Sono ebreo, favorevole a Trump e al Trumpismo. Da ebreo mi sono posto questa domanda:
“Qual è il bene per gli ebrei?”
I giovani ebrei di destra non hanno molte figure ebraiche di riferimento. Infatti, la maggior parte degli ebrei è di sinistra. Ma fortunatamente ora c’è Stephen Miller, il trentaduenne consigliere di Trump, incaricato di gestire l’immigrazione, e recentemente accusato dai senatori democratici di aver affossato il disegno di amnistia da loro predisposto per regolarizzare gli immigrati illegali. In modo chiaro e trasparente, i Democratici stanno cercando di rovinare la relazione privilegiata di Miller con Trump, così come hanno già fatto con Bannon, insinuando che Miller sta manovrando Trump.
Miller è una figura di cruciale importanza nell’amministrazione Trump e la sua influenza è, da quello che posso dire, del tutto positiva e nell’interesse dei molti americani di origine europea, preoccupati dall’immigrazione di massa e dalla conseguente minaccia di diventare minoranze nel loro stesso paese.
Spregiudicato, impavido, arguto, sfacciatamente a favore di “America First”, Miller è un potente portavoce delle posizioni nazionaliste economiche, anti-globaliste e favorevoli a preservare la cultura e il popolo degli Stati Uniti, contro il programma democratico per inondarlo di immigrati legali e illegali. Miller è profondamente disprezzato dall’establishment per le sue posizioni. Nancy Pelosi l’ha definito un “suprematista bianco”, mentre altri di sinistra lo hanno paragonato a Joseph Goebbels.
Stephen Miller è l‘unico ebreo che i media mainstream incoraggiano a odiare.
Ma noi ebrei sappiamo che per ogni uomo come Miller, abbiamo tanti altri uomini come Tim Wise, Noel Ignativ, Rob Reiner, Charles Schumer e migliaia di altri ebrei di alto profilo che sembrano odiare o temere i bianchi cristiani americani e cercano di accelerare la loro estinzione come maggioranza etnica di questo paese.
Sì, noi ebrei abbiamo Miller, ma abbiamo anche l’ADL – Anti Defamation Leaghe e lo SPLC – Southern Poverty Law Center, potenti gruppi ben finanziati che conducono la caccia alle streghe contro chiunque osi esprimersi contro il multiculturalismo, i confini aperti, la dottrina globalista o chi osi criticare gli ebrei. L’influenza politica ebraica negli Stati Uniti è ancora molto negativa, nonostante il grande lavoro condotto da alcuni buoni ebrei.
Come americano (primo) ed ebreo (secondo) che sostiene Trump e il Trumpismo, la nuova destra europea e chiunque sia interessato agli impatti a lungo termine dell’immigrazione di massa, vorrei vedere altri ebrei passare dalla mia parte. Ho cercato di capire le mie motivazioni. Perché mi trovo così lontano dagli altri ebrei sulla questione dell’immigrazione e della protezione delle culture e dei popoli europei? Perché spero che altri ebrei mi seguano in questo viaggio ideologico?
Prima di tutto, le mie convinzioni non hanno nulla a che fare con “l’odio verso noi stessi”, un insulto degli ebrei contro gli altri ebrei, quelli che abbandonano la linea. Non odio me stesso o gli ebrei collettivamente. Come molti critici non ebrei degli ebrei, voglio solo che gli ebrei smettano di attaccare gli europei e i loro discendenti propagando ideologie e politiche distruttive.
In secondo luogo, sono d’accordo con la critica principale mossa agli ebrei e agli attivisti ebrei: cercano di fare ciò che pensano sia giusto per gli ebrei, nascondendo il loro etnocentrismo e fingendo che i loro interessi siano universalistici e che loro vogliano rendere il mondo un luogo perfetto.
Sembra chiaro che gli attivisti ebrei del XX secolo avessero una paura conscia o subconscia dei cristiani europei. Quando gli attivisti ebrei hanno spinto la riforma dell’immigrazione negli Stati Uniti, gli effetti sono stati assolutamente dirompenti. Ora, più di 50 anni dopo, alla luce dei risultati, possiamo riesaminare la domanda: tutto questo era davvero un bene per gli ebrei?
Per me la risposta a questa domanda è un sonoro NO.
Osservate soltanto questo elemento: le persone che negli ultimi anni sono arrivate negli Stati Uniti non sono più amichevoli verso gli ebrei di quanto non lo fossero i bianchi americani che costituivano il 90% della popolazione nel 1960. Anzi, sono molto meno amichevoli verso gli ebrei. I messicani non hanno relazioni speciali né con gli ebrei né con Israele. Nemmeno i somali, i siriani, gli afghani. Oggi non esiste alcun vantaggio tangibile per gli ebrei americani di importare un quarto della popolazione messicana, o per gli ebrei francesi di importare un milione di nuovi musulmani. Pensare diversamente è negare la realtà.
