ovvie implicazioni per la sicurezza e l’ordine pubblico. Questo è ciò che si ottiene.
La feroce propaganda negli Stati Uniti contro i Bianchi è altrettanto malvagia, se non peggiore, della propaganda nazista contro gli Ebrei, e avrà lo stesso risultato. In effetti, lo ha già raggiunto. Qual è la differenza tra la Kristallnacht e i saccheggi e gli incendi delle attività commerciali dei Bianchi?
I teatri, le sale da concerto e i musei nelle aree centrali delle città americane razzialmente diverse hanno un futuro incerto. Le persone che vivono e lavorano nelle zone del centro e utilizzano i mezzi pubblici troveranno la vita sempre più rischiosa. In effetti, le città potrebbero collassare, come pare stia succedendo a New York.
La propaganda contro i Bianchi americani non si ferma mai. Abbiamo il film propagandistico anti-bianco, “The Long Shadow,” che definisce “giustizia sociale” il prevalere sui Bianchi. Quest’estate, la PBS ha trasmesso questo film di indottrinamento in 50 città, e una seconda ondata è in arrivo. È il tipo di film che ammorbidisce i Bianchi e li induce ad accettare il diffondersi dei saccheggi e degli incendi dolosi come giustificate “proteste pacifiche” per la morte di George Floyd, una morte che, e questo non è mai stato detto loro, era avvenuta a causa di un’overdose di fentanil, un pericoloso oppioide.
Negli Stati Uniti la demonizzazione dei Bianchi è arrivata al punto che i media, le università e il Partito Democratico sono anti-Bianchi. I Democratici hanno scelto una “donna di colore” anti-Bianca, Kamala Harris, come loro candidata alla vicepresidenza. La Harris ha persino definito razzista il suo co-candidato, Joe Biden, anche se ora sta facendo marcia indietro, accusandolo solo di essere amico dei razzisti al Congresso.
Se i Democratici dovessero vincere, la probabilità che il deteriorato Joe Biden possa rimanere in carica quattro anni è molto bassa. Gli succederebbe la Harris, e molti sospettano che questo sia il piano. L’unica funzione di Biden sarebbe quella di servire come mezzo per portare alla presidenza una donna di colore anti-Bianca. Che cosa succederà dopo? Confisca di armi e taglio di fondi alla polizia? Caccia libera agli Americani bianchi? Ridete pure, ma questo succede già nei quartieri di alcune città.
Kamala Harris è nata negli Stati Uniti, ma non da genitori cittadini americani o residenti permanenti. John Eastman, uno studioso di diritto, sta cercando di capire se, secondo la Costituzione, è qualificata per ricoprire la carica di vicepresidente o addirittura di senatrice degli Stati Uniti. Non aspettatevi che il problema venga preso in seria considerazione o che la Corte Suprema degli Stati Uniti si pronunci sulla questione. Sarebbe razzismo, privilegio bianco, oppressione, supremazia bianca, crimine d’odio.
L’incapacità persino di considerare il problema è indicativa della reticenza dei Bianchi ad affrontare questioni considerate sensibili per i Neri. Una conseguenza di questa reticenza è che i Bianchi vengono gradualmente messi in posizione subordinata, in cui l’autodifesa è una prova di razzismo e l’aspettarsi la protezione della polizia è un privilegio dei Bianchi.
Un’entità politica razzialmente diversa non può coesistere in pace con gli stessi diritti e uguale protezione da parte della legge se ad una razza viene insegnato ad odiare l’altra o se alle razze viene insegnato ad odiarsi a vicenda. Negli Stati Uniti, per molti anni, ai Neri è stato insegnato ad odiare i Bianchi. Ai Neri e ai Bianchi viene insegnato che essere Bianchi è un privilegio che impedisce la giustizia sociale. Questo privilegio deriva presumibilmente dal fatto che i Bianchi, discendendo da proprietari di schiavi, hanno continuato a dominare sui Neri. Nella coscienza che è stata creata per i Neri, i Bianchi erano i soli proprietari di schiavi e i Neri gli unici schiavi. Come dice il sillogismo, la schiavitù è razzismo.
Pertanto, gli Americani bianchi sono razzisti. Questa è la lezione che viene impartita nelle aule scolastiche ed universitarie ed è il messaggio del Progetto 1619 del New York Times.
Questa non è una formula per il successo della nostra società razzialmente diversificata. Eppure è quella che i liberali bianchi, i progressisti bianchi e la sinistra bianca hanno creato e istituzionalizzato.
Donald Trump è particolarmente odiato, perché è stato eletto dalla “classe operaia bianca razzista,” i “Deplorabili di Trump.” Tutti gli organi di propaganda sono alleati contro Trump. Se gli Americani bianchi non riusciranno a vedere attraverso la propaganda e a mettere i Democratici sotto controllo, si saranno tagliati la gola da soli. Il risultato delle elezioni di novembre ci dirà se gli Americani sono irrimediabilmente stupidi.
Paul Craig Roberts
Fonte: https://www.paulcraigroberts.org
Fonte della traduzione: https://comedonchisciotte.org
Traduzione: Markus
Premessa: Elena Dorian
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