Dal primo semestre del 2012, tra le province di Ferrara e Rovigo, principalmente nel territorio Polesano, si è insediata con intensità sempre maggiore, una popolazione proveniente dalla Romania, e in particolare dalla zona del Delta del Danubio: sono i lipoveni. Si tratta di un popolo slavo che basa la sua cultura e il suo sostentamento, soprattutto sulla pesca con le reti ed altri sistemi molto invasivi, senza minimamente preoccuparsi dell’impatto ambientale che ne deriva, al punto di avere distrutto la fauna ittica dell’intero bacino del Delta del Danubio, creando un enorme problema in una zona che rappresenta un’importante meta turistica e un’incredibile riserva naturale da preservare.

Il Delta del Danubio, patria dei lipoveni
Per ovviare a questa minaccia e preservare la biodiversità del Delta del Danubio l’Istituto Nazionale per la Ricerca e lo Sviluppo del delta del Danubio, ha dovuto adottare seri provvedimenti al fine di limitare l’attività di pesca a determinati periodi dell’anno e istituire severe azioni di controllo. Questi provvedimenti, sono stati interpretati dagli stessi lipoveni, come limiti insormontabili e vera minaccia per il mantenimento della propria sussistenza e delle proprie tradizioni.

comunità lipovena, Romania
Ecco quindi iniziare un esodo massiccio verso l’Italia di una parte del popolo lipoveno. Le conseguenze sono facili da intuire. La popolazione locale li ha battezzati predoni del Po, pirati dell’Est, barbari. Si tratta di una comunità formata da ben 400 pescatori, una “cupola” del pesce perfettamente organizzata.
Agiscono di notte saccheggiando il fiume con enormi reti, lunghe anche chilometri, e catturando tutto quello che possono: carpe, cefali, breme, pesci siluro. Purtroppo oltre alle dannose reti a strascico, utilizzano anche sostanze chimiche che stanno avvelenando l’habitat del nostro fiume più importante.
“Siamo al limite del disastro ambientale – ha affermato a proposito il Presidente della Provincia di Rovigo – solo a Ferrara, che vanta quattromila chilometri di canali, in un anno è andato perso un terzo del patrimonio ittico”. Il peso medio di un singolo carico di pesce che viene spedito in Romania è di 30 quintali: una razzia che alimenta il mercato nero all’estero. Per i pescatori locali è una vera tragedia: “I predoni ci tolgono la materia prima, e danneggiano l’intero comparto”.
Ma le problematiche legate a questo fenomeno sono tante: scarico abusivo di liquami, violazione delle norme igieniche nello stoccaggio del pescato, avvelenamento delle falde acquifere, danni al paesaggio e alla fauna, evasione fiscale. Un insieme di reati contro i quali lo Stato italiano ancora una volta mostra di avere armi inadeguate. Forestali, finanza, carabinieri e amministrazioni locali fanno infatti quello che possono, con scarse risorse a disposizione.

Pesce sequestrato ai lipoveni. Le multe non servono a niente, lo dice il Comandante della Polizia Provinciale di Ferrara. Cosa bisogna fare allora per risolvere questo problema? Se ne andranno quando avranno depredato tutto, quando non ci sarà più nulla da prendere. Quindi, basta attendere….
“Le sanzioni e le multe non hanno effetti su questa gente – ha affermato in proposito il Comandante Castagnoli – l’unica cosa che li spaventa è il sequestro delle imbarcazioni”. Gli abitanti delle zone interessate collaborano con le forze dell’ordine in tutti i modi: organizzano ronde per l’avvistamento delle imbarcazioni e dei furgoni frigo che si avvicinano alle rive per caricare il pescato da trasferire all’Est, denunciano movimenti sospetti, ma certamente questo non basta.
Le popolazioni locali si sono organizzate per individuare i predatori, tuttora attivi in tutta la zona fluviale e nel Delta del Po. E un altro fenomeno sta prendendo sempre più piede, fanno sapere gli esperti: la cattura di siluri e carpe vivi che vengono trasportati in Ungheria e Romania e rilasciati, dopo ore di viaggio in condizioni pietose, nei laghi artificiali per far divertire i pescatori sportivi autoctoni. Un altro business destinato a crescere.
I bracconieri, prosegue il comandante Castagnoli sono stati cacciati dal Delta del Danubio “dall’esercito con elicotteri e kalashnikov”. Qui, in Italia, nulla del genere. Stanno devastando il Po e il suo ecosistema e a combatterli trovano solo la polizia provinciale, ossia la forza dell’ordine di un ente sull’orlo della scomparsa. Incredibile. Ma cara Ministro Pinotti, dov’è l’esercito italiano? Ah già, è in Afghanistan, a dare una mano agli americani. Forse sarebbero più utili qui, o no?
Chissà se questa è la gente di cui parlava Tito Boeri quando diceva che sarebbero stati gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani. O forse intendeva gli africani delle case occupate di Roma? Mah, bisognerebbe chiederlo a lui, forse più avanti ci darà qualche delucidazione.
di Alba Giusi
Fonti:
- http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2014/02/19/NZ_27_01.html
- http://www.ilpiacenza.it/cronaca/isola-de-pinedo-i-predoni-del-po-a-caccia-di-siluri-e-carpe-nell-oasi-protetta.html
- http://www.milleunadonna.it/green/rubriche/daddario/articoli/15690/disastro-ambientale-nel-po-il-fiume-saccheggiato-da-bande-di-pescatori-dell-est-europa/
- http://www.rovigooggi.it/articolo/2017-01-28/bracconiere-shock-faccio-5mila-euro-li-spendo-qui-sono-una-risorsa/#.WcZ3B8hJaUk
- http://www.ilgiornaledelpo.it/tag/pesca-di-frodo/
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