Una delle principali motivazioni per l’attivismo ebraico sull’immigrazione era la paura degli ebrei di essere l’unica importante minoranza all’interno della società americana. Forse queste paure sembravano reali alla vigilia della seconda guerra mondiale, o forse anche allora erano deliranti. Ma oggi sembrano assurde. Forse è una cosa generazionale, o forse la mia identità ebraica è troppo debole, o forse è stato il contesto in cui sono cresciuto; ma non riesco proprio a capire il perché gli ebrei americani hanno sentimenti di paura o di ostilità nei confronti dei bianchi cristiani americani in generale. Sono cresciuto insieme ai cristiani bianchi; ho lavorato con loro; sono vissuto tra di loro; e conto molti amici bianchi americani, vicini, colleghi o insegnanti.
La nevrosi ebraica, vale a dire questa paura ebraica generalizzata dei bianchi americani è, a mio parere, folle. Certo, le cose potrebbero cambiare in futuro, se raggiungessimo uno stato così disperato che gli americani bianchi iniziassero a concentrarsi su alcune delle influenze negative che gli ebrei hanno avuto nel cambiare la loro società, e stabilissero collettivamente di fare qualcosa al riguardo.
Ma inondare il paese di immigrati non diminuisce la possibilità che accada. Al contrario, la aumenta.
Detto questo, torniamo alla domanda iniziale: “Cosa è veramente meglio per gli ebrei?” Dal mio punto di vista, la cosa migliore per gli ebrei è rendersi conto che mentre le élite ebraiche stanno portando avanti un programma distruttivo, da 50 anni o più, il resto di noi non ha alcun obbligo di sostenerlo. Essere ebreo non significa che ci debba essere un richiamo di sinistra o multiculturale, o lavorare per privare di diritti la maggioranza bianca nei paesi tradizionalmente bianchi. Stephen Miller ne è la prova.
Guardate lo stato attuale degli ebrei in America. Gli ebrei hanno una quota estremamente sproporzionata di controllo sui media, l’industria dell’intrattenimento, il settore bancario e finanziario, il diritto, la medicina, il mondo accademico e importanti istituzioni politiche. Gli ebrei sono il gruppo etnico più ricco del paese. Non sostengo alcuna cospirazione qui. La tendenza degli ebrei a posizionarsi vicino al potere è ben descritta da Benjamin Ginsberg in The Fatal Embrace, Jews and the State. Gli ebrei hanno un alto quoziente intellettivo e sono eccellenti oratori, e ovviamente esiste anche il nepotismo ebraico. Sarebbe disonesto non ammettere che se oggi c’è un gruppo etnico privilegiato negli Stati Uniti, quel gruppo non è quello dei bianchi, ma quello degli ebrei.
È impossibile guardare oggettivamente la situazione e non accorgersi che le cose stanno andando molto bene per gli ebrei americani e per le élite ebraiche. Non vi è quindi alcun motivo per dedicare tempo ed energie a pensare a ciò che è buono per gli ebrei. Anche se in futuro le cose andranno molto male per gli ebrei della diaspora, abbiamo un approccio etnico che sappiamo ci riporterà dentro il gioco; un lusso che pochi altri popoli possiedono al mondo.
Ci sono comunque molte ragioni per preoccuparsi del benessere degli europei e delle persone di discendenza europea. La crisi migratoria in Europa e la realtà demografica in Africa e in Medio Oriente che potrebbero causare ondate molto più grandi di migranti stanno rapidamente creando un futuro potenziale in cui interi popoli potrebbero diventare minoranze nei loro paesi. Negli Stati Uniti, i cambiamenti demografici dovuti alla migrazione e a tassi di fertilità notevolmente più alti tra gli immigrati modificheranno il paese in modo permanente a meno che non vengano apportate drastiche modifiche alle politiche di immigrazione. Gli ebrei devono concentrarsi sulla necessità morale di proteggere le patrie e le culture etniche in Europa. In Stephen Miller vediamo un ebreo che sembra capire cosa deve essere fatto. Non c’è ragione per cui altri ebrei americani non possano seguire il suo esempio.
Dal mio punto di vista, nel 2018 ciò che è positivo per gli ebrei è smettere di pensare a ciò che è bene per gli ebrei e iniziare a pensare al diritto all’autodeterminazione e alla sopravvivenza per le persone con cui viviamo: le persone che hanno facilitato il più sorprendente successo della storia della nostra comunità nella diaspora fino ad oggi, americani, europei e persone di discendenza europea.
di Marcus Alethia
Traduzione e sintesi: G.L.
Fonte: http://www.unz.com/
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